Trentasei.

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"Grazie mille ragazzi. Penso di averlo già detto, ma lo ripeterò. Siete fantastici e non mi sarei mai aspettata questa festa tanto bella. Spero di non perdervi mai. E niente, siccome sono le cinque del mattino e sono stanchissima, meglio andare a casa, adesso."

Tutti applaudirono e, dopo gli ultimi abbracci, andarono via. Erano le cinque  del mattino e avevamo ballato tutta la notte senza fermarci. Era stata la festa di compleanno migliore di sempre. E Shawn la rendeva ancora più bella.

Andai verso di lui e lo presi per mano.
"Andiamo."
"Oh, sì." Sorrise e si avviò verso la porta.

Roma alle cinque e mezza del mattino è deserta. L'arietta umida mi pizzicava il naso e cotonava un po' i capelli di Shawn, sparati verso l'alto.

"Dov'è il tuo hotel?"
"No, babe, ti accompagno a casa." Sorrise svoltando dolcemente verso destra. Sapeva magicamente dove fosse casa mia. E la cosa mi inquietava parecchio.

In compenso mi aveva chiamata babe e io non potevo proprio farcela. Mi faceva sciogliere come mai nessuno è stato capace di fare.

"Siamo arrivati." Shawn mi fece abbandonare quei pensieri.
"Come fai a sapere dov'è casa mia?" Chiesi curiosa.
"Beh devo pur sapere dove alloggerò per i prossimi cinque giorni."
"COSA?" Urlai.
Shawn mi mise l'indice sulle labbra. Evidentemente il mio tono di voce era un po' troppo alto.

"Dormirò a casa tua. Riccardo mi ha mostrato la strada e ha parlato con i tuoi. Dai, era una sorpresa." Sorrise.
"Ma sono felice come se fosse il mio compleanno!" Urlai ancora.
Shawn rise di gusto. "Ma è il tuo compleanno."
"No. Lo era ieri." Sorrisi mentre cercavo le chiavi nella mia borsa.

Avevo il mondo, là dentro. Fazzoletti, auricolari, caricabatterie, fermagli, portafogli, una cover di riserva in caso la mia si perdesse, trucchi, cosine da ragazze, e, finalmente, le chiavi.
Aprii la porta e con passo felpato entrai dentro la mia amata casetta.

"Tesoro! Tutto bene?" Mi accolse mamma con le braccia spalancate.
Mi fiondai in mezzo a quelle, come una bambina, come facevo sempre da quando ero piccola.
"Sì, mamma. Tutto fantastico."
"Ehi, pupa."
"Ciao, papà."

Shawn era rimasto dietro, sul ciglio della porta. Andai da lui, lo presi per mano e lo portai davanti ai miei genitori.

"Mamma, papà, questo è Shawn. Il mio ragazzo." Annunciai solennemente.
"Shialve." Si sforzò Shawn.

Scoppiai a ridere come una demente e gli diedi una pacca sul braccio. Mi ero scordata di dirgli che poteva parlare benissimo in inglese e quel suo Shialve mi fece morire.

"Puoi parlare in inglese." Gli sussurrai mentre mi asciugavo le lacrime dagli occhi.

"Grazie al cielo." Sospirò, disperato.
Risi daccapo, e si aggiunse anche lui.

Allora dovrei motivare la mia lunga assenza.
Il problema è che non saprei che dirvi, in realtà.
Ho avuto varie peripezie, se così possiamo chiamarle. Sostanzialmente la causa dovrebbe essere questa.
Ma non ha molta importanza.
Altri problemi sono il fatto che questa storia non mi piace per nulla, la vedo banale, e quindi ho seriamente pensato di eliminarla, e anche il fatto che sto scrivendo un'altra storia, a tema Hogwarts e non so quanto possa piacere.
Quindi ecco i miei dubbi amletici.
Datemi un consiglio, ne ho bisogno.

Se sei arrivata fino qui, grazie.

No promises. [S. M.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora