Capitolo 7 - Lezione n^2

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Il sapore di quel bacio rubato aveva come marchiato le mie labbra. Continuavo a sentirne il calore e l'intensità nonostante il passare dei giorni. Odiavo Tyson Parker, eppure ciò che era successo aveva scosso tremendamente ogni fibra del mio corpo e non riuscivo a spiegarmi perchè. Dopo lunghi rimurginamenti avevo deciso che il tutto era successo a causa dell'attrazione del momento. Era stato solo un effetto collaterale dell'eccessiva vicinanza.

Stavo uscendo di fretta dall'aula di biologia, iniziando a percorrere il corridoio alla ricerca del professor Steiner per chiarimenti riguardo al progetto, quando lo vidi. Tyson era appoggiato ad un armadietto, affiancato da due ragazze da entrambi i lati. Non le conoscevo di nome ma le avevo già viste in giro anche prima con lui. Erano entrambe bionde, alte e magre; del tutto diverse da me che invece ero mora, formosa e bassa.

Oltre a loro, lo affiancavano anche i suoi più cari amici: Jackson e Miles, i quali continuavano a lanciare senza pudore occhiate lascive alle gambe delle due ragazze. Da come si erano vestite era piuttosto normale che le guardassero come due pezzi di carne. Portavano entrambe delle minigonne in jeans, e dei top scollati molto appariscenti.

Le braccia di Tyson circondavano la vita di tutte e due e lui aveva un'espressione veramente beata in quel momento.

Sentii una rabbia cieca e incomprensibile torcermi le viscere e appropriarsi del mio corpo, ma mi limitai a sorridere amaramente alla scena. Solo in quel momento lui mi vide. I nostri sguardi si incrociarono ed il sorriso stampato sul suo viso vacillò per qualche istante, ma dopo qualche secondo si ripresentò più smagliante che mai.

«Ehy, Jordan!» mi richiamò mentre mi giravo in fretta per andarmene, facendo di scatto aumentare il battito del mio cuore. Mi fermai ad occhi sgranati sul posto sentendo sulla schiena il peso del loro sguardo.

Dovevo andarmene prima. Ormai era troppo tardi e le conseguenze del mio errore sarebbero state letali se non avessi pensato alla svelta ad un modo per fuggire da lì.

«Ma quella non è Miss sedere grosso?» chiese sogghignando Jackson. Mi girai di scatto indignata, in tempo per cogliere una smorfia di disgusto distorcere il suo volto scuro.

Come al solito Miles scoppiò a ridere a quel nomignolo. Non era neanche nuovo, per cui non doveva essere così divertente, ma lui si stava scompisciando dalle risate e ciò mi fece rabbuiare all'istante. Possibile che davanti ai loro occhi apparivo solo come una grassa secchiona?

Raccolsi i pugni come mio solito, tentando di contenere la rabbia che continuava a ribollirmi nelle vene.

«Non ti sembra che sia diventato ancora più grosso?» chiese sghignazzando Miles a Jackson, riferendosi chiaramente ancora al mio sedere.

«Sì, penso di sì.» rispose l'altro. Al chè una sfilza di risate sguaiate ribombò nel corridoio, come se quel deficiente avesse fatto la battuta del secolo.
La gente che passava si fermava ad assistere alla scena e ormai si era formato come un cerchio attorno a noi.

Alzai gli occhi al cielo, ignorando le sue parole.
«Almeno a me qualcosa cresce, al contrario di te che oltre ai genitali, hai piccolo pure il cervello.» gli rifilai sorridendo innocentemente, assaporando il mutare della sua espressione in una maschera d'odio.

«Brutta stronza.» imprecò Jackson a labbra strette, avanzando di qualche passo, intenzionato ad avvicinarsi a me.

Fui subito presa dal panico e d'istinto feci un passo indietro, alzando di poco le braccia in segno di difesa. Lui era grande e grosso e non aveva di certo una buona fama all'università. Anzi, era conosciuto soprattutto per essere uno degli indiscussi vincitori delle lotte clandestine che si svolgevano ogni mercoledì sera al Coyote's Club.

My personal trainer [#Wattys2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora