Capitolo 2 - Pasticcino

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Quando entrai in aula trovai Lane seduta in prima fila come al solito, intenta a scrivere qualcosa nel suo blocco di appunti. A differenza mia che mi concedevo spesso anche momenti di svago, lei era una vera e propria fissata con lo studio. Spendeva la maggior parte del suo tempo sui libri, a leggere e rileggere, a modificare qualche parola stonata, qualche lettera scritta male per la fretta. Era stata marchiata fin dai primi giorni di università come la solita nerd di turno e la maggior parte degli studenti la considerava strana.

Lane non amava molto la compagnia e se ne stava sempre in disparte, isolata dal mondo. Se ne fregava del resto delle persone e fu proprio ciò ad attirrare la mia attenzione. Consideravo la sua personalità particolare, ma in senso buono. Era una ragazza tranquilla che pensava al fatto suo e a me bastava quello. Non ero tipo da larghe amicizie.

Mi diressi con passo spedito verso di lei, sedendomi sulla sedia libera accanto alla sua e rivolgendole un saluto cordiale che subito mi venne ricambiato con un cenno del capo.

Avevo scelto il corso di medicina della Stanford perchè mi erano sempre piaciute le materie scientifiche e soprattutto l'idea di poter aiutare il prossimo in qualche modo. Dopo i primi giorni di lezione, avevo constatato di aver fatto la scelta giusta. La mia facoltà mi piaceva.

Avevo ancora la testa fra le nuvole quando sentii improvvisamente un rumore sordo accanto ai miei piedi. Abbassai lo sguardo e vidi uno zaino nero buttato in malo modo per terra. Accanto ad esso, due gambe lunghe e muscolose fasciate da jeans skinny neri si ergevano immobili. Alzai gradualmente lo sguardo fino ad incrociare gli occhi di Tyson, il quale aveva ancora stampato sul volto il suo solito sorriso impertinente.

Con un tonfo si lasciò scivolare sulla sedia accanto alla mia, allargando le gambe in maniera spropositata, tanto che una era quasi del tutto appiccicata alla mia. La naturalezza con cui fece il tutto mi fece scattare i nervi.

«Come va, Jordan?» chiese con nonchalance , adagiando un braccio sullo schienale della mia sedia. Gli schioccai un'occhiataccia.

«Cosa vuoi, Tyson?» sbottai infastidita, incrociando le braccia in attesa. Non mi piaceva il fatto che invadesse in tal modo il mio spazio vitale. Non lo lasciavo fare a nessuno.

«Semplicemente finire quest'ora di matematica al più presto.» fu l'unica risposta che ricevetti. I suoi occhi avevano abbandonato i miei per concentrarsi su un punto indefinito della lavagna davanti a noi. Sembrava assorto nei suoi pensieri e la cosa devo ammettere che mi stupii.

Da quando in qua Parker si fermava a riflettere?

Accantonai subito quel pensiero cercando di capire, senza risultato, che cosa ci facesse in quel momento lì accanto a me.

Essendo uno studente del secondo anno, avrebbe dovuto frequentare il corso di seconda. C'era qualcosa che non quadrava e una parte di me era curiosa di scoprire cosa fosse.

«Mi sa che hai sbagliato aula però, Parker.» gli feci notare, ostentando finta indifferenza.

Il suo viso ghignante si girò nuovamente verso di me.

«In realtà è quella giusta. Non ho ancora passato il test di matematica del primo anno, per cui mi ritocca seguire le lezioni. Per tua somma gioia ci rivedremo tutti i giorni, Jordan.»

Rimasi a fissarlo allibita. Stava scherzando, vero?!

«Per la cronaca, non mi chiamo Jordan.» lo corressi, cercando di cambiare argomento e di mascherare il nervosismo.

Iniziai a tirare fuori quaderni e penne dallo zaino. Sentivo i suoi occhi su di me in ogni mio movimento e la cosa mi faceva innervosire ancora di più.

My personal trainer [#Wattys2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora