No promises. [S. M.]

Due.

Due anni dopo.

"Hai messo tutto nella valigia?" Urlò mia madre dalla cucina.
"Certo! Ho controllato più volte!"

Scesi le scale di corsa. Papà mi aspettava in macchina e, conoscendolo, sapevo già che se avessi tardato lui ne avrebbe approfittato.

Per quanto fosse fiero di me e del mio lavoro, non gli andava a genio di avere lontana per troppo tempo la sua unica figlia.

"Fa' la brava, a Milano. Ci vediamo la settimana prossima."
Abbracciai mia madre, con la lacrima solita che le bagnava lo zigomo prima di ogni mio piccolo viaggio.

Andavo a Milano e non stavo più nella pelle. Mi avevano invitato ad una festa in un locale per non so quale motivo, e io e il mio manager saremmo andati.

Di solito mi chiamavano per qualche contratto, intervista, parere o semplicemente per conoscermi e capire se potevo essere una potenziale candidata per qualche progetto.

Nei mesi precedenti la mia carriera aveva fatto passi da gigante e la me diciassettenne era una modella abbastanza conosciuta. E ne era orgogliosa.

Alcune persone mi salutavano per strada, addirittura, dicendo che mi seguivano tanto sui social e riempiendomi di complimenti.

Approfittai di quella festa per poi andare, finalmente, a vedere il ragazzo che mi aveva accompagnata incessantemente con la sua musica per due anni: Shawn Mendes.

Avevo i biglietti per il suo concerto. Non vedevo l'ora.
Lo sentivo già vicino, già più presente, nonostante fossimo a chilometri di distanza.
Era in Italia, e questo bastava.

"Tutto pronto?" chiese mio padre battendo rumorosamente il piede sul pavimento.
"Sì, papà, andiamo. Ric mi aspetta all'aeroporto."

Riccardo era il mio manager, una persona squisita che mi offriva nuove attività, emozioni, esperienze.

È anche e forse soprattutto merito suo se, qualche giorno dopo l'arrivo a Milano, la mia vita è decisamente cambiata.

Ehi,
questo è l'ultimissimo capitolo noioso, lo giuro.
Spero vi stia piacendo la storia e il modo in cui scrivo.
Buona lettura!