«Chuck, se provi ancora a rubarmi un'altra patatina ti taglio le mani.» ruggii guardando il viso paffuto di mio fratello contrarsi in un sorriso birichino. Senza badare minimamente alla mia minaccia si infilò in bocca la patatina rubata, assaporandola con gusto. Presi il pacchetto che avevo lasciato sul tavolo e me lo misi tra le gambe, guardandolo torvo mentre si sistemava dall'altra parte del divano.
Non sapevo se avesse quell'espressione perchè gli piaceva veramente così tanto oppure solo perchè voleva farmi infuriare ancora di più. Diventavo piuttosto aggressiva nei confronti delle persone che mi toccavano il cibo e Chuck non faceva eccezione.
Quella canaglia aveva solo 5 anni, eppure adorava in un modo quasi perverso darmi fastidio; soprattutto quando mangiavo o dormivo. Una volta, mentre giacevo beata nel mio letto, sognando orsetti gommosi volanti, era venuto accanto a me e apprifittando del mio stato di incoscienza mi aveva rasato entrambe le sopracciglia. Inutile dire che la pagò cara. Non si ritrovò più i capelli il giorno dopo e io mi beccai due settimane di punizione e tanti nomignoli strani dai miei compagni di scuola.
Ultimamente, a causa dei miei impegni in universitá, i suoi scherzetti erano diminuiti, ma l'espressione furbetta non era ancora del tutto sparita dal suo viso.
Il suono di una notifica attirò la mia attenzione. Tirai fuori il cellulare e aprii curiosa il messaggio che Lane mi aveva mandato.
Ti va di venire a studiare in biblioteca con me?
-Lane
Storsi un po' le labbra a quella richiesta. Mi faceva piacere la compagnia di Lane, ma in quel momento ero troppo occupata a ingozzarmi di patatine e la prospettiva di smettere per andare a studiare non era molto allettante. Sospirai lievemente. Non volevo dirle di no.
Prima che potessi rendermi conto realmente di ciò che stava succedendo, vidi una mano afferrare e portare via il sacchetto che tenevo in grembo.
«Ora sì che ti ammazzo! Vieni qui!»
«Prova a prendermi, palla di lardo.» mi esortò, facendomi al contempo la linguaccia.
Lasciai incurante il cellulare sul divano e con uno scatto felino mi precipitai sul piccolo bambino che correva ridendo verso le scale conducenti al secondo piano. I suoni dei nostri passi che battevano sul suolo si mischiarono fino a diventare un rumore solo e assordante.
«Che sta succendo lì?» urlò preoccupata nostra madre dalla cucina.
La ignorammo entrambi. Eravamo troppo presi a contenderci quel pacchetto di patatine come due tigri desiderose della stessa preda per badare alle sue parole.
Avevo già percorso la prima rampa di scale e stavo quasi per afferrarlo ma il suono del campanello mi fece bloccare sul posto.
«Terri, vai ad aprire!» ordinò mia madre dal piano di sotto.
Sbuffai sonoramente e a malincuore scesi nuovamente le scale, pestando i piedi con forza ad ogni gradino, fino a raggiungere la porta principale, dove il campanello continuava a suonare insistentemente. Non avevo idea di chi ci fosse lá fuori ma aveva decisamente rotto le scatole con quel rumore.Aprii con energia la porta, mettendo su il solito sorriso falso che usavo quando arrivavano ospiti. Ciò che vidi all'uscio però mi fece cambiare del tutto espressione, cancellando anche la minima traccia di sorriso che avevo cercato di accennare.
«Buongiorno, Jordan.» Tyson era dall'altra parte della porta, con le mani nelle tasche dei pantaloni di una tuta grigia. Lo esaminai da cima a fondo prima di concentrarmi sul suo viso.
«Che diavolo ci fai qui? Ma soprattutto, come fai a sapere dove abito?!» esclamai con gli occhi sgranati, indietreggiando di qualche passo. Tenevamo accanto all'entrata il porta-ombrelli e avere un ombrello vicino con Tyson nei paraggi era una precauzione che mi faceva sentire protetta.
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My personal trainer [#Wattys2018]
RomanceTerri Jordan, matricola e studente modello, ha sempre odiato le sue forme voluminose, ma non ha voluto mai ammetterlo. Soprattutto non davanti a Tyson Parker, il quale sembra proprio divertirsi un mondo nel stuzzicarla e ridicolizzarla in pubblico...