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Non era stato facile convincere Christopher ad accompagnarlo. Sapeva che al fratello non piaceva viaggiare e che lo considerava solo un modo per rimorchiare, ma aveva bisogno di lui, perché non aveva ancora la macchina.

«Un giorno» aveva detto Christopher, «un giorno e poi ce ne torniamo a casa.»
Dave aveva deciso di intraprendere quel viaggio perché, durante la notte, aveva capito: ciò che mancava al suo romanzo doveva trovarsi lì, nel posto in cui tutto era cominciato. O, almeno, così sperava. Sempre che quella bambina, ormai diventata donna, non si fosse trasferita come aveva fatto lui.
Scosse la testa, mentre chiudeva la porta di casa a chiave e sentiva Christopher accendere il motore. Si infilò dalla parte del passeggero e diede un ultimo sguardo all'esterno, salutando con un cenno della mano la loro anziana vicina, la signora Harriet.
«Dove andiamo?» gli chiese Christopher, prendendo dal pacchetto una sigaretta.
«Richmond. È in Virginia.»
«So dov'è Richmond.»
«Scusa» rise Dave, aprendo il quaderno e sfogliando le pagine per rileggerle una ad una.
«Non sei mai stato tanto bravo in geografia.»
«Simpatico» fu la risposta tagliente del fratello, mentre la macchina partiva, sfrecciando sull'asfalto.

***

Se avesse tenuto conto dell'orario e si fosse concentrato sul viaggio, probabilmente Dave avrebbe saputo quanto ci avevano messo ad arrivare. Era quasi sera, il sole stava per tramontare e, mentre Christopher accostava in un viale affollato, lui chiuse il suo quaderno.

«Perché sei voluto tornare qui?» gli chiese, aspirando l'ultima boccata di fumo dalla ventesima sigaretta.
«Ce ne siamo andati perché non era niente di speciale, questo posto.»
Jason si strinse nelle spalle, scendendo dalla macchina.
«Per me lo è. Speciale, intendo.»
Il fratello alzò gli occhi al cielo, chiudendo l'auto e mettendosi le mani sui fianchi.
«Quindi? Dove dovremmo andare, adesso?»
Dave si grattò il collo, con aria smarrita.
«Io non... non lo so.»
«Non lo sai?» ripeté Christopher con aria incredula e leggermente stizzita.
«Fammi capire, mi hai fatto venire qui con tutta quella urgenza e ora non sai dove andare?»
«Senti» ribatté lui, alzando una mano.
«Ho avuto le mie ragioni per venire fino a qui. Devo parlare con una persona.»
Christopher si appoggiò con le spalle alla portiera della macchina.
«E suppongo tu non sappia dove si trova questa persona... » scoppiò a ridere. «Sei un caso disperato.»
«In realtà» precisò Dave, aggirando l'auto è avvicinandolo. «So dove abita, ma non ricordo come ci si arrivi.»
«E allora che aspetti a dirmelo? Si sta facendo notte e io domani ho un incontro importante con una tipa.»

Dave si passò una mano tra i capelli dorati, sospirando.
«Sempre che non si sia trasferita, vive nella casa accanto a quella in cui abitavamo noi.»
Gli occhi del fratello si allargarono.
«È una ragazza?»
Quando l'altro non rispose, lui fece una smorfia. «Noi avevamo una ragazza accanto a casa nostra e tu non me lo hai mai detto?»
«Be'» asserì Dave, con un sorriso, «all'epoca non avevi tutta questo interesse e predisposizione verso il sesso opposto.»
«Se non fossi sangue del mio sangue» replicò Christopher con un sorriso sornione, «ti strozzerei.»
Entrambi scoppiarono a ridere, mentre si guardavano intorno.

C'erano decine e decine di vetrine, illuminate dai colori più sgargianti, le vie erano affollate, di macchine ce n'erano a dozzine. Faceva freddo, nonostante fosse primavera, perciò Dave si alzò il bavero del cappotto e ci incassò la testa.

«Ancora non capisco perché abbiamo lasciato questo posto» commentò Christopher, guardandosi intorno.
«Non aveva niente di speciale, secondo te e secondo mamma e papà» rispose Dave, abbassando la voce quando pronunciò le ultime parole. Il ricordo dei suoi genitori era ancora una ferita aperta nel suo cuore. Li avevano lasciati solo un paio d'anni prima, ma non c'era giorno in cui lui non ci pensasse. Una volta, sbirciando da dietro la porta, Dave aveva visto suo padre assumere una dose esagerata di alcune pasticche bianche. Si era catapultato nella stanza, cercando di togliergliele di mano, ma non aveva trovato altro che polvere sulla sua pelle. L'uomo gli aveva detto quanto gli avesse voluto bene e quanto gliene avrebbe sempre voluto e poi, un paio d'ore dopo, lo avevano ritrovato morto, dopo averlo portato inutilmente in ospedale. Quando sua madre aveva saputo, si era chiusa nella sua stanza per un giorno intero, senza mai uscire, poi aveva fatto le valigie e se n'era andata. Nessuno dei due l'aveva più rivista.

Dave strinse le labbra, mentre Christopher abbassava lo sguardo sulla strada.
«Meglio muoverci» disse all'improvviso, staccandosi dall'auto, mentre il brusio di voci intorno a loro cresceva a dismisura.
«Andiamo?» lo incitò quando vide che non accennava a muoversi. Dave annuì, seguendolo in macchina. Il motore ripartì.

«Ti ricordi dov'era?» chiese al fratello, distrattamente.
«Sì» rispose lui, «è una delle poche cose che non ho eliminato dalla memoria.»
Dave si stupì di quell'affermazione e del fatto che non lo avesse visto accendersi un'altra sigaretta, cosa che faceva di consuetudine quando saliva in macchina.
«Siamo fortunati, allora.»

Judith ― il Marchio. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora