Capitolo 34

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Mi guardai attorno. Guardai Evan. Lui era ancora accasciato a terra, non si muoveva.

Non sapevo cosa fare. Mi inginocchiai di fianco a lui e con le braccia lo mossi per farlo svegliare.

-Evan- dissi piano. Non si mosse.

-Evan- dissi con un tono di voce ampliato. Non si mosse.

-Lucifero- provai a dire, sempre con un tono di voce abbastanza elevato. Emise un suono.

-Lucifero- dissi di nuovo, vedendo che con il suo vero nome accadeva qualcosa. Il suono sembrava quasi un lamento.

-Sono Mel. Lucifero, svegliati- il suo vero nome era un qualcosa di potente, come se non riuscissi a pronunciarlo, come se noi mortali non avessimo il diritto di pronunciare il suo nome. Emise di nuovo un suono, sempre più simile ad un lamento.

I suoi occhi si muovevano sotto le palpebre. Stava per svegliarsi. Appena aprì gli occhi, mi resi conto che avevano cambiato colore, non erano più color nocciola con pagliuzze dorate, bensì verdi con pagliuzze dorate. Strano.

-Cos'è successo? – chiese stordito.

-Sei svenuto.

-Com'è successo?

-Io...non lo so. Hai cominciato a tremare e poi ti è uscito del sangue...dalla bocca- dissi togliendo il sangue ormai secco agli angoli della sua bocca.

-Dalla bocca?

-Si...ti è già successo?

-Potrà sembrarti strano, ma mi è già capitato. Non solo il sangue dalla bocca, ma anche gli spasmi e gli attacchi d'ira improvvisi- disse alzandosi da terra e facendo avanti e indietro, controllando più volte nello spioncino se ci fosse qualcuno.

-Quando? – chiesi curiosa.

-Beh quando...- sbarrò gli occhi e controllo di nuovo nello spioncino –Quando quel traditore di Michele mi si è avvicinato per la prima volta da quando avevo il demone in corpo- affermo con gli occhi ancora sbarrati. Controllò di nuovo nello spioncino e poi diede uno sguardo in giro per la casa. Quando tornò in salotto notai un'espressione confusa.

-Non c'è- disse quasi dispiaciuto –è come se il demone dentro di me sentisse la sua presenza a distanza. Questo vuol dire che è molto vicino a noi Mel. Non è una buona cosa. Tu non sei ancora pronta. Domani mattina ti allenerai con Vehuiah- disse irremovibile.

-Cosa? No. Io con quella non voglio starci- dissi a braccia conserte. Evan mi prese per le spalle.

-Tu andrai con Vehuiah, volente o nolente, chiaro? – alzai gli occhi al cielo, ed annuii, non molto convinta –Ora vado. Sta per arrivare Edmund- disse lasciandomi un bacio sulla bocca, per poi sparire dalla porta.

Più passavano i giorni, più avevo paura. Ma paura di cosa? Di morire? Di lasciarlo andare? Non lo sapevo neanche io. Di morire non avevo paura. Avevano provato così tante volte ad uccidermi che se mi fossi trovata di nuovo in una situazione simile non mi sarebbe importato. Avevo paura di lasciarlo andare, ormai era appurato. Non volevo rimanere da sola, volevo stare con lui. Era l'unico che riusciva a capirmi. Edmund non mi aveva mai capita, per non parlare dei mie genitori biologici. Infami.

Edmund non aveva mai capito che ero vittima di bullismo, ed era abbastanza strana come cosa, visto che tornavo sempre a casa con i vestiti sporchi e lividi ovunque, forse non gli importava molto di me, altrimenti avrebbe fatto subito causa ai genitori di Hermann. Bullizzata da uno di nome Hermann, divertente. No.

Scossi la testa ed andai ad aprire alla porta, dove avevano appena bussato.

-Ciao Edmund.

-Come va Mel? – chiese Edmund entrando in casa.

-Come tutti i giorni.

-Problemi in paradiso? – scherzò lui.

-Se ti riferisci a me ed Evan, più che paradiso direi inferno- Edmund mi guardò storto.

-Inferno?

-Si...lascia stare- dissi facendo cadere le braccia lungo il corpo.

-Se vuoi raccontarmi che succede sono qui.

Portai i piedi uno davanti l'altro trascinandoli fino ad arrivare al mio posto. Era ben evidente che in "paradiso" non andava affatto bene. Forse per Evan era diverso, certo lui non doveva preoccuparsi per me, sono io quella che deve sempre preoccuparsi per gli altri, preoccuparsi che stiano bene, preoccuparsi per le conseguenze. Gli altri non pensano mai alle conseguenze. Non pensano che potrebbero far male a qualcuno, che quel qualcuno ha molte insicurezze, anche se non sembra, e che per ogni minima cosa se la prende, anche se non lo dà a vedere, quel qualcuno si tiene tutto dentro perché non vuole che gli altri si preoccupino per la sua persona, vuole farcela da solo anche se sa che non ce la farà e questo lo fa star male, quel male crescerà così tanto fino a distruggerlo, ma non importa, l'importante è che stiano bene gli altri. Se gli altri stanno bene, forse, quel male sparirà. Forse.

The light bringer || Lucifer #wattys2018#Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora