Capitolo 12 -Lezione N^3- The ring

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«Niente. Stavo solo prestando una maglietta a Jordan, visto che la sua si è sporcata.»
Rabbrividii all'istante non appena la scena della scorsa sera mi si ripresentò in mente. Avevo ancora impressi i volti schifati di Dolan e Lane. Scossi la testa per allontanare quei ricordi.

Stentavo ancora a crederci di essermi lasciata andare in quel modo con Tyler. Non ero affatto una ragazza facile. Se ci avesse riprovato un'altra volta con me lo avrei sicuramente ignorato, ma ormai il danno era già fatto. Gli sguardi che Lane mi lanciava durante l'ora di Anatomia altro non facevano intedere che mi considerava una puttana. E ciò mi feriva profondamente.

Si sentì un bussare alla porta e subito dopo la figura di Tyson apparve sulla soglia.

«È in ritardo, signor Parker.» lo rimproverò pacatamente il professore.

«Mi scusi, ho avuto dei problemi a dormire stanotte. È stata una nottata molto intensa.» rispose sgarbatamente Tyson, sperando di farla franca.

Varie risate si propagarono nell'aula a quelle sue parole.
Io, d'altro canto, mi limitai ad alzare gli occhi al cielo. Non era la prima volta che Tyson si comportava da idiota davanti ai professori.

«Non ci serve conoscere i dettagli riguardanti la sua vita privata.» Il professore gli schioccò una sonora occhiataccia, ma Tyson non se ne curò.

«Pensavo di sì, visto che la mia è molto più interessante della sua.» gli rispose invece in tono allusorio.

Il professore smise completamente di scrivere alla lavagna, concentrandosi completamente su Tyson. Non voleva dire niente di buono. Conoscendolo, come minimo l'avrebbe sbattuto fuori.

Alzai per l'ennesima volta gli occhi al cielo disgustata, mentre una ragazza seduta dietro di me mormorava qualcosa sul quanto desiderasse essere posseduta anche lei da quel maschione di Tyson.

«La mia vita privata sarà anche meno entusiasmante della sua, ma mi creda, nessuno la vorrà più se rimarrà senza lavoro e con il becco di un quattrino. Si sieda e cerchi di arrivare in orario la prossima volta.» lo congedò con una sventolata di mano.

Quelle parole sembrarono zittire Tyson, il quale smise addirittura di sorridere.

Rimasi sbigottita dalla tolleranza che il professore aveva mostrato questa volta nei confronti di uno studente. Era qualcosa di estremamente raro, se non impossibile.

«Sissignore.» rispose di rimando Tyson, prima di incamminarsi verso di me. Oddio, verso di me!

Sgranai gli occhi al pensiero di averlo affianco per due ore consecutive. Dovevo trovare un modo per farlo andare via, e anche in fretta.

Il nemico si stava avvicinando e non sapevo cosa fare. Così optai per l'unica azione che non avrebbe destato l'attenzione del professore. Slittai di un posto, in modo tale da occupare quello accanto a me, che guarda caso era l'ultimo della fila.

Tyson, a pochi centimetri da me rimase basito. Sorrisi maleficamente e raccolsi la penna, fingendo di prendere appunti.
Alcune ragazze dietro di me iniziarono a scambiarsi sussurri riguardanti la scena. Mi morsi il labbro per non scoppiare a ridere. L'espressione di Tyson era troppo buffa. Ma non rimase così per molto. Non passarono neanche cinque minuti che uno strano lampo gli attraversò gli occhi.

«Credo che quella penna per terra sia tua, Jordan.» con un cenno del capo indicò un punto accanto ai miei piedi.

Lo guardai interdetta, aggrottando le sopracciglia, dopodiché abbassai lo sguardo per controllare. Non si poteva mai sapere, magari me ne era caduta una e non me n'ero accorta. Mi succedeva spesso.

My personal trainer [#Wattys2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora