Capitolo 19

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Ero sul mio letto, ed Evan era davanti a me e faceva avanti e indietro da minuti ormai, mi stava innervosendo. Non poteva essere molto grave ciò che aveva da dirmi, mi aveva raccontato di aver ucciso la madre, non può esistere qualcosa di più grave di aver ucciso la propria madre. Ovviamente mi sbagliavo, ciò che mi disse in seguito era qualcosa di sconvolgente, qualcosa che cambiò la mia vita fino a farmi diventare ciò che sono oggi.

-Mel, io so che potrà sembrarti assurdo ciò che sto per dirti, ma devi credermi, devi fidarti di me, okay? – annuii non molto convinta –Bene, ti ripeto che sembrerà assurdo, ma forse riuscirai a capire, viste le cose assurde che ti sono capitate ultimamente- sorrise –Sai chi è Lucifero?

-Ovvio, chi non lo sa. Ma questo discorso lo abbiamo già fatto in passato- dissi sbuffando.

-Già, e io ti avevo informato che quella che tu, e gli altri esseri umani conoscete, non è la vera storia.

-Mi hai parlato anche di quella storia...hai detto una marea di scemenze su Lucifero.

-Non erano scemenze, sciocca umana- disse Evan ridendo sguaiatamente. Lo fissai negli occhi per qualche secondo e notai come le sue pupille si fossero scurite in pochi secondi.

-Anche tu sei un umano, e ora mi sto veramente stufando, dimmi ciò che devo sapere, altrimenti torno da Kyle, o come diavolo lo chiami tu, e mi faccio uccidere- dissi seria. Evan sospirò, i suoi occhi tornarono del loro colore.

-Io...io...sono Lucifero- disse guardando fuori dalla finestra. Scoppiai in una fragorosa risata.

-Certo, certo...tu sei Lucifero, Kyle è l'angelo della morte e poi cosa?! Dio esiste? – dissi continuando a ridere. Evan si avvicinò pericolosamente a me, senza però cambiare la sua espressione seria.

-Mel, è la verità- disse guardandomi negli occhi. Nei suoi occhi c'era verità, era sincero, ma non potevo credere a ciò che mi stava dicendo, era assurdo.

-Mel, ti giuro che è la verità, potrei mostrartelo, ma credo che il segno sul tuo polso sia una prova abbastanza certa, non credi?

-Che c'entra il livido sul mio polso?

-Chi è che ti ha fatto quel segno? – mi stava prendendo in giro, ne ero sicura.

-Credo che tu debba farti vedere da qualcuno bravo.

-Rispondimi!

-Tu. Sei stato tu! – dissi, facendomi uscire una lacrima ripensando a quell'orribile momento.

-Errato- non stava dicendo sul serio. Stava cercando di farmi passare per pazza? No, il pazzo era lui. Mi guardai intorno per qualche secondo, cercando qualcosa da dire, poi lo guardai negli occhi.

-Evan, sei stato tu. Non te lo ricordi?

-Non posso ricordarlo visto che non sono stato io- continuai a fissarlo negli occhi –ti spiego. Io ero con te fisicamente, il mio corpo ti ha fatto quel segno, ma non la mia mente, non il mio cuore- disse prendendo la mia mano nella sua.

-Evan, non capisco. Com'è possibile?

-Mel, devi solo credermi, e non dovrebbe essere difficile per te. Sono Lucifero, Mel, sono io, guardami negli occhi, guarda nella mia anima- disse Evan avvicinandosi alla mia faccia. Avevo paura, e non era la prima volta, da quando stavo con lui mi capitava spesso di provare paura, ma mai come quella volta. Alzai lo sguardo incastrando i miei occhi nei suoi, e con molta serietà cercai di capirlo, si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima, e se ciò che stavo vedendo nei suoi occhi era la sua anima dovevo salvarlo, una persona normale scapperebbe vedendo ciò che ho visto io, ma io non sono normale, non lo sono mai stata, per il semplice fatto che non mi ci sono mai sentita, sapevo dentro di me che un giorno avrei avuto un compito importante da svolgere, un compito che non rientra nei canoni della normalità, un compito che va oltre. Evan andava salvato, e la persona che lo avrebbe salvato sarei stata io.

-Ti credo- dissi sorridendo.

-Davvero?

-Si...ma devi rispondere a qualche domanda, ora che so la verità, ci sono domande a cui dovresti rispondere- annuì.

-La prima domanda è: perché il tuo lato demone ce l'ha con me? Anche se forse la risposta già la so.

-Credo sia ovvio, lui non vuole essere separato dal mio corpo perché con me ha molto potere e senza, beh, sarebbe solo un demone insignificante che vaga negli inferi- annuii.

-Seconda domanda: che ruolo dovrei avere in questa storia? E tu sapevi già della mia esistenza?

-Queste sono due domande Mel- disse lui ridendo.

-Ops. Rispondimi comunque- dissi sorridendo.

-Okay. Si sapevo della tua esistenza, lo sapevo già prima che tu ti trasferissi, sai l'incendio della tua casa? – annuii –Okay, ehm, ero presente, ti ho vista mentre davi fuoco alla casa che tanto ti ha fatto soffrire, ti osservavo da lontano. È da quando hai preso vita che ti osservo, da quando hai ripreso vita- si corresse.

-Ero già viva prima di vivere? – feci confusa –Spiegati meglio.

-Non eri viva, eri morta...è complicato, fammi finire- annuii –Sapevo che mi avresti salvato, è scritto nei testi- sorrise il biondo.

-Ancora non ho fatto nulla Evan...cioè Lucifero- mi corressi imbarazzata.

-Puoi continuare a chiamarmi Evan, se vuoi- sorrise – altre domande?

-Si. Terza domanda: perché se sono una persona comune, come dice la tua storia, ho dei strani poteri, se così vogliamo chiamarli? – ci pensò un po' su e poi annuì.

-Non ne sono sicuro, ma deve essere stata la mia influenza a farti diventare così- disse annuendo di nuovo.

-Così?

-Si, come me- disse scoccando le dita, formando una piccola fiamma su di esse. Sgranai gli occhi dallo stupore.

-Tu però sei il re degli inferi.

-E tu sei la regina- fece lui con ovvietà.

-Io sono cosa? – urlai stupita.

-No, no niente, non sei pronta per questo, ti prometto che ne riparleremo, ma ora è troppo presto- annuii, non molto convinta, ci rimasi male.

-Ultima domanda- Evan sospirò –Perché Kyle vorrebbe uccidermi?

-Questa è facile- disse sicuro di se –intanto, lui è Azrael, e poi beh, lo dice il nome stesso, Azrael è l'angelo della morte, quindi prende le persone che sono in lista per morire.

-Okay, qua ci arrivavo anche da sola, ma perché sono in lista? Perché dovrei morire?

-Diciamo che i tuoi pensieri non lasciano molto a desiderare- lo guardai accigliata –Azrael ha capito che volessi morire, ti tiene in conto già da molti anni, ma ha allungato il tempo della tua morte, non ne so la ragione, ma se non ti dai una calmata- disse indicando il mio polso, che coprii istintivamente-ti ucciderà molto presto, e se mai dovessi morire vorrei che capitasse più in là, non mi piace il modo in cui prende le persone per portarle all'aldilà- disse scuotendo la testa. Sorrisi d'istinto, ed arrossii.

-Sei geloso? – chiesi a braccia conserte, osservando ogni suo piccolo movimento.

-No...io n-no- disse balbettando, era nervoso, di conseguenza la mia domanda portava ad una risposta positiva.

-Certo come no- gli diedi una pacca sulla spalla e mi avviai verso il salotto. Evan mi afferrò per il polso, e per un momento credetti che fosse tornato il demone, ma la sua presa dolce e raffinata mi fece rilassare. Mi voltai, sussultando alla vicinanza tra le nostre bocche. Trattenni il respiro. Evan sorrise, poi mi fece indietreggiare, per farmi scontrare contro il muro. I battiti del mio cuore accelerarono, non capii come, dal momento che avevo smesso di respirare. Evan si avvicinò molto lentamente alle mie labbra fino a toccarle. Chiusi gli occhi e assaporai quel momento. Dio com'erano morbide quelle labbra, morbide e allo stesso tempo ruvide, un misto di cose totalmente opposte, ma così armoniose tra loro, un abbinamento piacevole.

Evan si staccò da me, sempre molto lentamente, poi mi guardo negli occhi e sorrise.

-Puoi respirare ora- disse, e poi uscì dalla stanza.

Avevo trattenuto il respiro per quasi due minuti, il mio cuore consumò più battiti del normale. Ma io non sono normale, non lo sono mai stata.

The light bringer || Lucifer #wattys2018#Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora