Venni svegliata da qualcuno che bussava insistentemente alla porta della mia camera.
Sarebbe stato il penultimo giorno a New York, quello.
Mi mancava casa e mi mancavano i miei amici.
Nulla riusciva a tenermi ancorata lì. Niente di materiale, almeno.Stordita dal brusco risveglio, cercai di appiattire i capelli e, nonostante fossi in pigiama, aprii la porta.
Probabilmente era Riccardo."Finalmente!"
Quella voce.
La sua voce.
Shawn."Che ci fai qui?"
"Dobbiamo parlare." Disse e mi spinse con tutte le sue forze per cercare di entrare nella stanza.
Non opposi resistenza."Dammi solo un momento, mi metto qualcosa di decente." Dissi a bassa voce, notando che scrutava il mio pigiama ad arcobaleni.
Infantile. Se non di più.
"Va bene. Ti aspetto qua."Aveva la voce da duro. Arrabbiata, ma non con me. Anzi, si sforzò persino di fare il sorriso più credibile del mondo.
Ma non mi fregava.Afferrai la prima cosa che mi capitò sotto mano e mi precipitai in bagno.
Erano gli shorts e la maglietta che avevo al concerto.Proprio quella maglietta. Proprio quella con scritto "Mendes 98" che mi feci regalare dai miei genitori a Natale.
Ci ero attaccatissima.
Uscii dal bagno."Bella maglietta."
Sorrisi, imbarazzata. Non avevo proprio voglia di fare la faccia da ragazza con la bavetta alla bocca."Passiamo alle cose serie. Dobbiamo parlare." Disse, sicuro.
"E di cosa dobbiamo parlare, Shawn?"
"Di noi.""Non ci sarà mai un noi. Forse non ti è ancora chiaro. Noi non siamo e non saremo mai nulla, Shawn, e non so perché tu non riesca ad accettarlo." Mi sedetti sul letto con la testa tra le mani.
"Siamo troppo diversi, troppo orgogliosi e troppo attratti l'uno dall'altro. Così tanto da essere pericolosi, nocivi per noi stessi.
E fa male dirlo, Shawn, credimi. Un coltello non fa altro che le capriole nella mia ferita aperta quando ti vedo, girando e rigirando, e squarciandomi ancora.
E il problema, ciò che fa ancora più male è che tu, tu sei la mia causa, la mia malattia.
Sei la mia malattia, e ciò che mi fa guarire."Fece un respiro sonoro e si chinò, prendendomi le mani.
"Ti ho desiderata così tanto in questi mesi. Sei così importante. Perdonami, sono stato uno stupido. Hai ragione. Sì, hai ragione. Come sempre, dopotutto."
Non parlai. Non sapevo cosa rispondergli.
"E se ti dicessi che ti amo?"
"E se ti dicessi che preferisco che tu sparisca dalla mia vita?" Risposi, fredda. Mi alzai in piedi, impertinente, ritirando le mie mani dalle sue, che le avvolgevano completamente.Allora prese il mio viso tra le sue mani e lo avvicinò al suo.
Fu l'instante più sensazionale della mia vita.
"Ti amo anche io." Cedetti.Bene.
Non so che dire, quindi ciao.
Doppio aggiornamento perché domani non ho scuola quindi passerò tutta la giornata a rotolarmi nel letto e a leggere tutti i libri di Harry Potter che mi hanno molto gentilmente regalato a Natale.
E LI STO AMANDO QUINDI LEGGETE LE AVVENTURE DI MR. POTTER E NON VE NE PENTIRETE.
Angolo pubblicità finito, spero vi piaccia il capitolo.💕

STAI LEGGENDO
No promises. [S. M.]
Romance{STORIA COMPLETATA} [...] "Ti ho desiderata così tanto in questi mesi. Sei così importante. Perdonami, sono stato uno stupido." Non parlai. Non sapevo cosa rispondergli. "E se ti dicessi che ti amo?" "E se ti dicessi che preferisco che tu sparisca d...