Capitolo 23 - E tu che ci fai qui?

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Tyson era uno stronzo! Non potevo crederci che continuasse a non capire che Trevor aveva bisogno d'aiuto. Nei giorni successivi alla nostra lite non si era nemmeno degnato di presentarsi a lezione. Avevamo litigato da quattro giorni ormai. Per la precisione da ben novantasei ore. Le avevo contate. Continuavo a guardare l'entrata dell'aula e a contare quante tempo era passato da quando avevo visto la sua figura allontanarsi da me. Stavo cominciando a preoccuparmi, ma ero troppo orgogliosa per scrivergli e chiedergli come stesse. In fondo, era colpa sua non mia. Quindi era lui quello che doveva scusarsi.

Sbuffai frustrata e con una mano feci rovesciare uno dei bicchieri che Rayan mi aveva messo sul banco. Un liquido bianco si riversò sul ripiano in ceramica, sporcandolo. Mi coprii la bocca con le mani, soffocando un gemito.

«Scusami Rayan, non volevo.» mimai mortificata con le labbra. Rayan però non sembrava arrabbiato. Mi sorrise dolcemente e prese uno straccio, pulendo in fretta il bancone.

Dopodiché si avvicino al mio orecchio, in modo da farsi sentire. «Non preoccuparti, non è successo niente. Speriamo solo che Marc non abbia visto niente.»

Sgranai gli occhi a quelle parole. Se Marc mi avesse vista avrebbe fatto storie e Dio solo sapeva di quanto fosse importante per me quel lavoro. Diedi un'occhiata dietro le spalle di Rayan ed intravidi Marc intento a controllare le bottiglie di alcolici. Mi sfuggì un sospiro. Non aveva visto niente per fortuna, ma dovevo stare più attenta.

«Cos'è che ti turba? Il tuo ragazzo che continua a guardarti da là dietro?» urlò Rayan incuriosito, indicando col mento dietro alle mie spalle.

«Cosa?!» esclamai scioccata, girandomi in fretta. Tyson era a pochi metri di distanza, seduto da solo in una delle poltroncine di lusso dell'aria vip, a sorseggiare il suo drink. E mentre beveva continuava a guardarmi. I jeans scuri attillati che gli fasciavano le gambe allargate e la giacca di pelle nera lo facevano sembrare davvero un bad boy. I capelli castani erano più scompigliati del solito, e nel notare quel dettaglio mi chiesi se anche lui avesse pensato a me come avevo fatto io in quei lunghissimi quattro giorni. Mi schiaffeggiai mentalmente. Se mi avesse mai pensata sarebbe venuto da me, no?

Mi raddrizzai immediatamente, inarcando un sopracciglio. In riposta distolse lo sguardo, mandandomi su tutte le furie. Quel lurido bastardo...

Mi voltai verso Rayan ed afferrai l'altro cocktail che aveva già abilmente preparato.

«Tavolo tre, giusto?» chiesi esordendo un mega sorriso, al che lui semplicemente annuì. Posizionai il bicchiere sul vassoio e mi diressi verso il ragazzo del tavolo tre, il quale si trovava proprio di fianco a Tyson. Sorrisi maleficamente dentro di me e mi piazzai di fronte al ragazzo, consapevole del fatto che Tyson si trovava esattamente alla mia sinistra e non mi toglieva gli occhi di dosso.

Afferrai il bicchiere dal mio vassoio e lo misi sul tavolo, chinandomi più del dovuto e mantenendo il contatto visivo. Il biondino mi sorrise. Era decisamente carino, ma non il mio tipo. Nonostante ciò, continuai a stare al gioco.
Volevo vedere se almeno quello avrebbe fatto reagire Tyson. Il ragazzo mi fece segno di avvicinarmi per sussurrarmi qualcosa all'orecchio. Lo feci, cosciente del fatto che in quel modo la mia scollatura faceva vedere più del dovuto. Non vedevo l'ora di andarmene da lì.
«Come ti chiami, bellezza?»

Il fiato caldo di quello sconosciuto mi colpì l'orecchio, facendomi rabbrividire. Ma non era piacere quello che provavo. Era nausea.

Un braccio si interpose tra  me e lo sconosciuto, facendomi allontanare di scatto. Tutto ciò che vidi dopo, fu quello stesso braccio caricarsi e colpire il viso del ragazzo biondo.

Quest'ultimo si alzò di scatto, come una molla in tensione.
«Che problemi hai, amico?» chiese diventando rosso in viso, mentre si puliva un rivolo di sangue che gli stava sgorgando a lato del labbro.

My personal trainer [#Wattys2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora