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Una volta che ebbi terminato il mio racconto, attesi pazientemente che Lucy reagisse. Il silenzio era talmente lacerante che accesi la radio, le dita rese goffe e tremanti dall'emozione. Pregavo con tutto il cuore che non prendesse quello che le avevo detto come uno scherzo e non scappasse a gambe levate, dopo una storia tanto assurda.

- Mia madre l'aveva detto. - sussurrò invece, con voce priva di inflessioni, come se fosse rassegnata.

- Cosa? - chiesi, stupito. Mi sarei aspettato qualsiasi reazione, ma non che tirasse in ballo lei.

- Che tu avevi la scintilla del diavolo negli occhi. - sospirò Lucy, appoggiando la borsa a terra.

Mi lasciai sfuggire un gemito. La scintilla del diavolo, malefico... trovavano sempre un modo nuovo per ferirmi.

- Ad essere sincera, lei lo dice di chiunque. - continuò lei, alleggerendo l'atmosfera con il suo solito tono ironico. - Ma è più diffidente del solito nei tuoi confronti, quindi immagino che non si sia sbagliata. Non so se quello che mi hai raccontato è vero Gene, ma sono propensa a crederti, dato che ti conosco da un po' e penso non diresti una balla simile solo per fare colpo su di me.

- Fare colpo. - ripetei, con uno sbuffo. - La mia storia al massimo potrebbe agire da repellente. Preferisco che tu mi respinga adesso, prima che io mi affezioni a te. Ho sempre saputo di essere fatto per restare solo, ma una parte di me nutre ancora la stupida speranza di trovare qualcuno con cui condividere la mia vita.

Lucy trasse un profondo sospiro e scosse la testa.

- Gene, è molto difficile per me. - mormorò, stavolta del tutto seria. - E' passato ancora troppo poco tempo da lui.

Storsi le labbra nel vedere che ancora non riusciva a pronunciare il suo nome. Il suo ex, un uomo alto e nerboruto di nome Thomas, dopo il matrimonio si era rivelato una persona violenta, con una seria dipendenza dall'alcol. Se c'era una cosa che io non avevo mai fatto era stata avvicinarmi alla droga. Ne avevo fatti di sbagli, ma l'idea di permettere ad una sostanza chimica di condizionarmi non mi aveva mai toccato. Avevo già visto cosa succedeva quando perdevo il controllo e non avrei permesso che accadesse di nuovo. Chissà cos'avrei potuto fare, in preda ad una crisi di astinenza.

Lucy mi aveva raccontato che era capitato che Thomas la picchiasse, quando era particolarmente sbronzo. All'inizio lui era riuscito ad approfittarsi del suo buon cuore, dicendole che gli dispiaceva e promettendo che non sarebbe accaduto mai più, ma finiva sempre per ricascarci. Ad un certo punto Lucy aveva raggiunto il punto di saturazione e aveva compreso che per quell'uomo non c'era salvezza o, se c'era, non era lei a doversi occupare della sua riabilitazione. Tutto ciò che aveva fatto era stato aggrapparsi a lei, facendole credere di essere debole per spadroneggiare, quando in realtà era lui l'incapace. Erano passati due anni da quando Lucy l'aveva sbattuto fuori di casa, ma la brutta esperienza le bruciava ancora. Il solo pensare a Thomas era sufficiente a dare un colorito livido alla sua pelle color caffellatte, e le si dipingeva in volto un'espressione feroce. Quando la vedevo così mi chiedevo come diavolo avesse potuto lasciarsi intortare da un simile stronzo. Ma conoscevo fin troppo bene il diabolico meccanismo che i manipolatori erano tanto bravi a muovere nella direzione da loro stabilita. Chiunque fosse fiducioso nei confronti del prossimo o, come me, tanto disabituato alla gentilezza da dedicare corpo e anima a chi mostrasse il minimo interesse, era una preda facile. Quelli come Thomas non si rendevano nemmeno conto di essere malvagi o che il loro comportamento facesse soffrire gli altri. Erano troppo egocentrici per rendersi conto del dolore altrui e, a volte senza saperlo, si comportavano da egoisti. Da un lato provavo compassione per loro, perché per la vera crudeltà ci vuole consapevolezza, ma dall'altro la parte più cinica di me diceva che sarebbe stato meglio se scomparissero tutti dalla faccia della terra. Quei bastardi che mi avevano fatto soffrire, facendomi credere di essere posseduto dal demonio, di essere io quello sbagliato. E tutti gli altri maledetti che approfittavano della fiducia accordatagli e di chi gli voleva bene. Era probabile che Thomas avesse amato Lucy, ma aveva finito per darla per scontata, come se l'amore di lei gli fosse dovuto e non qualcosa che si dovesse meritare, per cui si dovesse lottare ogni giorno. Quando qualcuno entra a far parte in modo stabile della nostra vita, finiamo per considerare la sua presenza un elemento del paesaggio, un'estensione di noi stessi. E' il primo passo verso lo svuotamento di significato. All'improvviso il nostro amato non è più una persona, ma un'abitudine. E non c'è niente di peggiore dell'abitudine, che tutto logora e tutto fa franare, in cambio di una sensazione di sicurezza.

Esper (da revisionare) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora