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Premessa: mi sento in dovere di chiedere perdono (?) a tutti i lettori che leggeranno questo capitolo e che si ritroveranno alla fine, a domandarsi perché abbia fatto una scelta del genere, in quanto autrice.
Ma tutto accade per un perché e l'evento che verrà narrato alla fine di questo capitolo è solo uno dei tanti anelli che servono a concludere la catena.
Buona lettura!

***

L’aria era cosparsa di un gelo quasi invernale. Il freddo penetrava nella pelle, nonostante la protezione dei cappotti, ogni istante che passava un po' di più. Avevano appena abbandonato il tepore dell'auto e adesso si ritrovavano a percorrere il marciapiede che costeggiava la schiera di villette.

«Voglio che questa storia finisca il prima possibile» mormorò Judith, tenendosi a debita distanza da Dave, mentre Christopher, davanti a loro, sospirava. Judith aveva capito e aveva deciso: prendere le distanze da Dave, da quel ragazzo che le aveva piacevolmente sconvolto la vita e l’aveva fatta rinascere, sarebbe stata la giusta soluzione morale per far finire tutto quello. Non sarebbe stata la medicina, per lei. Avrebbe sofferto ancora, ne era certa, ma la sua famiglia, nonostante tutto, rimaneva la cosa più preziosa.

«È quello che vogliamo tutti» disse Christopher. La voce roca, attutita in parte dal fatto che fosse voltato di spalle, scivolò addosso a Judith, troppo concentrata su Dave, accanto a lei, per prestarvi attenzione.
Il ragazzo teneva le spalle incurvate in avanti, aveva l’espressione amareggiata, affranta, gli occhi rivolti verso l’asfalto.

Judith sapeva che, come lei, anche Dave doveva soffrire quella situazione, nonostante le avesse dato validi motivi per dubitare del fatto che a lui, di lei, importasse realmente qualcosa. Poi, però, la ragazza aveva accantonato la propria testardaggine, il proprio orgoglio, e a mente lucida aveva compreso che allontanarsi fosse l’unica soluzione; la più dolorosa, ma anche quella che avrebbe permesso ad entrambi di tornare a vivere ognuno la propria, seppur frastagliata, bella vita.
Eppure adesso eccolo lì, sembrava un bambino appena sgridato dai genitori. Judith avrebbe voluto fare o dire qualcosa, sapeva che avrebbe dovuto, ma dubitava che Dave l’avrebbe ascoltata.

Fu sul punto di pronunciare il suo nome per la terza volta da che erano scesi dalla macchina, ma qualcosa, nel suo profondo, la fece desistere, ancora. La mano di Dave era lì, penzolante lungo il fianco, e lei avrebbe voluto così ardentemente afferrarla e stringerla, come aveva fatto tante volte… Ricordò il suo tocco, così caldo e confortante, così familiare, e avvertì la sua mancanza più di qualunque altra cosa. Lentamente, gli si avvicinò, pronta a parlargli ma, in quel momento, Christopher sussurrò qualcosa.

«Judith, vieni qui. »
Lei fece una fatica immensa a distogliere lo sguardo da Dave per portarlo sul fratello.
«Che succede?» domandò, avvicinandosi. Lo sguardo di Christopher era puntato verso la facciata principale di casa sua, assottigliato, attento.
«Christopher… »
«Di solito lasciate le finestre aperte, a quest’ora tarda della sera? »
Judith lo guardò, confusa, poi scosse la testa.
«Chiama Dave» asserì, avvicinandosi scrupolosamente all’abitazione.
Con un’espressione confusa stampata in faccia, Judith si diresse verso Dave, scuotendolo per un braccio. Questa volta, senza fermarsi troppo a riflettere.

«Vai da Christopher… Vuole parlare con te» gli disse in un sussurro appena percettibile. Lui rimase qualche secondo interdetto, alternando lo sguardo dalla sua mano, ancora stretta sulla manica del suo cappotto, al viso di Judith, attraversato dall'inquietudine e, gli parve di scorgere, anche da un pizzico di speranza.
Dopo essersi ripreso, Dave annuì. Judith lo vide raggiungere il fratello, che si chinò appena per sussurrargli qualcosa all’orecchio. Qualcosa che la ragazza cercò in tutti i modi di percepire, fallendo miseramente.

Judith ― il Marchio. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora