XIX

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Non avevo idea di cosa fare.

La mia testa mi diceva di andare via, ma qualcosa mi fece scattare e spalancai la porta dell'ufficio del fotografo.

Era abbastanza tardi, l'ora di cena era passata da un pezzo ed io ero rimasta alla casa di moda per continuare dei lavori che non ero riuscita ad ultimare.

Ero sicura di essere sola, tant'è che sarei stata io a chiudere ma, scendendo le scale, mi ero accorta della luce accesa nell'ufficio al secondo piano.

Per via della porta in vetro opaco non potei avere la certezza che fosse lui fin quando non aprii.

Teneva una penna tra i denti mentre, assorto, guardava lo schermo del computer e manteneva gli avambracci, scoperti per via della camicia arrotolata ai gomiti, sul ripiano della scrivania, parallelamente al portatile.

Alzò soltanto gli occhi verdi su di me un secondo, che bastò a trapassarmi, poi li fissò di nuovo su ciò che stava facendo.

- Cosa ci fai ancora qui? -

- Lavoro. - Rispose seccamente, evidentemente annoiato dalla mia domanda.

- Hai visto che ore sono? - Mi avvicinai di più per scorgere ciò che stesse facendo, ma lui abbassò lo schermo con uno scatto alzandosi in piedi.

- Mi stai dicendo di andare via? E se io volessi rimanere? -

Come sempre, sembrava stesse parlando riferendosi ad altro.

Il mio cuore stava cercando di riprendersi per il guizzo dovuto al suo scatto improvviso pochi secondi prima, ma tentai di mantenere la mia autorità. - Non ti ho detto io di-

- Già. - Mi interruppe avanzando verso di me. - Non mi hai detto tu di arrivare, eppure sono ancora qui. Sono ancora nella tua vita e non mi hai mandato via nonostante tu possa farlo. Cosa dovrei pensare di ciò? -

Aprii la bocca per rispondere, per riuscire a risucchiare l'aria necessaria a respirare, perché sembrava che avessi dimenticato come fare.

- Rispondi, Lexie. - Sibilò, avvicinando sempre di più il suo viso al mio.

- Senti, ti ho detto- Soffiai, ma il suo ghigno mi fece bloccare.

- Anche adesso potresti allontanarti, ma sei ancora qui. - Guardò per un secondo la poca distanza che c'era tra noi, e poi puntò gli occhi di nuovo nei miei, ed erano talmente belli da lasciarmi letteralmente ammaliata.

Lo vidi tentennare per un attimo, poi aggrottò le sopracciglia, come se si fosse appena reso conto di qualcosa.

- Tutto bene? - Sussurrai, non sapendo neanche io il perché.

Lui si svegliò da quello strano stato di trance annuendo, poi tornò a sedersi alla sua scrivania con le dita intrecciate sotto il mento.

Non concepivo il motivo della mia reazione, ma percepii un fastidio terribile allo stomaco quando si allontanò.

Will. I giornalisti. Payton. Tutto ciò che il mondo avrebbe pensato di me.

Quei pensieri cercarono di eclissare ciò che non potevo più negare stesse accadendo, e mi diedi della stupida perché non poteva realmente attrarmi il fotografo.

Va bene che era bello. Molto bello. Forse troppo.

Diamine! Cosa diavolo mi stava prendendo? Ne vedevo dozzine di bei ragazzi. Insomma, avevo conosciuto personalmente Lucky Blue Smith, Zayn Malik, Ian Somerhalder, Zac Efron e tanti altri.

Revival (DA REVISIONARE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora