XXVI

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- Buongiorno... tutto okay? - La voce di mia madre fu un calcio nello stomaco.

Mi voltai di scatto vedendola appena accanto alla porta, intenta a stringere il nodo alla vita della sua vestaglia nera.

- Buongiorno, Ava. - Rispose Daniel.

- È successo qualcosa? - Lei continuava a rivolgersi a me con una strana espressione in viso. Mi ricordava il modo in cui mi guardava quando, da piccola, mi beccava a provare i suoi trucchi.

- Va tutto bene. - Mormorai, intimorita dal suo sguardo. Solitamente non mi avrebbero fatto il minimo effetto gli occhi socchiusi e le labbra strette, ma in quel momento il mio cuore andava a mille per ciò che stava per succedere e per lo spavento di essere visti.

- Lexie, possiamo parlare in privato? Ho ricevuto una chiamata da Payton. - Senza attendere che rispondessi si diresse nuovamente verso la camera da letto dalla quale era appena uscita, ed io la seguii senza voltarmi indietro.

- Mi dici cosa hai intenzione di fare? - Non mi stava rimproverando. I suoi occhi erano diventati dolci e le rughe accanto agli angoli delle labbra segnavano un tentativo di sorridere.

- Di cosa stai parlando? -

- Tesoro... so cosa ho visto. Sai, come dici tu sono vecchia... anzi, più vecchia di te. E so come vanno queste cose. -

Aprii la bocca per controbattere, ma poi la richiusi.

Cosa avrei potuto dire?

- Hai un ragazzo, Lexie. Un ragazzo che ti ama e che mi ha chiamato ieri sera perché non rispondevi. -

- Lo so. - Farfugliai incrociando le braccia sotto il seno, con gli occhi puntati sul pavimento alla sua destra.

Le lacrime spingevano ed era un arduo compito cercare di non lasciarle sgorgare liberamente.

- Mi piacerebbe poter fare qualcosa, perché so quello che ho visto e ho capito come vi guardate. Ma, Lexie, hai fatto una scelta. Ricordi quando tu ed Amber avete deciso di intraprendere questa carriera? Cosa vi ho detto? -

- Di pensarci bene prima di decidere di rendere la nostra vita pubblica perché ogni nostro gesto sarebbe stato programmato e avremmo dovuto cercare di non sbagliare e compiere passi falsi. - Quasi recitai il discorso che più volte ci aveva fatto. Ci aveva ripetuto le medesime cose per tanto tempo, ma io non mi ero mai soffermata a rifletterci; la moda era tutto, non avrei mai messo niente al di sopra.

Fino a quel momento. Mi sentivo terribilmente combattuta, quel mondo che tanto amavo non mi sembrava più mio. Era come se fossi fuori posto; ovunque mi voltavo c'era qualcosa che non mi apparteneva.

- Tesoro... - Sussurrò allungando una mano verso di me.

Tenevo lo sguardo rivolto verso l'alto e stringevo le labbra nel tentativo di bloccare le lacrime, ma era del tutto evidente che stessi per esplodere.

Cosa mi aveva fatto quel fotografo? Come aveva potuto, in pochi mesi, far crollare ogni mia certezza?

- No. - Indietreggiai scuotendo la testa. - Non voglio essere compatita. Sto bene. -

Io e lei non avevamo mai avuto quel tipo di rapporto, non mi ero mai confidata con mia madre e non avrei sicuramente iniziato in quelle circostanze.

- Richiama Will. - Sussurrò con una certa delusione negli occhi, come se si fosse aspettata un comportamento di verso da parte mia.

Uscì dalla stanza e finalmente potei sfogarmi e piangere. Non avevo mai pianto per un ragazzo, nessuno era mai riuscito a suscitarmi certe emozioni, e lui era arrivato come un treno dritto nello stomaco.

Revival (DA REVISIONARE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora