Capitolo 5 - Una cena imbarazzante

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«Oddio tesoro, davvero ti sei fidanzata?!» aveva esclamato mia madre appena ero entrata in casa. Lo scherzetto di Tyson aveva già iniziato ad avere risvolti negativi sulla mia vita. Mia madre era felicissima del mio presunto fidanzamento, peccato non fosse vero. Non che io lo volessi, intendiamoci. Per colpa di quell'idiota dovevo fare i conti con metà parenti e riuscire a spiegare durante la cena di famiglia di lunedì che io e Tyson non stavamo assolutamente insieme. Sì, mia madre lo aveva già detto a tutti. E aveva invitato anche Tyson alla cena, o meglio aveva incaricato me di riferirgli il messaggio. Cosa che non avrei mai fatto.

Mi fermai un attimo in corridoio prima di entrare in aula, analizzando la cosa. E se invece glielo avessi detto? Non si era mai sentito che Tyson avesse una ragazza, per cui non avrebbe mai infangato la sua reputazione venendo a casa mia. Sorrisi perfidamente a quel ragionamento. Sì, glielo avrei detto.

Con passo spedito e senza badare al dolore ai muscoli, percorsi il pezzo restante di corridoio ed entrai nell'aula di anatomia.
L'allenamento di sabato mi aveva a tal punto distrutta che il giorno dopo non ero riuscita ad alzarmi dal letto per metà giornata. E devo dire che maledii così tante volte Tyson quel giorno che non mi resi neanche conto che non mi aveva fatto più sapere della punizione.

Appena arrivata in aula rimasi perplessa nel vedere proprio quest'ultimo seduto che giocava al cellulare. Era stato bocciato anche all'esame di anatomia?

Come se avesse percepito la mia presenza, Tyson alzò lo sguardo e io feci finta di non vederlo, andandomi a sedere in uno dei posti in prima fila dall'altra parte della stanza.
Gli avrei detto della cena a fine lezione, prima avevo intenzione di seguire e per farlo avevo bisogno di stare il più possibile lontana da lui.

Ero intenta a tirare fuori il blocknotes quando sentii dei passi avvicinarsi a me. Pensai fosse Lane, ma non appena vidi un paio di stivaletti di pelle nera di taglia 44, capii che non poteva essere lei.

Sospirai affranta, posizionando il blocknotes sopra il banco mentre lo sentivo sedersi accanto a me. Non mi avrebbe mai dato tregua quel ragazzo.

«Ti sembra questo il modo di salutare, Jordan?»
Alzai lo sguardo seccata mentre il suo sorriso si allargava sempre di più.
A quanto pare gli piaceva molto darmi fastidio. Eccome se gli piaceva.

Ignorai la sua domanda e mi concentrai sulla figura del professore che entrava in aula. Vidi subito dietro di lui anche la sagoma sottile di Lane. Al che alzai la mano cercando di attirare la sua attenzione ma lei mi guardò, si sistemò gli occhiali e mi ignorò poi completamente sedendosi dall'altra parte dell'aula. Mi voltai verso di lei corruciata, non capendo il motivo del suo gesto.

Sentii Tyson ridacchiare accanto a me mentre sicuramente guardava attento la scena.

«Vedi come ci si sente ad essere ignorati?» mi beffeggiò soddisfatto.

«Sta zitto.» lo ammonii, schioccandogli un'occhiataccia. Non riuscivo a capire perchè Lane ce l'avesse tanto con me. Che cosa avevo fatto? Subito però mi ricordai del possibile motivo del suo rancore nei miei confronti. Avevo ignorato il suo messaggio. Non lo avevo fatto di proposito, anzi a causa delle varie cose che erano successe mi ero dimenticata di rispondere. Ma questo equivaleva ad averla ignorata ed io sapevo bene cosa si provava in quelle occasioni.

Mi sentii subito in colpa, passandomi frustrata una mano tra i capelli alla ricerca di un modo per rimediare. Lane era un tipo molto sensibile e non me la sarei cavata con poco.
Nonostante tutto, non mi venne niente in mente e il professore iniziò a parlare, per cui decisi di continuare alla fine della lezione.

Dire che quell'ora durò tanto era sicuramente un eufemismo. Diversamente dal solito, avevo passato tutto il tempo a pensare ad un modo per rimediare all'incidente con Lane ed anche a come riferire a Tyson la questione della cena. In poche parole non avevo sentito niente di tutto quello che il professor Steiner aveva detto.

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