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          'Il mistero è meno inquietante del fatuo tentativo di eliminarlo attraverso spiegazioni stupide.'
                                 -Nicolás Gómez Dávila

*

Christopher Mulligan si chiuse alle spalle il pesante portone d'ingresso dello Stable Cottage, il bed&breakfast dove lui e il fratello avevano passato la notte, e si avviò, a piedi, lungo la strada principale.

Era pomeriggio inoltrato, presto la bruma del crepuscolo si sarebbe riversata sulla città. Il freddo pungente e insolito di marzo gli era penetrato nella pelle, nonostante indossasse una giacca pesante, una sciarpa e un berretto.

Scaldandosi le mani all'interno delle tasche, Christopher si guardò intorno alla ricerca di Jason, che aveva lasciato la struttura senza alcuna spiegazione. Un comportamento decisamente insolito da parte di suo fratello; Jason non aveva mai avuto la propensione a sparire inspiegabilmente, tantomeno senza lasciare qualcosa scritto come aveva fatto le rare volte in cui era capitata l'occasione. Christopher si era svegliato un paio d'ore dopo il mezzogiorno e aveva faticato a mettere a fuoco la stanza in cui si trovava, poi, guardandosi intorno aveva realizzato che Jason non c'era più, che il letto era intatto e che le sue cose erano sparite insieme a lui.

Christopher non riusciva a capire, nonostante ci avesse provato insistentemente, dove fosse finito.
Gli aveva mandato tanti di quei messaggi, dopo che lui non aveva risposto a nessuna delle sue chiamate, che probabilmente il suo telefono doveva essere impazzito. Eppure non c'era stata alcuna reazione da parte sua, nessuna risposta, niente di niente. Non sentiva la sua voce dalla sera precedente. Immaginò, a un certo punto, che il motivo più probabile fosse che si trovava in compagnia di Judith, ma in quel caso che senso avrebbe avuto non rispondere al telefono?

Quando si fu allontanato sufficientemente dall'hotel, si inoltrò in un intricato reticolo di strade che costeggiavano svariate villette a schiera, come la casa di Judith. Assorto nei propri pensieri, mentre i passi decisi delle sue scarpe gli scricchiolavano nella testa, si lasciò cadere su una delle tante panchine che costellavano il parco.

Faceva freddo, troppo per essere appena primavera, perciò incassò il capo nel bavero della giacca e accavallò le gambe, domandandosi cosa diavolo potesse essere accaduto a suo fratello. Se avesse avuto il numero di Judith a quell'ora avrebbe tartassato di chiamate anche lei, ma purtroppo la sua sfortuna giocava in vantaggio. Mentre si dondolava in avanti pensò a Jason, a come, nel corso degli anni, fosse cresciuto in lui lo spropositato desiderio di incidere su carta i suoi pensieri, le sue strambe idee e gli altrettanto strani modi di fare e di essere. Lui lo aveva sempre criticato, mai incoraggiato nella sua strada per diventare uno scrittore, lo aveva sempre guardato con una sorta di invidia malcelata di cui tutti, compresi i loro genitori, si erano accorti. Provava invidia perché Jason, nonostante fosse il figlio minore, era sempre stato l'orgoglio della famiglia, anche se nessuno glielo aveva mai dimostrato. Lui, invece, il solito ragazzo stronzo, indifferente ad ogni tipo di sentimento, che si lasciava andare agli eccessi e all'infrangere delle regole. Era stata una sua scelta, nata dall'invidia nei confronti di suo fratello. Non se ne era mai pentito tanto come stava facendo in quel momento. Il pensiero che potesse essere capitato qualcosa di brutto a Jason gli faceva accapponare la pelle, facendo sorgere in lui l'insicurezza e l'incertezza di tutta una vita. Per quanto non lo avesse mai ammesso, come non voleva ammetterlo in quel frangente, teneva al fratello più di quanto fosse normale per un ragazzo del suo stampo, e più di quanto avesse mai tenuto a qualcuno. Jason lo completava, gli dava la spinta per andare avanti, ma non lo avrebbe mai rivelato. Quel sentimento, quel segreto, sarebbe rimasto intrappolato in eterno nel suo cuore.
Non c'era via di scampo.

Con la mano ormai praticamente rigida a causa del freddo pungente, Christopher estrasse il pacchetto di Marlboro Light dalla tasca e ne accese una, riversando nella nicotina tutta l'inquietudine che gli stava logorando lo stomaco. Uno, due, tre tiri e il senso di tranquillità lo avvolse in un caldo manto di calore. Chiuse gli occhi per bearsi di quel momento, per lasciarsi trasportare da quello sbaglio che gli nuoceva ai polmoni, ma che sembrava terribilmente giusto.

Judith ― il Marchio. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora