Capitolo 11- Attrazione

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Avevo fatto solo qualche passo quando intravidi Dolan in lontananza, che aspettava in fila mentre parlava al telefono con qualcuno. Sorrisi maleficamente e avanzai di qualche passo. Non mi importava più niente della copertura, avrei troncato quella menzogna quella sera stessa. Dolan stava iniziando ad essere veramente insopportabile e viscido e, preferivo venir considerata una bugiarda che sopportarlo ulteriormente.

Avanzai di un passo, ma subito sentii la mia mano essere afferrata da qualcuno. Gemetti per la sorpresa ma non ebbi neanche il tempo di girarmi che fui trascinata indietro.

«Vieni con me, Jordan.»

«Ma cosa...» esclamai basita.
Dove mi stai portando?

«Zitta. Seguimi e basta.» mi ammonì.

Lo guardai di sottecchi mentre continuava ad avanzare. Nonostante ciò continuai a seguirlo senza opporre resistenza. Ero curiosa di vedere dove mi avrebbe portata. Sorpassammo dei gruppi di ragazzi dall'aria emo, inoltrandoci sempre di più all'interno del parco. Mentre lo seguivo sentivo la presa farsi sempre più forte attorno alla mia mano. Non capivo più dove ci trovassimo e la cosa in teoria doveva spaventarmi. Ciò però non avvenne. Mi sentivo più tranquilla che mai. Era una sensazione davvero inspiegabile. Ad un certo punto, Tyson si fermò, facendomi sbattere contro la sua schiena possente. Urlai dal dolore. L'impatto mi aveva sensibilmente scossa.

«Scusami pasticcino, non era mia intenzione.»

«Pasticcino un corno. Mi dici dove...»

«Smettila di fare domande e cammina.»ordinò riprendendo a camminare come se niente fosse successo.

Mi limitai a seguirlo come un cagnolino. Sentii la sua mano stringere la presa quando tentai di sfilarla dalla sua morsa.

«Non pensarci neanche.» mi ammonì prima che ci provassi un'altra volta. Sbuffai irritata e ci rinunciai. Roteai gli occhi e fu allora che qualcosa attrasse la mia attenzione, facendomi dimenticare completamente della situazione in cui mi trovavo.

«Fermati!» urlai all'improvviso con voce squillante.

Tyson stranamente obbedì, voltandosi verso di me con aria scioccata.

«Cosa c'è?» chiese spazientito.

«Quello!» dissi solamente, indicando un punto in alto verso il cielo. «Voglio salirci.»

Il suo volto seguì il mio indice e subito dopo qualche secondo si girò, dipinto di un'espressione scandalizzata.

«Cosa?! Ma lo sai cos'è quello?» domandò con voce acuta ed occhi sgranati.

«Lo Skyscreamer.» risposi con tranquillità.

In pochi secondi, la sua espressione passò da spaventata ad incredula.
Non capivo perché si stesse comportando così. La mia non era una richiesta poi così strana.

«Hai detto Skyscreamer con voce troppo tranquilla. Ma lo sai vero che quel aggeggio è alto 120 metri?!»

Inclinai di poco il viso, scrutandolo attentamente.
«Certo che lo so. È questo che lo rende divertente.»

Il suo viso impallidì di qualche tono. Fu allora che capii. Tyson aveva paura delle altezze. E anche tanta. Sorrisi maleficamente e lui, notandolo, si ricompose subito.

«Non dirmi che hai paura, Parker.» lo punzecchiai alzando un sopracciglio.

L'espressione spaventata di prima si convertì subito in una maschera di sfrontatezza.

«Certo che no.» si affrettò a ribattere.

«Ci credo ben poco. Ma se è così... non avrai nessun problema a salirci con me, giusto?» continuai a punzecchiarlo imperterrita. Quella situazione mi stava veramente divertendo.

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