20.2

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Judith, guardami! Guardami!

Sentì le mani di qualcuno afferrarle le spalle e scuoterle insistentemente, e percepì un respiro ansante sul viso. Quando lo shock nei suoi occhi scemò, riconobbe Dave. Il suo viso era il riflesso dell'angoscia e del terrore, un'espressione costernata gli attraversava i muscoli facciali.
A quel punto, mentre sbatteva le palpebre più forte possibile, Judith ebbe una duplice e concisa percezione: seppe con certezza che non era stato un sogno. Non aveva sognato né immaginato, aveva predetto. Vide lo squarcio, sulla sua camicia grigia, aprirsi con una lentezza estenuante, come il dipanarsi di una ragnatela. Il sangue, scuro e denso, inondò la ferita cominciando a sgorgare e ad impregnare il tessuto circostante, fino a gocciolare al suolo.
Judith era incapace di emettere alcun suono. Si sentì la bocca asciutta, arida, come prosciugata da qualunque liquido. Le labbra si separarono formando una o ovale, ma lei non se ne accorse fino a quando Dave non le afferrò il mento tra le mani e la chiamò ancora per nome.
Judith, sono io, sono Dave. Guardami.
Per qualche motivo lei non riusciva a farlo. La sua voce era cambiata, alzandosi di vari toni e trasformandosi in quella di un ragazzino. Non era più la voce di Jason, era quella di qualcun altro, qualcuno di cui lei non era sicura di potersi fidare.
"Sono io, sono Dave" aveva detto.
"No, non lo sei. Dave è morto, quel bambino è morto. Gli hanno sparato, lo hanno ucciso, ho visto il suo sangue e poi c'era mia madre e lei è... lei è..."
Tenne lo sguardo fisso su un punto imprecisato della strada alle spalle del ragazzo; scorse una fila di grossi alberi, dalla punta acuminata, e si accorse del manto di nebbia che cospargeva il paesaggio, rendendolo cupo e desolato.
La voce di quel qualcuno tornò, più insistente di quanto lo fosse stata in precedenza, e un paio di braccia la scossero con più violenza per le spalle.
"Judith! Judith Wilson, apri gli occhi, fallo per me!"
Il fallo per me venne pronunciato da una voce diversa, una voce femminile e triste, come se l'amarezza di tutta una vita avesse deciso di avvilupparla. Judith si sentì un grido nascere in gola, ma le parole si impigliarono nelle spire invisibili di una ragnatela, proibendo al suono di uscire dalla sua bocca.
"Mamma? Sei tu, mamma?"
Ci fu silenzio per quelle che sembrarono ore; poi il vento cominciò ad alzarsi sul paesaggio, emettendo rochi echi sinistri e abbattendosi con prepotenza contro i tronchi e i rami degli alberi. Una mano calda si appoggiò sulla guancia di Judith e lacrime salate crearono un disegno trasparente sulla pelle, mentre la strada, appannata dal vento, iniziava ad essere ricoperta da un manto di sangue vischioso.
L'orrore si espanse sul suo volto come una macchia d'olio su un pezzo di carta; lento e inesorabile.
Judith si ritrovò girata, all'improvviso, con il viso schiacciato contro l'asfalto umido di sangue. Inspirò boccate su boccate di liquido viscoso, inalandolo anche nella gola; il senso di nausea la scosse violentemente, inibendo qualunque sua percezione. La vista le si appannò, il rullo di un tamburo lontano cominciò a rimbombarle nella testa.

"Guarda, Judith, quello è il mio sangue. Il sangue che verrà versato per colpa tua, perché tu non hai voluto allontanarti, perché sei un'egoista e questa sarà la tua punizione. Anche tua madre e tuo padre sono morti a causa tua, e così succederà a me. Sei felice, Judith? Sei felice?"
Sei felice. Sei felice.
Il mio sangue verrà versato a causa tua. Sei un'egoista. I tuoi genitori sono morti per colpa tua.
Judith Wilson è un'assassina. Judith Wilson è una persona cattiva. Judith Wilson merita la morte.

"Basta!" urlò la ragazza, prendendosi la testa tra le mani e scuotendola forte.
"Basta, basta!"
Per la prima volta sentì la cosa agitarsi visivamente dentro al suo corpo.
Non è colpa mia. Sono innocente. Loro non sono morti per me, Dave non morirà per me. Io sono innocente, sono innocente!
Cominciò a piovere. La pioggia si mescolò rapidamente al sangue, fino a diventare un torrente di un colore aranciato, il vento divenne più impetuoso, le fischiò pungente nelle orecchie mandandola in tilt.

Judith ― il Marchio. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora