Extra

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"Vuoi muoverti?" urlò Shawn impaziente dal piano di sotto del suo appartamento a Toronto.

"Aspetta un momento! Mancano ancora dieci minuti!" urlai mentre cercavo lo scatto perfetto di quel fantastico sole che, tramontando, si nascondeva dietro dei palazzi di fronte alla veranda.

"Vedrai altre migliaia di tramonti da questa veranda, proprio oggi devi perdere tempo?" sbuffò lui, inconsapevole di avermi detto una delle cose più belle del mondo.

Che avrei guardato altre migliaia di tramonti da quella veranda ne ero quasi sicura, ma mai completamente certa. E lui non faceva altro che confermarmi, ogni tanto, che potevo essere tranquilla, che lì ero finalmente nel mio posto.

E no, il mio posto non era il suo appartamento con il letto grande e morbido che mi piaceva tanto, o le scale a chiocciola da cui cadevo sempre, o la cucina che impiastricciavo di farina quando volevo cimentarmi in qualche ricetta culinaria italiana.

Il mio posto era ovunque, in qualsiasi posto, bello o putrefacente, pulito o sporco, esistente o inesistente, purché Shawn fosse con me.

"Fatto" annuii convinta prima di gettare il cellulare nella borsa e di precipitarmi di sotto.

"Eccomi, mio impaziente cavaliere" sorrisi dandogli il braccetto.
"Facevi foto al tramonto o fumavi una canna?"

"Tu non apprezzi la cultura" dissi facendo la finta offesa, che non durò molto dato che, mettendomi due dita sotto al mento, mi baciò dolcemente con il solito sorriso da scemo sulla faccia.

"Che schifo, sto con te solo perché sei famoso"
"Sto con te solo perché sei bella"
"Mi hai fatto un complimento, piccolo muffin al cioccolato"
"Anche tu me ne hai appena fatto uno"

Lasciandomi riflettere su quanto essere paragonati ad un muffin al cioccolato fosse un complimento, entrammo in macchina e trascorremmo tutto il tragitto senza parlare.
Battevamo a tempo i piedi per la canzone in sottofondo che trasmetteva la radio, ma ognuno era perso nei suoi pensieri.

Approfittai di quel momento per guardarlo bene, per guardarlo magari con gli occhi di una persona che non fosse di parte tanto quanto me.

Shawn era concentrato sulla strada che aveva di fronte, con lo sguardo fisso in avanti ma con le labbra che dipingevano un sorriso da quando si era accorto che lo fissavo. I capelli in alto, tenuti su da un po' di cera e modellati con pazienza dal phon, la cicatrice sulla guancia, le mani grandi che avvolgevano e tenevano stretto il volante.

Quel giorno era vestito molto più elegante del solito, e mi aveva obbligata ad adeguarmi al suo livello di eleganza per non fargli fare brutta figura. Avrebbe cantato in live per la registrazione di un album extra, quindi aveva preso l'impegno come uno dei più importanti in assoluto.

"Siamo arrivati, ma se vuoi puoi rimanere a fissarmi ancora un po'"
"Grazie Shawn, apprezzo il pensiero" arrossii, "ma faresti tardi e mi uccideresti"

Lo show iniziò un'ora dopo, quando il cantante ebbe finito di provare e la stanza si riempì di gente.
Quanto era bello vedere ragazzi e ragazze con una strana luce negli occhi appena incontravano lo sguardo del loro idolo, le lacrime che scorrevano calde sulle guance e la mente che registrava ogni istante per non dimenticarlo mai più.

Anche a me succedeva in ogni momento in cui ero con lui. Sempre. Cercavo di non perdermi niente per poi non rimpiangere momenti indispensabili.

"Quest'oggi è un giorno speciale per me, per voi, e vorrei che fosse unico anche per un'altra persona qui presente" sorrise lui alla fine del concerto, puntando il suo sguardo su di me.

Lo guardai interrogativa, senza sapere che cosa voleva fare mentre con la mano mi faceva cenno di salire sul palco.

"Molti di voi la conoscono, ma per quei pochi che non l'hanno mai vista, lei è Angelica, la mia ragazza" dei fischi e degli applausi lo interruppero, ma lui fece ritornare il silenzio.

"Angelica è la persona che più stimo in assoluto. Ha il potere fantastico di farmi stare a mio agio dovunque e comunque, con chiunque. L'importante è che lei sia al mio fianco. Non potete immaginare a quante persone non ho spaccato la faccia solo perché lei mi stringeva la mano strofinando il pollice sul dorso. Non potete immaginare quanto forte mi renda, anche quando tutto sembra andare male. Non potete immaginare quanto io le sia grato per essere entrata nella mia vita.
Auguro a tutti voi di trovare un amore così puro, così bello, così indisposto a finire.
E se l'avete già, sappiate che ha bisogno di una piccola grande conferma.
Una conferma che io, adesso, sto per chiederti, Ang."

Portò la mano nella tasca dei pantaloni eleganti per poi tirarne fuori una scatola blu notte.

Le lacrime scendevano incontrollate mentre le mani erano scattate in automatico davanti alla bocca per cercare di coprire la mia espressione scioccata.

"Sono più di quattro anni che stiamo insieme e ogni giorno mi sveglio sempre più consapevole che tu sei la persona con cui voglio passare la mia vita, con cui voglio crescere dei bambini belli quanto me e rompipalle quanto te" sorrise e tutti risero "quindi ho pensato che oggi, giorno in cui festeggiamo esattamente quattro anni e mezzo di fidanzamento, voglio chiederti la cosa più importante del mondo"

Avrei voluto rispondergli che conosceva già la risposta, che per me sarebbe stato sì sempre e comunque, ma lo lasciai finire il discorso che si era probabilmente preparato.

Si mise in ginocchio e io faticai a reggermi in piedi.

"Vuoi sposarmi, e passare con me il resto della tua vita?"

I ragazzi urlavano di dirgli sì, cosa che avrei fatto anche senza essere incitata.
Shawn era, è e sarà sempre il mio grande grande sì.

"Sì, sì, sì che lo voglio, Shawn. Sì" sorrisi abbassandomi e baciandolo, senza curarmi della gente, delle telecamere e di tutti quelli dello staff.

Io e Shawn ci saremmo sposati.
Io e Shawn saremmo stati una famiglia a tutti gli effetti.

Grazie a tutti per aver letto questa fanfiction.
A breve ne pubblicherò una nuova, stay tuned!
Vi voglio bene.

Commentate qui con cosa ne pensate di questa storia, mi farebbe tanto piacere!

No promises. [S. M.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora