5.

213 35 12
                                    

C'era stato un che di mistico in quell'incontro. Judith riusciva ancora a percepire l'emozione, le scariche di calore che le si erano irradiate dal cuore per giungere a tutte le altre parti del suo corpo. E percepiva anche il dolore, e non sapeva perché, e c'era il fastidio provocato dalla sua vicinanza. Quando Dave le aveva raccontato di quell'episodio, aveva avvertito una vibrazione, un legame insolito che li teneva uniti da dieci anni e di cui non aveva mai saputo dell'esistenza. Era stato intenso, surreale. Si era sentita libera, per la prima volta da tempo, e non riusciva a spiegarsene la ragione.

Mentre cucinava si sentiva lo sguardo del ragazzo addosso. La fissava e si era offerto di aiutarla, ma lei aveva rifiutato. Sua madre era rimasta in salotto con l'altro ragazzo, Christopher, e, dai risolini che le giungevano alle orecchie, doveva essere in buona compagnia. In quel momento fu grata loro di essere piombati così, senza preavviso, e ringraziò anche il cielo che stava facendo sorridere Jenna. I suoi sorrisi erano sempre un dono prezioso.

«Sei sicura che vuoi che restiamo per cena?» esordì Dave in un tono incerto. «Prima non mi sembravi troppo contenta di ricevere visite da uno sconosciuto... »
«È così» confermò lei, continuando a girare i chicchi di riso nella padella. Adesso era rilassata. «Ma era prima, appunto. Prima che mi raccontassi tutto. Dave, giusto?»
Lui annuì, sorridendole.

«Ti credo, Dave. È strano, decisamente, ma ti credo. E poi andate a genio a mia madre, lei comanda e io sono felice così.»
Si girò a guardarlo e lo vide assumere un'espressione a metà tra il soddisfatta e l'insicura.
«Pensavo che mi avresti buttato fuori a calci» disse, scuotendo la testa. «Non è facile credere alle parole di uno sconosciuto.»

Judith annuì, avvalorando le sue parole. Aveva ragione, del resto lei era sempre stata una persona razionale, sempre sulle sue, non si era mai lasciata andare in nessuna situazione. Era attenta, scrupolosa, sempre pronta ad usare i suoi assi nella manica. Era sempre stata così, ma era bastato quel ragazzo, i suoi occhi, la sua voce, il modo in cui aveva raccontato tutto - come se quell'incontro di tanti anni prima gli fosse rimasto nel cuore - a far cadere la sua corazza. Non sapeva il motivo, ma la cosa non le dispiaceva. Almeno, non in quel momento. Almeno, finché la cosa non si fosse risvegliata.

«Ti dispiace così tanto che io ti creda?»
«Affatto.» Dave sorrise, scuotendo la testa. «È solo che sono felice... sai, lo sono davvero. Non pensavo che sarei riuscito a trovarti. Avevo paura che ti fossi trasferita altrove.»

Lei lo osservò.
Le piacevano i suoi lineamenti; aveva un viso ovale, con la mascella scolpita e ricoperta da una leggera e all'apparenza ruvida barba dorata, gli occhi di un verde spento, che man mano che ci si avvicinava all'iride diventava più acceso. Il naso era lungo e dritto, a differenza del suo, alla francesina, che sua madre adorava tanto. Dave sarebbe piaciuto anche alla cosa?
«Non ci siamo mai spostati da qui.»
Involontariamente le scappò un sorriso, cosa che attirò l'attenzione di Dave.
«Che succede? Ho qualcosa in faccia?»
A quelle parole Judith scoppiò definitivamente a ridere e si coprì la bocca con il dorso della mano, aggiungendo un bicchiere di brodo al riso, affinché non si attaccasse.
Scosse la testa, fissandolo poi con intensità.

Non riuscì a dirglielo, naturalmente. Non avrebbe potuto dire a un perfetto estraneo di quanto trovasse attraente il suo viso, né quanto quegli occhi la affascinassero. Non sarebbe stato appropriato. Come non sarebbe stato appropriato dirgli che la rendeva nervosa, la sua vicinanza. E che la infastidiva. A tratti.
Così accantonò l'argomento chiedendogli di assaggiare il riso. Nemmeno quello, riconobbe mentre allungava il cucchiaio verso di lui, era troppo appropriato ma era comunque meno imbarazzante del primo caso.

«Forse manca un po' di sale» commentò Dave, assaggiando un paio di chicchi. In quel momento, quando i loro sguardi si incrociarono, entrambi avvertirono un'ennesima vibrazione come a sottoscrivere quel filo invisibile che sembrava unirli da tanto tempo.

Judith si allontanò repentinamente, come se si fosse scottata. Lui la fissò per un istante, interdetto, poi distolse lo sguardo e si alzò in piedi.

«E così... » disse, quando l'atmosfera si fu calmata. «Tu dipingi.»
«Sì» rispose lei, dandogli le spalle. «Paesaggi, prevalentemente. Monet è il modello a cui mi ispiro.» Anche alla cosa piaceva Monet.
Dave colse l'ombra di un sorriso sulle sue labbra e un velo di rossore imporporarle le guance, mentre parlava. «Quando ero piccola mi piaceva recitare» ribadì, «ma, una volta iniziato il liceo, ho sviluppato questa passione per l'arte. Mi piace anche fare ritratti, anche se non sono tanto brava. Diciamo che me la cavo meglio con la pittura dei paesaggi. I volti non mi riescono troppo bene.»
«Sei davvero brava» le disse Dave, sinceramente. «Dovresti portarli a qualche mostra, sono sicuro che ti verrebbe riconosciuto il giusto merito.»

Judith scosse la testa.
«Non credo che riuscirò mai a far vedere i miei dipinti a qualcuno che non siano i miei genitori. E a te, ma tu li hai visti per caso ed è un altro discorso.»
Sorrise di nuovo e Dave si perse ad ammirare quel sorriso, ancora.
Era spontaneo, pulito, privo di qualsiasi malizia e la ritenne in assoluto la cosa più pura che avesse mai visto nella sua vita. In quel momento comprese di aver fatto la scelta giusta, recandosi lì. Lei era la protagonista e osservare i suoi gesti, le sue espressioni e gli sguardi lo avrebbe aiutato a migliorare il suo romanzo. Era come aver fatto la conoscenza del personaggio principale del proprio libro. Era qualcosa di unico ed emozionante.

«Mi piacerebbe vedere qualche tuo ritratto» le disse, con dolcezza.
«A me piacerebbe leggere qualche pagina del tuo libro» replicò lei, tornando a guardarlo.
«Mi piacerebbe davvero, e poi sono sempre stata un tipo curioso. E sinceramente non mi è mai capitato che qualcuno scrivesse un romanzo... su di me.»
In qualche modo la cosa la attraeva e inquietava al tempo stesso. Voleva saperne di più. Soprattutto scoprire i suoi repentini cambi di atteggiamento nei suoi confronti.
Dave sorrise, annuendo.

«Posso fartelo leggere quando vuoi.»
«Che ne dici... » propose lei, con uno sguardo di pura e genuina complicità, «di adesso?»

Judith ― il Marchio. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora