«Dove hai imparato a difenderti così?» Tyson allungò una mano per aiutarmi ad alzarmi dal suolo.
Mi sollevai sui gomiti, decidendo se dirglielo o meno.
«Me l'ha insegnato mio padre.» spiegai infine, cedendo ed afferrando la sua mano. Mi tirò su, forse un po' troppo forte visto che, senza preavviso, mi scontrai contro il suo petto.I piccoli tremolii che sentii mi fecero capire che stava sghignazzando. Indietreggiai di qualche passo.
«Devo dire che ha fatto un bel lavoro.» commentò allusorio.
«Hai dei buoni riflessi. Tuo padre deve essere fiero di te.»Con un gesto imbarazzato si scompigliò leggermente i capelli. Non sembrava a suo agio quanto me mentre parlava di quell'argomento. Potevo capirlo. Dalle voci di corridoio che avevo spesso sentito, suo padre non c'era più. Era morto alcuni anni fa, mentre, in fin di vita, lottava fino all'ultimo contro un tumore più forte di lui. Tyson non aveva reagito molto bene alla sua perdita. Giravano voci che fosse entrato in brutti giri e che, sua madre, preoccupata a causa dei suoi comportamenti, lo avesse obbligato a tenere delle sedute con uno psicologo per un po' di tempo.
Nessuno però osava parlarne apertamente.
«Mio padre è morto.» mi sfuggì prima che potessi realmente rendermi conto di quel che avevo appena pronunciato.
«Dopo essersene andato da noi.»Lui sgranò gli occhi, chiaramente a disagio.
«Pensavo che i tuoi fossero divorziati. Scusami, non volevo...» si giustificò mortificato, grattandosi la nuca.Negai con vigore con la testa, abbassando lo sguardo sulle mie scarpe da tennis bianche che per la usura avevano assunto un colore giallognolo.
«E comunque non penso sia mai stato fiero di me.» aggiunsi con nonchalance, giocherellando insistentemente col braccialetto che avevo al polso. In un attimo il filo si ruppe e sentii le perline cadere una dopo l'altra, battendo sul suolo fino ad espandersi su tutto il ring.
«Cavolo, scusami ho combinato un disastro.»
Ancor più a disagio di prima, mi chinai cercando di rimediare al danno, raccogliendone alcune. Tyson si accovacciò accanto a me, facendo lo stesso.
La sua presenza mi faceva sentire costantemente tesa, come una corda in tensione che è in bilico tra la rottura e la resistenza. Bastava un suo gesto per farmi tendere o accorciare a suo piacimento.
Sgranai gli occhi a quel pensiero. Ma cosa diavolo mi passava per la mente? Dovevo cancellare Tyson dalla mia vita ed anche in fretta. Inoltre, dovevo trovare un modo per riappacificarmi con Lane.
Non avevo nessun altro amico a parte lei e il rimanere costantemente sola mi stava facendo uscire fuori di senno. Non sarebbe stato facile diventare di nuovo sua amica, visto come mi fulminava con lo sguardo ogni singola volta che i nostri occhi si incrociavano, ma ci avrei provato.
«Tieni.» Una mano possente si aprì a coppa davanti a me, con all'interno alcune perline. Le presi e toccandola sentii la solita scossa famigliare percuotermi.
Presi le perline e me le infilai in fretta in tasca. Da quel giorno in poi avrei dovuto limitare qualsiasi tipo di contatto con Tyson.
Per il mio bene ed il suo. E anche quello di Lane. Giusto, Lane! Potevo usare il resto della giornata per andare a casa sua e farmi perdonare. Avrei messo da parte il mio orgoglio e le avrei comprato i suoi cioccolatini preferiti, quelli ripieni al caffè, e l'avrei convinta a ricominciare da capo, riottenendo il rapporto di una volta.
Sì, avevo deciso. Avrei fatto così.«Ora devo andare.» esclamai di punto in bianco, incamminandomi verso la periferia del ring decisa nel mio intento.
Pensavo di averla fatta franca, ma una mano mi afferrò per il braccio, bloccandomi.
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My personal trainer [#Wattys2018]
RomanceTerri Jordan, matricola e studente modello, ha sempre odiato le sue forme voluminose, ma non ha voluto mai ammetterlo. Soprattutto non davanti a Tyson Parker, il quale sembra proprio divertirsi un mondo nel stuzzicarla e ridicolizzarla in pubblico...