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Jenna si era addormentata sulla poltrona. Judith non voleva svegliarla. Spesso lo faceva, si sedeva sul pavimento accanto a lei e la guardava dormire, ascoltando i suoi respiri regolari, osservando le ombre leggere che le ciglia creavano sopra le guance. Lo fece anche quella volta. Suo padre era uscito per fare la spesa solo qualche minuto prima e la ragazza sospettava che non sarebbe rientrato prima di sera, con tutte le altre commissioni che aveva da sbrigare. Era domenica, il lavoro quel giorno non lo impegnava.

Judith accarezzò la mano di Jenna, stando attenta a non svegliarla. Si rese conto di quanto la sua pelle fosse ruvida e secca al tatto e si rammaricò ricordando i giorni passati, quando era ancora calda e liscia. All'anulare indossava la fede nuziale. Lei aveva sempre ammirato l'amore tra i suoi genitori e non c'era giorno in cui non se lo dimostrassero a vicenda. Questo la faceva sentire felice, in qualche modo. Judith era stata il frutto di quell'amore e ne andava fiera.

Sentì sua madre mugolare qualcosa nel sonno e girare lentamente la testa dalla parte opposta. Judith sorrise, poi lasciò la sua mano e si alzò, dirigendosi verso la finestra. Era appena pomeriggio, ma il cielo si era tinto di una leggera tonalità grigio scuro; probabilmente di lì a poco sarebbe giunto un temporale. Amava i temporali, il clima scuro, il vento leggero che si alzava prima che la pioggia cominciasse a cadere. Spesso le serviva da ispirazione per i suoi dipinti, altre volte semplicemente li usava per scrivere piccoli pensieri o riflessioni.

All'improvviso udì il rombo di un'auto e un attrito di gomme contro l'asfalto. Judith aguzzò lo sguardo, sporgendosi oltre il tendaggio per scrutare la strada. Era una BMW nera, la riconobbe perché suo padre ne era appassionato e, quando accostò al vialetto, Judith ne vide scendere prima un ragazzo dai capelli castani, e subito dopo un altro.
Il colore dei capelli stavolta era più chiaro, tendente al bronzo. Judith si domandò chi fossero, dal momento che non li aveva mai visti. Incuriosita, scostò la tenda e sbirciò i loro movimenti.
Si stavano dirigendo verso casa sua, verso il cancelletto che circondava il giardino. La curiosità, allora, si tramutò in perplessità: perché mai due sconosciuti avrebbero dovuto fare una visita alla famiglia Wilson?

Stringendosi la felpa intorno alle spalle, Judith fece per scansarsi dal davanzale ma, prima che ne avesse l'occasione, lo sguardo del ragazzo biondo si posò sul suo. Lei percepì una scarica lungo la schiena, mentre il ragazzo si fermava in mezzo al viale. Rimasero immobili, entrambi, a fissarsi per quelli che sembrano istanti interminabili. Poi Judith lo vide ricominciare a camminare, stavolta più deciso di come avesse fatto in precedenza, e si nascose dietro la tenda, sgranando gli occhi. L'aveva percepita, così com'era certa fosse successo a lui. Quell'adrenalina, quel brivido lungo la schiena, l'ardore che gli aveva letto negli occhi, tutto agglomerato in un'intensa sensazione di piacere. Nervosamente, si morse il labbro, quasi senza accorgersene mentre il campanello suonava, facendola sussultare.

«È lei» sussurrò Dave, senza staccare gli occhi dalla finestra. «Cristo, Chris, è lei.»
Christopher seguì la traiettoria del suo sguardo, poi lo fissò con aria confusa, mentre attendevano oltre la recinzione. «Lei chi? Non vedo nessuno.»
Dave non diede segno di averlo sentito. Continuava a fissare la finestra e poi l'uscio della casa, in attesa che qualcuno aprisse la porta. Era ancora scosso. L'aveva sentita sulla pelle, una vibrazione intensa non appena aveva incontrato lo sguardo di lei. Il suo cuore aveva accelerato i battiti e per un istante gli era mancata l'aria. L'aveva trovata, sapeva di averla trovata. Era davvero lei.

Lo seppe con assoluta certezza quando la porta si aprì, con una lentezza studiata, estenuante e un viso ovale e all'apparenza pallido emerse dall'interno.
«Cercate qualcuno?» domandò in tono scettico.
Dave non riuscì a proferire parola.
La fissava, incapace di muovere un passo, era come se i muscoli di tutto il suo corpo si fossero congelati.
Christopher, accanto a lui, si schiarì la voce e prese la parola: «Ci siamo persi» azzardò con un sorriso incerto. «Non sappiamo dove ci troviamo, la nostra macchina non ha più molto carburante e tra poco rimarremo a piedi.»

Dave vide lo sguardo cinico della ragazza e vi lesse la stessa determinazione che aveva visto da bambino, quando lei non si era accorta di essere spiata.
Non si sarebbe lasciata abbindolare da una scusa talmente inverosimile, era ovvio.

«Andate a raccontarlo a qualcun altro» disse infatti in un tono tagliente. Fece per richiudere la porta quando Dave, prendendo coraggio, urlò qualcosa.
«Sì, sto cercando qualcuno!»

Il tono di voce era incerto, ma le parole si levarono decise percorrendo l'aria salubre di pioggia e arrivando alle orecchie di lei. La vide trasalire appena, cosa che fece, impercettibilmente, anche Christopher.

«Chi cercate?» replicò la ragazza più docilmente.
«Te... » sussurrò Jason, quasi senza fiato. «Stavo cercando te.»

Lei parve non comprendere a pieno il significato di quelle parole, e scoppiò a ridere. Avrebbe potuto -  o dovuto? - trattenersi, ma lui non lo pretese. Come avrebbe potuto? Voleva solo scambiare qualche parola con lei, per ricucire quella mancanza che percepiva sempre più vivida.
La ragazza era immobile, la mano stretta contro il legno della porta e non sembrava decisa a farli entrare. Era naturale, non li conosceva. Chi mai avrebbe permesso a due completi estranei di entrare in casa propria?

Poi, una mano gentile si posò sulla spalla di lei e un attimo dopo, almeno così gli parve di sentire, la voce di una donna disse: «Fallo entrare, Judith. Se ti stanno cercando con tanta insistenza deve trattarsi di una cosa importante.»

Dave non seppe dire quanto a lungo ringraziò quella donna. Impercettibilmente, la ragazza passò lo sguardo da lei ai due ragazzi, all'apparenza smarrita.
Poi, sotto lo sguardo gentile della donna, annuì. Con un respiro profondo, fece segno all'altra di aprire mentre il cancelletto cigolava, provocando uno stridio quasi fastidioso alle orecchie.

Judith ― il Marchio. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora