Sessantaquattro.

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"Io e Angelica andiamo a fare un giro per Los Angeles." Urlò Cameron mentre si dirigeva verso la porta.

Non mi aveva lasciato la mano per un minuto da quando Shawn aveva deciso di rimanere fino alla sera in quella casa.

Ma mi andava bene, mi sentivo al sicuro, in un certo senso.

"Vengo anche io!" Matt si alzò dal divano.
"E io!" Urlarono i Grier sincronizzati.
Ci guardammo tutti in faccia e scoppiammo a ridere.

Da quanto tempo non ridevo così, per davvero?

Shawn si alzò dal divano, ma prima che potesse muovere un muscolo, Cameron prese la parola.

"Perfetto, siamo cinque e la macchina basta. Il prossimo lo ficchiamo nel bagagliaio o sul cofano." Fece un sorriso sghembo verso Shawn e aprì la porta.

Il canadese si ributtò sul divano con la sua solita e caratteristica delicatezza.
E a me venne da sorridere a quella scena, come facevo sempre.

Entrammo in macchina e, appena finì Roar di Katy Perry, che era la canzone preferita della sorellina dei Grier, Skylynn, gli speaker presentarono la canzone successiva.

"Ed ecco a voi il singolo di un artista emergente che sta facendo boom di ascolti. Stitches di Shawn Mendes!"
Ed iniziò la canzone.

Mi irrigidii notevolmente, tanto che Nash, accanto a me, si buttò addosso a tutti pur di cambiare stazione.

Gli mimai un grazie con la testa, incrociando quei meravigliosi occhi azzurri.
Li adoravo.

"Nash, ma i tuoi occhi sono veri?"
"No, sono nato solo con i 'fossi' e mia madre e mio padre hanno scelto due occhi finti a caso da incastrare, sennò pareva brutto. MA SECONDO TE!"

Tutti scoppiarono a ridere sonoramente dopo lo sclero di Nash.
Quanto mi erano mancati.

"Nel senso, sono naturali o usi lenti a contatto? Certo che non capisci niente se non ti spiego le cose." Borbottai.

E giù altre risate e una tirata di capelli da parte del diretto interessato.

"Non farlo mai più!" Piagnucolai massaggiandomi la testa.
"E tu non dubitare dei miei splendidi occhi."
"Anche perché se gli togli quello, di splendido non ha più nulla!" Urlò Cameron.

Un'occhiataccia di Nash ci fece zittire per qualche secondo, fino a quando non riuscii più a trattenermi e scoppiai a ridere e a contorcermi come una bambina.

"Gli Universal Studios, signori!" Esclamò Matthew felice come una pasqua.

"Mi fa un sacco piacere che ti sia tornato il sorriso, quello vero." Mi sussurrò Nash prima di scendere dall'auto.
"E a me fa un sacco piacere che, tra tanta gente, siete stati proprio voi a farmelo tornare." Lo abbracciai.

No promises. [S. M.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora