Nove.

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"Perché non andate a contemplare Milano invece che starvene lì impalati?" Ci interruppe Riccardo.

Arrossimmo entrambi. Io forse un po' troppo, perché Shawn mi sorrise.

"Noi dobbiamo compilare alcuni documenti. Quando finiremo vi chiamiamo e andiamo a mangiare qualcosa." Spiegò Bill.

"Va bene. Vieni, Ang." Disse il ragazzo che mi stava accanto, alzandosi.
"Ci vediamo dopo." Salutai, ancora euforica, sul ciglio della porta.

Mentre scendevamo le scale, i due ragazzi ubriachi, ancora più sbronzi di prima, iniziarono a tirarmi il vestito.

"Ehi bella moretta, vieni da noi."
Continuavano a tirarmi la seta, rallentandomi notevolmente.

Puzzavano un sacco di alcool, quei due, mancava poco a farmi vomitare. Avevano gli occhi rossissimi, come se il sangue dei capillari gli si fosse riversato negli occhi. Che spettacolo inquietante.

Shawn era un po' più avanti.
"Shawn, aspetta!" Urlai.
Shawn si girò proprio mentre un ragazzo mi afferrò un tacco, facendomi cadere.

Con dei riflessi non istantanei, di più, il cantante stese le braccia e mi prese al volo, evitandomi una caduta sulle ginocchia degna di due lividi violacei.
Benedii lui e tutti i santi che me l'avevano fatto incontrare.

"Toccatela di nuovo e ve ne faccio pentire." Ringhiò, anche se non so quanto avessero capito d'inglese.
Mi afferrò per un polso e, a passo svelto, mi condusse fuori.

"Ti ringrazio. Mi hai fatto evitare una caduta bruttissima." Dissi osservando la sua mano ancora attorno al mio polso.

Lui seguì il mio sguardo e la tolse subito.

"Di nulla. Dovere."
"Dovere? Sei anche un supereroe?"
"No, ma ci provo."
Risi.
Ridemmo.

In un batter di ciglia mi ritrovai a camminare con lui di fronte al Duomo.

Erano le dieci e Milano era stracolma di persone. Così tante da far sì che io e Shawn ci perdessimo di vista.

Salii le scalinate e mi fermai lassù. Cercai i capelli del ragazzo tra la gente, ma nessuno gli assomigliava troppo.

Mi sentii toccare una spalla. Mi allontanai di scatto. Senza voltarmi. Poteva essere chiunque. Anche un malintenzionato.

"Le mie doti da supereroe ti hanno ritrovata."

Quella voce era più di un calmante. Mi rilassava. Mi piaceva.

"Shawn mi hai fatto prendere un colpo."
"Perdonami. L'unico modo per non perderti è tenerti per i polsi, allora." Disse prendendomi per mano e ricominciando a camminare.

No promises. [S. M.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora