XVIII

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Avevo spedito indietro tre tazze di the quella mattina, facendo fare avanti e indietro a Clary.

Forse la quarta sarebbe stata quella buona.

Sollevai la tazza circondandola con entrambe le mani e, una volta poggiata tra le labbra, sussultai nel sentire la porta del mio ufficio aprirsi.

Ignorai il guizzo che il mio cuore ebbe associandolo allo spavento, e lanciai un'occhiataccia al fotografo che ormai si era abituato ad entrare senza bussare.

Maleducato.

- Buongiorno. -

- Cosa vuoi?! -

- Mh, cosa c'è dentro quella tazza? Veleno? - Si sedette sfacciatamente sulla poltroncina davanti alla scrivania, con le braccia larghe poggiate ai lati e le gambe accavallate.

- Ma non ti hanno insegnato a bussare?! -

Lui roteò gli occhi e si alzò. - Vuoi che torni fuori e bussi? -

I pantaloni blu scuri che appartenevano ad un completo, la camicia bianca con i primi tre bottoni aperti e la cintura di cuoio; perché aveva lo stile che Will poteva solo sognare? Per quale motivo quegli indumenti che aveva addosso, comprati di sicuro in negozi mediocri o in saldo, sembravano disegnati dai migliori stilisti esistenti? Perché sembrava pronto per camminare su una passerella ogni qualvolta che lo vedevo?

- Non vorrei azzardare dicendo che tu mi stia guardando il sedere, ma è effettivamente ciò che sembra. - Tornò a sedersi, facendo sì che la parte poco più sopra del suo sterno, ovvero quella lasciata scoperta dalla camicia aperta, si trovasse esattamente davanti al mio viso.

- Sei un cafone. -

- Sai, non capisco. - Parlò prima che potessi ribattere, lasciandomi in procinto di urlargli contro.

- Perché ti comporti così? -

Non distolsi lo sguardo perchè non volevo apparire insicura o intimorita da lui. Dovevo delineare un confine, quello che ci separava, perchè stava andando a sbiadirsi e non era ciò che doveva accadere.

- Ma chi pensi di essere? -

Osservai i tratti del suo viso che si erano induriti, abbandonando il ghigno accennato che aveva mantenuto per tutto il tempo.

- Io penso di essere me stesso. Tu, piuttosto. Ieri mi sei sembrata una persona completamente diversa ed oggi... - Abbandonò la frase a metà abbassando lo sguardo, poi lo alzò di nuovo, mostrando un'espressione oserei dire delusa. Come se avesse creduto fino in fondo in qualcosa e la sua certezza fosse all'improvviso sparita.

- Io sono sempre la stessa. - Ribattei.

Pensavo di tenergli testa, di controbattere, ma ero rapita da quella sua aria di sconforto, da quegli occhi verdi più profondi del solito.

- No, Lexie. - Replicò serio. - Ieri ho visto una persona diversa. Ho visto una ragazza di diciannove anni con le sue incertezze, e non la modella Lexie Allen, quella altezzosa, presuntuosa e acida. -

Sapevo di essere apparsa in un altro modo la sera prima. Il punto era che inizialmente non me ne fossi resa conto, mi ero preoccupata della figura che avevo fatto e solo ripensandoci, durante la notte, avevo capito che la sua frase mi piaci di più così fosse riferita proprio a quello. Continuavo comunque a non capire cosa mi avesse spinto ad agire in quella maniera, a lasciare che mi vedesse in veste completamente diversa.

- Vorrei solo sapere... Perché? Perché ti sei costruita un personaggio? Perché non sei te stessa? -

- Io... Io sono me stessa. - Farfugliai, costretta a spostare lo sguardo. Stava succedendo di nuovo: lui mi guardava, mi diceva ciò che non volevo sentirmi dire ma che sapevo fosse giusto, ciò che più lontano potesse esistere dai miei pensieri ma che rispecchiava esattamente la realtà.

- No. Io non ci credo che tu sei così. -

- Tu non mi consoci. -

- Chi ti conosce davvero, Lexie? -

Colpita ed affondata.

Non sapevo sinceramente cosa dire. Le parole mi si erano bloccate in gola, perchè era Amber la persona che mi conosceva davvero, ma sapevo che lui non fosse riferito alla mia famiglia.

Mi alzai incrociando le braccia al seno e, con la testa bassa, mi avvicinai alla porta per aprirla e mandarlo via, ma lui mi seguì e mi bloccò dal polso facendomi voltare

- Lexie. -

Alzai lentamente gli occhi su di lui, accorgendomi dei pochi centimetri che ci separavano.

Era alto, la pelle del suo petto era nuovamente davanti a me, sentivo il suo profumo.

Mi sforzai di mantenere gli occhi alti, nei suoi. In quel momento mi sembrava sorpreso. Sembrava sorpreso dalla mia espressione, e sinceramente neanche io sapevo cosa effettivamente il mio viso lasciasse trapelare in quel momento. Mi sentivo stordita.

Non sapevo cosa avesse intenzione di fare, ma aveva allentato la presa sul mio polso e mi guardava, mi guardava con qualcosa di strano dentro gli occhi, dentro il suo respiro che stava diventando lentamente irregolare.

Quella volta sì che mi aveva ferita. Aveva detto che fingevo, che non ero me stessa, ed avevo sentito cose più pesanti sul mio conto, ma nulla mi aveva mai colpito nel profondo come quelle sue parole crude.

- Signorina All-oh, scusatemi. - Quella sciocca stagista non si preoccupò di bussare, e sembrò ancora più impacciata del solito quando arrossì evidentemente imbarazzata davanti al fotografo.

- Tranquilla, Clary. Lui stava andando via. - Risposi fingendo un tono cordiale, sfilando il mio polso dalla sua stretta.

Non mi voltai per guardarlo, neanche quando, prima di uscire, sostò sull'uscio accanto alla rossa.

Sentivo che cercava il mio sguardo, ma non dovevo commettere di nuovo l'errore di incastrare il mio nel suo. La presenza di quella ragazza era stato il mio appiglio, un'immagine familiare alla quale mi ero aggrappata per tornare in me.

- Io avevo bussato ma non ho sentito risposta e-

- Non m'interessa. Che cosa vuoi?! - Tuonai quando il fotografo chiuse la porta alla proprie spalle.

- La signora Ava Allen ha chiesto di lei. Ha detto che l'aspetta nel suo ufficio. -

Era ancora rossa in viso, come se non avesse mai visto un bel ragazzo.

- Okay. Grazie. - Risposi con noncuranza dirigendomi nuovamente verso la mia scrivania.

- Ah, Clary? -

- Sì? -

- Ciò che hai visto non era assolutamente niente. So di non essere tenuta a darti spiegazioni, infatti mi sto solo accertando che tu non inizierai ad inventare storie. -

Lei si voltò e, giocando con il bordo della manica del suo maglione color senape, scosse velocemente la testa. - Non mi permetterei mai. -

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Altrimenti non so cosa pensate e non so se aggiornare o se vi annoio.

Comunque quanto ship sono Lexie e Daniel?

Il tutto sta diventando concreto!

A presto!
gaia;

Revival (DA REVISIONARE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora