XXIV

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- Basta. - Sussurrai tentando con tutte le mie forze di allontanarmi. - Non posso. -

Nella mia mente sembrava impossibile interrompere quel momento, appariva totalmente inconcepibile l'idea di riaprire gli occhi e non vederlo insieme a me.

- Lexie. - La sua voce risuonò spezzata, un soffio che attirava le mie labbra contro le sue.

- Smetti di fingere per una notte. Non recitare una parte. -

Ero bloccata tra il senso di colpa e quello di impotenza. Il primo mi colpiva violentemente nello stomaco avvisandomi in tutti i modi dello sbaglio che stavo commettendo, il secondo era dovuto alla mia incapacità di allontanarlo.

Riuscii a rispondergli solo quando indietreggiò.

- Non è così semplice. Non si tratta solo ciò che voglio io, ci sono centinaia di persone che lavorano per me, per ciò che faccio e... Non posso mandare tutto all'aria. Sai che scandalo sarebbe se tradissi Will? Non provocherebbe danni solo alla mia immagine. So che questi scandali sono all'ordine del giorno, ma per il tipo di posizione in cui sono adesso, con l'azienda e tutto... Non posso permettermelo. -

Fui per un attimo scossa dalla luminosità di quegli smeraldi incastonati nei suoi occhi.

Le fioche luci sulle pareti si riflettevano nelle sue pupille, contrastando il colore gelido delle sue iridi e rendendolo tiepido come se una tenue fiamma fosse specchiata in esse.

- E ti piace vivere una vita che non è tua? Avere qualcuno che ti dica come reagire e cosa fare? Non arrivi ad un punto in cui non capisci più nemmeno cosa provi? -

Era esattamente lì che sbagliava. Ero cresciuta in quella maniera, con quella mentalità. Avevo velocemente imparato a capire come la mia vita sarebbe andata, per me era ormai normale e non era mai stato un problema, non fino a quel momento.

Avevo appreso come nascondere i miei sentimenti dietro un sorriso di fronte ad una telecamera o a sviare l'argomento quando le domande che mi venivano poste erano troppo private e nessuno mi aveva precedentemente istruito su come rispondere.

- So benissimo cosa provo, Daniel. Non mi piace avere qualcuno che mi dica cosa fare, ma è così e ci sono abituata. Per me è quotidiano. Come per te lo è scattare le tue foto. -

-Davvero pensi che essere ricchi e famosi sia più importante di tutto il resto? Ti accontenti di recitare una parte per il resto della tua vita piuttosto che rinunciare alle sfilate e alle copertine delle riviste? E poi pensi che non abbia visto che stasera non hai mangiato praticamente nulla? Per essere modella devi vivere di acqua e aria?-

Chiusi gli occhi per evitare che da essi trasparisse quella parte di me che, inevitabilmente, gli dava ragione.

Ascoltando la parte più razionale, quella che seguivo sempre e che predominava ogni volta, potevo affermare che la mia vita fosse esattamente come io la volevo. Era folle immaginare di mandare all'aria ogni cosa per un ragazzo.

Lo era anche quando l'altra porzione, quella che dava spazio alle sensazioni, tentava di primeggiare.

La differenza era che nel secondo caso, l'unico impedimento ero io. Io con la mia testardaggine, io che tentavo di trovare mille ragioni per convincermi di quanto insensata fosse quell'idea.

- Daniel... -

- No, sai cosa? E' colpa mia. Prima Katrina, poi tu... - Scosse la testa sconsolato, poi sollevò le sopracciglia al massimo e serrò le palpebre, come a volersi calmare con respiri lunghi e profondi.

In un primo momento mi sentii offesa; mi chiesi se mi stesse effettivamente paragonando a quella lì. Fu solo dopo che pensai che, forse, non stesse affatto mettendo a confronto me e lei, ma i suoi sentimenti nei nostri confronti.

In quel caso sarebbe stato completamente diverso: loro due stavano insieme, e ciò determinava la presenza di sentimenti nei riguardi di lei.

Ciò significava che aveva capito di sentire per me lo stesso che, poco tempo prima, aveva sentito per lei?

Fissai i miei occhi nei suoi quando li riaprì. Erano leggermente più scuri di prima, nonostante ci fosse ancora un caldo riflesso in essi.

Schiusi di poco le labbra, che ancora sapevano di lui, desiderando solo di assaporare le sue un'altra volta.

Ma in quel momento il suo cellulare squillò, e ogni barriera creata intorno a ciò che quel momento rappresentava crollò.

- E' Katrina. - Mormorò Daniel.

- Oh, certo. Rispondi pure. - Mormorai allontanandomi da lui, solo per evitare che i suoi occhi scorgessero la mia espressione, forse... Ferita?

Non ero a conoscenza di cosa fosse quella sensazione, ma un enorme macigno sul petto tentava di bloccarmi il respiro, e le lacrime premevano ardentemente per uscire, sentivano la necessità di solcare le mie guance e liberare il mio cuore da quell'opprimente peso, ma non potevo farlo, non davanti a lui.

Quando fui davanti alla parete trasparente, tentai di aggrappare il mio sguardo ad un qualsiasi dettaglio per riempire la mente con qualcosa che non fosse lui, quel bacio e il senso di colpa che mi stava assalendo.

Quella vista mi sembrava un quadro. Un bel quadro. Ma si sa: per ammirare un opera bisogna immergersi con il cuore, l'anima, i sensi. Ed io non ci riuscivo, non in quel momento.

Il suono del telefono si interruppe, il silenzio fu riempito da un battito del mio cuore più forte dei precedenti, dovuto al fatto che non sapevo se avesse o no premuto il tasto verde.

- No, non rispondo. -

Chiusi gli occhi.

- Vieni con me. - Le sue parole urtarono la mia pelle e poi si mescolarono ai brividi su di essa, facendomi per un attimo fischiare le orecchie ed inebriare i sensi.

- Non verrò a letto con te. - Mormorai a fatica.

- Non ho detto questo. Solo... Vieni con me. - Afferrò la mia mano e camminò verso la porta della camera da letto, trasportandoci immediatamente in un ambiente più intimo e riservato.

Nessun dettaglio di quella stanza mi rimase impresso, ma del suo viso, del suo corpo... Ogni minimo particolare si era scolpito nella mia mente, ogni piccola cosa.

Daniel fece aderire il suo corpo al mio con uno scatto leggero e mi baciò, tenendo ancora la mia mano, che posizionò sulla sua guancia.

Le nostre labbra, le lingue, i nostri cuori si abbracciavano, tutto il mio corpo palpitava, i battiti si propagavano dal petto fino ad arrivare ovunque, perfino alla testa.

-Non posso.- Sussurrai sulla sua bocca.

Lui lasciò la sua fronte sulla mia ed il mio cuore ancorato al suo.

- Mi piaci tanto, Lexie. Molto più di quanto avrei pensato. -

Cosa mi stava succedendo? Come potevano le parole e i baci di un ragazzo come un altro rendermi creta nelle sue mani?

Avevo avuto mille occasioni di tradire Will, ma non avevo mai incontrato nessuno capace di farmi sentire in quel modo, nessuno era mai riuscito a penetrare nei miei sensi come aveva fatto lui. Daniel Grey, il mio fotografo.

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Opinioni su questo capitolo?

a presto,
gaia;

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