Capitolo 15 - Racchette e gelati

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«Allora eri veramente qui.»
La voce di Tyson quasi non mi fece balzare giù dalla sedia.

«Cosa ci fai tu qui?» balbettai confusa mentre si sedeva di fronte a me a gambe spalancate e braccia conserte.

«Ti stavo cercando. Non sai quanto abbia faticato a trovarti. Meno male che Lane mi ha risposto in tempo, altrimenti avrei dovuto perquisire altra mezza città.» rispose con noncuranza, protendendosi verso di me per osservarmi meglio.

D'istinto, spinsi la sedia all'indietro, allontanandomi dal suo sguardo inquisitore. Non ero molto brava a nascondere i miei sentimenti, ma ero abbastanza orgogliosa da non ammetterli. E non volevo che Tyson capisse quanto le sue parole mi avessero ferito.

«Lane ti ha risposto in tempo?» ripetei, alzando un sopracciglio.

Tyson si allontanò dal tavolo, appoggiandosi allo schienale.
«Le ho chiesto se sapesse dove potevi essere e lei mi ha detto che quando ti senti giù vieni sempre in questo bar a mangiare gelato da sola.»

Sbuffai.
«Che traditrice. Non dovevi venire.»
Presi una cucchiata di gelato al cioccolato e me la infilai in bocca. Il suo sapore dolce ma deciso mi colpì subito il palato, facendomi sentire un pochino meglio.

«E invece sì. Ma seriamente, come ti salta in mente di mangiare gelato da sola in un posto del genere? È pieno di coppie qui.» Tyson si guardò qualche volta attorno, prima di ritornare a fissare i suoi occhi nei miei.
Odiavo il fatto che riuscisse a mantenere il contatto visivo senza battere ciglio ed io no.

Sospirai, giocherellando con il cucchiaio.
«È vicino a casa mia. Ed inoltre il gelato è buono. Quindi perché no?»
La mia risposta non sembrò sorprenderlo.

«Non le guardo neanche le coppie quando sono giù di morale.» aggiunsi, mandando giù un'altra cucchiaiata.

«Già... Perchè i tuoi occhi sono solo per il gelato in quel momento, giusto?» mi prese in giro, sfoderando un sorrisetto compiaciuto.
Lo fulminai con lo sguardo, al che alzò le braccia in segno di scusa.

«Ehi, stavo scherzando. Non te la prendere.»
Il suo viso si fece più serio e le sue labbra carnose si distesero in una linea dura.

«E comunque, se ti senti di nuovo giù d'ora in poi, chiamami. Così verrò con te.»

Per poco non mi andò di traverso il gelato. Posai il cucchiaio e gli rivolsi uno sguardo confuso.
«E perchè dovresti farlo?»

La mia domanda sembrò metterlo a disagio. Ci pensò qualche secondo, prima di rispondere.
«Perchè... Beh, perché dopo quel che è successo mi sono sentito in colpa e quindi...»

Sgranai gli occhi, sbigottita.
Si stava veramente scusando?

«Mi sono imposto come penitenza di venire da te.» aggiunse infine, mandando tutto in frantumi.

Era ovvio. Tyson Parker non era tipo da scuse e gentilezze. Cosa mi aspettavo? Che illusa che ero stata. Abbassai lo sguardo, maledicendomi mentalmente.

«Non mi offri un po' del tuo gelato?» chiese all'improvviso, cambiando intenzionalmente argomento.

«No.» gli risposi, senza alzare neanche lo sguardo.

«E perché no?» insistette, toccandomi giocosamente una spalla ma scansai subito la sua mano.

«Perché sennò ingrassi. Non sia mai che diventi come me.» sputai sarcastica, mentre il volto mi si contorceva in una smorfia al ricordo delle sue parole.

«Eddai, Jordan. Stavo solo scherzando prima. Quel tipo non ti staccava gli occhi di dosso, volevo solo che se ne andasse.» si difese con un sorriso idiota.

My personal trainer [#Wattys2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora