Capitolo 34 - La tisana di nonna Dorothy

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«Io ti denuncio!» Dopo un momento di scombussolamento iniziale, la signora Parker si era messa a sbraitarmi contro la sua furia. «Sei solo una scapestrata! Oddio, il mio naso. Per fortuna che non mi hai toccato il naso.» Le sue mani raggiunsero subito quel punto, assicurandosi che fosse tutto in regola.

«Sophia, ti senti bene?» Lane continuava a starle affianco, cingendola con un braccio.

«Io giuro che-» La signora Tyson era pronta all'attacco, ma una volta che i nostri sguardi si incrociarono fece subito marcia indietro improvvisamente impaurita. «Io giuro che ti denuncio!»

Detto ciò, girò sui tacchi, accompagnata da Lane.

Rimasi ancora impietrita a guardare la sua sagoma allontanarsi man mano, finché due mani sulle spalle non mi risvegliarono dal mio stato di trance.

«Terri, piccola, come stai?»
La voce di Tyson era decisamente preoccupata ed anche la sua espressione.

«Oddio, cos'ho appena fatto...» Mi coprii la bocca con una mano, facendo così risultare la mia voce ancor più flebile di quel che era.

«Terri, stai tranquilla.» Prima ancora che potessi dire altro, Tyson mi attirò a sé in un abbraccio. «Non è successo niente, anzi lo avrei fatto anche io al posto tuo.»
Nascosi il volto nel suo petto e lo sentii con una mano accarezzarmi delicatamente la schiena.

«Ma le ho quasi preso il naso. No Ty, ho rovinato tutto.» ribattei, continuando a scuotere la testa e accentuando la presa sulla sua camicia.

«No, non hai rovinato niente. Anzi, le hai fatto capire che non deve più comportarsi così.» continuó lui, dandomi un bacio sulla nuca.

Alzai lentamente la testa, intrecciando i miei occhi nei suoi. Quegli occhi castani, a cui ormai non riuscivo più a resistere, mi stavano osservando amorevoli.

«E se mi denunciasse seriamente?» sussurai, pensando al peggio. Ero stata troppo avventata, però almeno adesso la signora Parker aveva un valido motivo per odiarmi.

«Risolverò tutto io, non preoccuparti. Troverò un modo per dissuaderla.» Tyson mi afferrò nuovamente per le spalle, sfoderando un sorriso.
«Ora lascia che ti porti a casa. Non puoi guidare in questo stato.»

«No, no, devi restare con tua madre e io ho bisogno di stare un po' da sola per riflettere.» obbiettai con un sorriso forzato, allontanando con delicatezza le sue mani da me.

Quel mio gesto lo lasció visibilmente smarrito.

«Ora è meglio se vado.» Abbassai la testa ed iniziai ad incamminarmi verso la mia auto. Ero sicura che se avessi sostenuto anche solo per pochi minuti in più il suo sguardo, non avrei più avuto il coraggio di andarmene  e di mentirgli. Ero troppo vulnerabile e ciò non andava bene. Dovevo allontanarmi il prima possibile da lì, andare in un luogo sicuro e riflettere.

«No Terri, aspetta!» sentii la sua voce richiamarmi e dei passi seguirmi, ma non mi voltai.

Una volta acceso il motore e allontanatami finalmente da quel posto, mi sentii libera di respirare di nuovo.

Mi sentivo come se durante quella serata avessi trattenuto costantemente il fiato. Abbassai leggermente il finestrino ed un buffo di aria fresca mi percorse il volto.

E ancora prima che potessi rendermene conto iniziai a piangere, prima lentamente, finché poi il pianto non aumentó, sino a farmi singhiozzare senza ritegno.
Strinsi con rabbia il volante tra le mani, mentre nella mia mente riprendeva forma l'espressione ghignante di Richard.

«Fottuto bastardo.» sputai, mentre il ricordo del giorno prima di quando se n'era andato riaffiorì nella mia mente.

Io sarò sempre con voi, aveva detto per poi piantarci in asso senza il minimo dispiacere.

My personal trainer [#Wattys2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora