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Dave e Christopher riaccompagnarono a casa Judith mezz'ora dopo e trovarono il signor Wilson ad aspettarli sulla soglia. Aveva le braccia incrociate e un'espressione contorta sul volto, ma, quando la figlia attraversò il vialetto di casa e gli depose un bacio sulla guancia, tutto l'apparente malumore scomparve. Dopodiché, suo padre rientrò e lei si voltò verso i due fratelli, stringendosi nelle spalle.

«Grazie di avermi riaccompagnata... » esitò, lasciando che un vento leggero e freddo le scompigliasse i capelli. «Avrei avuto paura a tornare da sola.»
Prima che Dave potesse rispondere, fu Christopher a prendere la parola. «Non ti avremmo lasciata tornare da sola dopo quello che è successo.»
Dave lanciò un'occhiata di sbieco al fratello, poi annuì, spostando lo sguardo sulla ragazza.
«Cerca di riposare, okay?»
«Non sono sicura che ci riuscirò.» Judith sospirò, gettandosi un'occhiata alle spalle per controllare che nessuno dei suoi genitori fosse in ascolto dietro l'angolo.
«Dovrei parlarne con i miei... »

Lo sguardo di Jason si allargò. «No, Judith» la interruppe, avvicinandosi in modo da starle di fronte. «Meno sospetti creiamo, meglio è. Se si sapesse che sappiamo qualcosa... chiunque ci stia giocando questo scherzo lo verrebbe a sapere, e a quel punto le cose potrebbero complicarsi.»
«Ma, Dave... »
«Mio fratello ha ragione» disse Christopher alle loro spalle. La notte gli scuriva i capelli, dandogli un tratto nero ancora più marcato.
«Questa è una delle rare volte in cui sono d'accordo con lui, nessuno deve sapere niente. Probabilmente, se gli mostriamo indifferenza, questo tipo - o tipa - si stancherà di giocare. E ci lascerà in pace.»
«Ma se così non dovesse essere?» replicò Judith, testarda. Sei così intelligente, piccola cretina.
«Vedrai che sarà così» tentò di tranquillizzarla Dave, prendendole una mano nella sua.

Ancora una volta, entrambi percepirono quella vampata di calore, ed entrambi, palesemente, la accolsero con felicità. Era sempre così: Dave la toccava, poteva anche solo sfiorarla a malapena, e lei veniva avvolta da un'aura di pace e benessere, capace di dissipare ogni dubbio e preoccupazione. E poi quelle sensazioni lasciavano il posto al nervosismo.

«Hai mai avuto così tanta paura di qualcosa come in questo momento?» gli domandò Judith, facendosi inconsapevolmente più vicina.
«Paura che possa accadere qualcosa di brutto, magari alla persona o alle persone a cui tieni di più?» le fece eco lui, fissandola con intensità.
«Sì» annuì subito dopo. «Sta succedendo in questo momento. Ma so che se lasciassi alla paura l'occasione di prendere il sopravvento, mi annienterebbe. Invece devo essere io a vincere, devi essere tu, deve essere Christopher. Siamo più forti della paura. Dobbiamo solo crederci, Judith.»

Lei si lasciò sfuggire un gemito, forse di ammirazione. Fu un gesto completamente involontario e assolutamente grazioso, tanto che Dave si sentì scaldare il petto.
«Hai ragione» sussurrò la ragazza, scandendo le parole con un sospiro. Aprì la bocca per aggiungere qualcos'altro, ma la voce di Christopher, dietro di loro, li riscosse entrambi dell'elettricità della loro conversazione.
«Non so cosa vi stiate dicendo, voi due» disse con un certo fastidio nella voce.  «Ma ho come la strana sensazione che suo padre si incazzerà ancora di più di quanto lo fosse dieci minuti fa, se rimane fuori ancora altri cinque minuti.»
Entrambi lo ignorarono, scuotendo la testa, ma sapevano che aveva ragione.

«Ci vediamo domani?» propose Dave, ammiccandole.
«Con piacere» Judith sorrise, mettendo in mostra una dentatura perfetta. «A domani, allora.»
Dave fu tentato di abbassare la testa per darle un bacio sulla guancia, ma qualcosa lo trattenne; si allontanò, senza smettere di fissarla e poi si richiuse il cancelletto alle spalle.

«A domani» ripeté Judith, rimasta sola, sull'uscio. Attese un paio di minuti, prima di rientrare in casa e dare sfogo alla sua inquietudine.

Pianse, a dirotto, senza sapere perché.
Pianse, sul pavimento di legno del soggiorno, con la testa affondata tra le ginocchia.
Pianse, nel buio di quella tarda serata che, ancora non sapeva, stava per diventare ancora più buia.



Judith ― il Marchio. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora