Sessanta.

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Castello Angelica: 100/100.

Avevo superato brillantemente gli esami di maturità, e il mio futuro era già proiettato a Cambridge.

L'università mi aveva ammessa e non potevo che esserne più felice.

"Mamma! Cento!" Urlai appena chiusi la porta di casa.
"Oddio amore ma sei fantastica!" Lei mi abbracciò, quasi più contenta di me.

"Complimenti pupa." Papà sbucò dal suo studio, abbracciandomi anche lui.

"Non posso ancora crederci!" Esultai.
"Ti sei impegnata così tanto quest'anno. Ti meriti tutto questo." Sorrise papà.

Aveva ragione. Avevo passato la maggior parte dei miei pomeriggi a studiare, quando non ero a fare shooting.

Andava tutto bene.

Ormai avevo completamente rimosso Shawn dalla mia vita materiale: poster, canzoni, album.

L'unico oggetto rimasto era la chitarra che mi aveva regalato per il compleanno.
Non avrei mai avuto il coraggio di buttarla via.

I ricordi, invece, rimanevano sempre. Ma avevo imparato a vederli con un sorriso, a trasformarli in qualcosa di bello.

Il mio telefono interruppe la mia allegria. Qualcuno mi stava chiamando.

"Pronto?"
"Hey dolcezza."
"Naaaaash!"
"Cos'è tutta questa allegria?"
"Cento all'esame di maturità!"
"Ma sei una secchiona!" Rise lui.

Ah, quanto mi mancava sentire quella risata dal vivo.
Era giugno, e quindi dieci mesi che non vedevo i Magcon.
E mi mancavano da morire.

"Non è vero! Non sono secchiona! Comunque... cosa c'è?"
"Volevo invitarti ad una rimpatriata degli Old Magcon tra due settimane a Los Angeles. Cameron ha insistito tantissimo perché ti invitassimo e tutti sono d'accordo."

Un 'ti ho detto di non dirle che l'ho proposto io' mi fece scappare una risata.
Cameron doveva essere là vicino.

Ci eravamo sentiti molto nei mesi precedenti e si era rivelato un ottimo amico, confidente, e un ragazzo alquanto simpatico e carino allo stesso tempo.

Ma accettare avrebbe comportato un solo lato negativo: Shawn.

Per quanto mi mancasse da morire la sua voce, i suoi abbracci, lui, non volevo rivederlo, perché avrei sofferto daccapo, sicuramente.

Intanto io rimanevo in silenzio al telefono, sospirando. E Nash faceva lo stesso.

"Anche a Shawn andava bene. Quando glielo abbiamo proposto si è illuminato. Letteralmente." Ruppe il silenzio.

Quella frase mi face davvero tanto tanto piacere, anche se non potevo sapere se fosse vera o meno.

"Va bene, dimmi quando ci vediamo."
"Ah. È già tutto prenotato. Saresti venuta comunque. Ti mando una mail."
"Sei terribile! E se non avessi accettato?"
"Sarei venuto a prenderti, bimba."
"Oh, che bravo ragazzo."
"Ci sentiamo, Angel."
"Un bacione a tutti!"

Riattaccò.
Li avrei rivisti.
Finalmente.

No promises. [S. M.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora