Capitolo 8

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Mi svegliai indolenzita, avevo dormito per tutta la notte su quel divano, era davvero scomodo. Mi stiracchiai e andai nella mia camera, erano le sette di mattina. Pensai che forse non era il caso di tornare a dormire, così mi cambiai. Indossai un collant nero e una maglia di pizzo sempre nera, accompagnati da un paio di ballerine verdi militare. Andai in bagno e pettinai i miei lunghi capelli lisci e li lasciai sciolti, dopo di che mi diressi in cucina a preparare la colazione. Pancake con i frutti di bosco per il signor Grey, e waffles con panna e fragole per me. Non ero solita preparare queste prelibatezze, ma ogni tanto piace viziarmi anche a me.

Intanto che aspettavo il signor Grey finii di leggere il libro preso in biblioteca così da poterlo riportare.

-Buongiorno. Che leggi? – chiese lui sbadigliando.

-Un libro di Dan Brown, non capiresti.

-Mi reputi così ignorante? So chi è Dan Brown- sbuffò lui.

-Sai chi è, ma non cosa scrive, o cosa prova dietro ogni singola parola che è scritta nei suoi libri, devi saper capire lo scrittore e saper entrare nella sua psiche- dissi infine sospirando.

-A volte sono contento di non leggere, rischiererei di diventare pazzo come te. Dopo chi si occuperebbe di te se io diventassi matto?

-Sicuramente un assistente sociale fino a quando non mi sistemerò- dissi con evidenza.

-Molto probabilmente sì.

Finita la colazione indossai una giacca verde militare e presi il libro.

Quando sistemai il libro nel cassetto sentii qualcuno chiamarmi, qualcuno che conoscevo bene.

-Evan- sorrisi.

-Sapevo di trovarti qui- disse lui col sorriso sulle labbra.

-Certo, sei il mio stalker.

-Quanto sei sciocca, vieni qua- mi prese per un braccio portandomi con il viso di fronte al suo. Premette forte sulle mie labbra, poi aggiunse la lingua e così feci anch'io, non sapevo cosa stavo facendo, era la mia prima volta di tutto, non avevo mai baciato, e di conseguenza non avevo mai usato la lingua. Per sbaglio gliela morsi, non sapevo che fare, non sapevo usarla.

-Se non volevi che usassi la lingua bastava dirlo- rise.

-Scusa, è che non sono capace, è imbarazzante...

-Non c'è niente di cui vergognarsi, imparerai prima o poi- disse con un sorriso apprensivo.

Evan era un ragazzo molto tranquillo, era anche strano, ma sapeva comprendermi e sapeva che avevo bisogno di tempo per tutto, per stabilire una buona relazione essenzialmente, per il resto sapeva la mia storia, anche se lui come me non riusciva a capire il motivo della mia colpevolezza. Sapevo di essere stata io ad incendiare la mia vecchia casa, ma non sapevo come.

-Ti va di uscire stasera?

-Non so se il signor Grey- Evan mi zittì –Basta che tu non dica nulla, se già sai che non ti manderà non dirglielo proprio- annuii.

Evan mi accompagnò a casa, per tutto il tragitto mi tenne la mano, era un'emozione bellissima, sentivo le farfalle, ed era la prima volta, non avevo mai provato nulla del genere, evidentemente perché nessuno mi aveva mai voluta, ma anche io non avevo mai voluto nessuno, con Evan è successo tutto all'improvviso, lui mi capiva, era come me, e forse è anche per questo motivo che sono stata scelta, perché siamo simili.

-Siamo arrivati- disse staccando la mano –quindi tutto chiaro? Non devi dirgli nulla, ci vediamo stasera davanti alla biblioteca- mi lasciò un bacio improvviso a stampo, un bacio brusco, come se non volesse farsi vedere da nessuno e poi andò via. Ma ne capii il motivo, aveva paura del signor Grey.

-Eri di nuovo con quel ragazzo, evita per favore- sbuffò lui.

-Si ero di nuovo con lui, siamo amici, forse stiamo insieme. Comunque in entrambi i casi non evito proprio nulla perché gli voglio bene, non mi importa che tu non voglia- sbraitai per tutto il tragitto fino in camera mia, feci un lungo respiro e poi mi rilassai, avevo paura di scatenare qualche altro tornado. Non credevo di generarli io, o di generare qualsiasi cosa a seconda delle mie emozioni, ma per sicurezza era meglio evitare.

Dopo cena andai in camera mia, dissi al signor Grey di lasciarmi in pace perché mi sarei messa a dormire subito. Chiusi la porta della mia camera a chiave, dopo di che uscii dalla finestra, per fortuna mi trovavo al pian terreno, l'unico problema era passare attraverso le siepi. Me la cavai con qualche graffio e delle foglie sui capelli e in mezzo ai vestiti. Davanti alla biblioteca già c'era Evan ad aspettarmi.

-Eccoti, pensavo non venissi più. Ma che ti è successo ti sei buttata su una siepe.

-In realtà è andata proprio così- Evan scoppiò a ridere –Molto divertente.

-Vieni qua che ti do una pulita- mi tirò per un braccio trascinandomi verso di lui, mi tolse le foglie che avevo tra i vestiti e cercò di pulire le poche ferite che mi ero procurata.

-Grazie- per tutta risposta ricevetti un dolce bacio sulla guancia. Diventai rossa, lo intuii dalla risatina che faceva di solito Evan quando lo diventavo. Mi coprii le guance.

-Sei carina quando arrossisci.

Accennai un sorriso, dopo di che Evan mi prese la mano e mi portò in un locale. Ci sedemmo al bancone.

-Mel, tu cosa prendi?

-Non lo so, di solito cosa si prende? – chiesi timida.

-Ah giusto, non hai mai vissuto la vita reale- fece lui prendendomi in giro, gli tirai una pacca sulla spalla.

-Non avrò vissuto la vita reale, ma ho letto molto, quindi non prendo alcolici- sorrisi.

-Invece ne prenderai uno. Facciamo così, io mi prendo un bicchiere di vodka al limone, e tu lo assaggi, se ti piace ne prendi un bicchiere, altrimenti prendi qualcos'altro. Ci stai? – chiese lui con aria di sfida. Non avrei mai voluto bere, era l'unica cosa che non avevo mai fatto, si mi ero drogata, ma non avevo mai provato a bere.

-Ci sto.

Presi un sorso di quella roba dal bicchiere di Evan, era buona così decisi di prenderne un bicchiere, un altro, ed un altro ancora fino a non ricordarmi più chi fossi, non sapevo di reggere così poco l'alcool, anzi per niente. Ma essendo la prima volta quella era più che normale, non essendo abituata a bere.

-Okay Melanie ora basta con la vodka, che dici di andare a casa?

-Io non ti conosco, papà dice che non devo parlare con gli sconosciuti. Tu sei uno sconosciuto.

-In questo momento mi piacerebbe moltissimo essere uno sconosciuto, così non dovrò dire al tuo "signor Grey" che ti sei scolata quasi una bottiglia di vodka.

-Al signor Grey non piace essere chiamato signor Grey, non chiamarlo così.

-Si, sei proprio finita. Io vado cinque secondi in bagno. Rimani seduta qui e cerca di non vomitare.

-Si signor sconosciuto- Evan roteò gli occhi. Si vedeva che mi voleva bene e che teneva a me, ma non avrebbe mai dovuto lasciarmi sola in quelle condizioni.

-Ciao.

-Ciao- dissi guardando l'estraneo davanti a me.

-Ti andrebbe di venire in macchina con me?

-Il signor sconosciuto ha detto che devo rimanere qui finché non torna.

-Ma il signor sconosciuto adesso non c'è, finiremo prima che lui torni, promesso.

-Non posso, ha detto che devo rimanere qui- ero ubriaca, non idiota, sapevo cosa volesse fare, e anche se in quel momento non ero cosciente sapevo che il "signor sconosciuto" era qualcuno che conoscessi, il mio cervello non poteva arrivarci, ma il mio cuore sì. Il ragazzo stava per baciarmi quando qualcosa lo fece volare dallo sgabello su cui era seduto.

-Non toccare mai più la mia ragazza- ripeto che ero ubriaca, ma so quello che ho visto, Evan lo ha fatto volare letteralmente dallo sgabello, non lo ha neanche toccato, non ho visto alcuna mano spingere quel ragazzo via dallo sgabello, è volato via dallo sgabello.

The light bringer || Lucifer #wattys2018#Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora