Capitolo 29- Sei la mia neve

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Immersa in un'atmosfera suggestiva, la villa di Tyson era decisamente immensa. L'ingresso principale conduceva ad un ampio salone, sul quale sporgevano la porta di una sala da pranzo, di una cucina e di una camera da letto. Era evidente che era stata progettata per una persona, o al massimo due. Il salone però aveva una particolarità che avevo davvero apprezzato: delle pareti di vetro che regalavano un piacevole senso di apertura e attraverso le quali si poteva ammirare il paesaggio innevato che ci circondava.

Quando finii di guardarmi attorno spaesata e ammaliata, rivolsi un'occhiata a Tyson e solo allora mi ricordai che stava tenendo ancora in mano il mio bagaglio. Sembrava davvero pesante, ma aveva insistito a portarmelo lui.

«Mi mostri la mia stanza, per favore? Così posi il borsone.»

Il suo peso non sembrava averlo stancato minimamente.
«Certo, seguimi.»

Mi condusse nell'unica camera da letto che quella villa possedeva, posando il borsone su di un enorme letto matrimaniale rivestito da una deliziosa trapunta celeste. Pensavo di aver visto male io e ce ne fosse almeno un'altra in più di stanza, ma non era così. A quanto pare dovevo dormire con lui.

«Questa in realtà mi sembra la "tua" stanza.» gli feci notare, indicando con l'indice il pavimento.

«C'è solo questa. Ovviamente dormirai con me.» affermò con una scrollata di spalle. La cosa non lo disturbava minimamente anzi, chissà quanto era felice in quella sua testolina.

«Come dormirò con te?» sbattei qualche volta le palpebre. «Vuoi dirmi che in una casa enorme come questa c'è solo una camera da letto?»

«Proprio così.» annuì con la testa. «Mi è stata regalata da mia madre e ci vengo da solo quando ho bisogno di distaccarmi dal mondo. Tu sei la prima che porto qui.»

Non sapevo se sentirmi onorata e spaventata dalla cosa. Dormire con Tyson era un'esperienza pericolosa da quel che avevo potuto constatare.
«È uno scherzo, vero?» inarcai un sopracciglio, guardandomi ancora intorno imbarazzata. Sentivo i palmi delle mani che avevano già iniziato a sudare per il disagio.

«No.» continuó lui seneramente. «E poi fammi capire una cosa, perché non vuoi ancora dormire con me?»

Mi voltai di scatto verso di lui, colta in fragrante.
«Perché... Beh, non c'è un motivo particolare... Fa un po' freddo qui, non credi?» divagai.

«Bugiarda.» Adesso mi stava guardando torvo.

«Semplicemente non mi piace dormire con qualcun altro.» mentii. Dovevo ammettere però che in fin dei conti era una mezza verità.

Tyson si avvicinò di qualche passo, facendomi indietreggiare. Vedendo la mia reazione, mi afferrò per la vita avvicinandomi al suo petto marmoreo.
«Allora se vuoi possiamo non dormire e fare altro...» soffió a pochi millimetri dalle mie labbra schiuse.

Quasi non tremavo a quella vicinanza.
«Penso sia meglio che io svuoti il mio borsone.» riuscii a balbettare in risposta, portando una mano in mezzo ai nostri corpi per allontanarlo.

Non disse niente. Si limitò a guardarmi allontanare.
«Mia mamma mi ha messo più vestiti del dovuto.» notai con voce stridula. L'atmosfera era ancora tesa e sentivo lo sguardo di Tyson bruciare su di me. All'improvviso qualcosa all'interno del borsone attirò la mia attenzione. «Oh mio dio. Questo cos'è?!» quasi non urlai. Tra le mani avevo un babydoll di pizzo nero che non lasciava niente all'immaginazione per quanto era trasparente.

Sentii Tyson di fianco a me ridacchiare con gusto. Non era scandalizzato come me anzi, la cosa sembrava piacergli parecchio.
«Tua madre sì che ha capito tutto. Non avrei mai immaginato indossassi cose del genere, pasticcino. Mi sorprendi ogni giorno di più.»

My personal trainer [#Wattys2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora