Il suono di una trombetta mi fece alzare di soprassalto. Con un colpo secco la mia testa colpì qualcosa di duro. Decisamente duro. E parlante. Lanciai un urlo di dolore. Dovevo sicuramente essere in un sogno, perché quella cosa stava imprecando come uno scaricatore di porto.
«Porca puttana pasticcino, sta' attenta!»
Aprii gli occhi di scatto al suono di quella voce, mentre con una mano mi massaggiavo ancora la fronte dolorante.
Tyson era seduto accanto a me, a bordo del letto, già vestito. Aveva in mano il cellulare, il quale continuava a produrre il suono di trombetta che aveva interrotto i miei dolci sogni. Si massaggiò anche lui un'ultima volta la fronte e si alzò in piedi, torreggiando su di me con il suo fisico statuario. Mi si mozzò il respiro quando mi resi conto di ciò che indossava.
«Dove hai preso quei vestiti?» domandai troppo bruscamente.
Tyson si corrucciò.
«Me li ha prestati tua madre.» Ci fu un istante di lungo silenzio, dopodiché la sua espressione cambiò radicalmente, incupendosi. Sembrava avesse capito a cosa stessi pensando.
«Se vuoi posso cambiarmi.» disse a disagio.«No!» urlai con fin troppa foga. Mi schiarii la voce e guardai da un'altra parte. Il suo sguardo era troppo difficile da sostenere in quel momento. Ti perforava. Chiedeva spiegazioni ed io non ero ancora in grado di dargliene. «Non c'è problema. Va tutto bene.»
Mi scrutò per qualche istante, visibilmente scettico.
«Sicura?» domandò in tono sorprendentemente dolce.
«Sì.» annuii in fretta. Volevo cambiare al più presto argomento. Tyson stava cercando di intrufolarsi nella mia vita, ma io non ero pronta a consegnarli le chiavi dei miei segreti. Non ancora. Passai in rassegna ogni oggetto della mia stanza finchè qualcosa attirò la mia attenzione. «Perchè sull'orologio c'è segnato che sono le sei del mattino?»
Il viso di Tyson si elargì in un enorme sorriso birichino. «Perché sono le sei del mattino.»
Boccheggiai qualche istante, alla disperata ricerca di fare mente locale. «Tyson Parker, perchè diavolo mi hai svegliato alle sei del mattino se abbiamo lezione alle 13 oggi?!» Volevo che la mia voce suonasse ancora più isterica, ma non volevo negare al resto del mia famiglia il piacere di fare un sonno ristoratore tranquillo.
«Perchè ci alleniamo.» esordì con una semplice scrollata di spalle.
«Cosa?! Ma sei fuori di testa?» mi alzai di soprassalto dal letto, puntandogli un dito contro il petto. «No, è fuori discussione.»«Oh, invece sì.» afferrò la mia mano e con uno strattone mi attirò a sè. Deglutii. «Non te la farò passare liscia. Non dopo le foto che ho visto questa mattina e che tu volevi usare per ricattarmi. Ti farò fare venti squat per ogni foto che mi hai fatto.» asserì con un sorrisetto malefico. Sentivo ogni parte del suo corpo premere sul mio e la consapevolezza di ciò mi fece immediatamente avvampare.
«Ma non è giusto!» mi staccai da lui immediatamente, mettendomi a braccia conserte.
«Non abbiamo ancora raggiunto dodici lezioni, Terri. Ricordi?» Alzai gli occhi al cielo sbuffando.
«Non c'è nessun modo per poter recedere da questo contratto infernale?»
«No.» La sua risposta fu secca. Non battè ciglio. Ciò mi fece infuriare ancor di più. Non avevo ancora capito l'utilità di quelle lezioni.
«Ma alla fine non ci ho fatto niente con le foto! E farmi fare venti squat per ognuna è davvero inumano! Mi toccherebbe farne duecento.» mi lamentai, battendo un piede per terra dalla frustrazione. Fu in quel momento che mi venne un'idea. Mi avvicinai a lui con passo felpato. Gli circondai il collo con delicatezza, mordendomi le labbra. Gli si mozzò il respiro ed il suo corpo si irrigidì. Non era per niente una cosa da me fare così. Non ero di certo una gran seduttrice, ma in quel momento dovevo sfoderare tutto il mio potenziale se volevo salvare il mio fondo schiena.
«Non potresti farmi uno sconticino?»
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My personal trainer [#Wattys2018]
RomanceTerri Jordan, matricola e studente modello, ha sempre odiato le sue forme voluminose, ma non ha voluto mai ammetterlo. Soprattutto non davanti a Tyson Parker, il quale sembra proprio divertirsi un mondo nel stuzzicarla e ridicolizzarla in pubblico...