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Ero sdraiato nel mio letto, e una mano mi stava accarezzando gentilmente i capelli.

Aprii gli occhi e inclinai la testa sulla spalla sinistra: seduto in parte al mio letto c'era un uomo che non avevo mai visto con chiarezza. Eppure, sapevo chi era.

Mi osservava con dei piccoli e seri occhi neri, mentre i capelli bianchi, con delle striscioline giallastre, gli ricadevano sulle spalle robuste. C'era qualcosa di inafferrabile in lui, che andava oltre l'umano. Il suo volto era sproporzionato, il naso piatto, la bocca più grande del normale, la pelle di una sfumatura verde chiaro, e dove la tuta del GOPEP non riusciva a coprirlo, potevo intravedere delle squame azzurrognole, assieme a delle branchie sottili, che si muovevano leggermente a ogni suo respiro.

- Sei Silenzioso, vero? - sussurrai.

Lui annuì.

- Lei... lei è con te, adesso - mi disse, con una strana espressione. Sembrava compiaciuto e, allo stesso tempo, preoccupato. - E' molto, molto arrabbiata. Lo sento. Non lasciarti condizionare dalla sua furia, com'è successo a quella ragazza.

- Aspetta, quale ragazza? Parli di Wendy? - rantolai, puntellandomi sui gomiti per mettermi seduto. - E chi è lei?

Ma Silenzioso aveva terminato di parlarmi. Il suo sguardo divenne vacuo, come se non fosse più sintonizzato sulla lunghezza d'onda del mondo reale, e se ne andò barcollando. Mi chiesi cos'avesse voluto dirmi con quelle parole, e perché avesse scelto di conversare proprio con me, visto che, secondo Etienne e gli altri, non apriva bocca da quando era arrivato. Le uniche volte in cui aveva parlato, era stato per me.

*

Silenzioso se n'era andato da poco, quando Etienne entrò nella mia stanza. Indossava la solita, orrenda camicia da notte, e le ciabatte a forma di conigli rosa. Si avvicinò tutto trafelato e posò il peluche a forma di pitone sul mio petto. Doveva essere davvero preoccupato per ricorrere a questa tipologia di medicina sperimentale.

- Ecco, Bob ti farà stare meglio - disse, mentre si affaccendava per sistemarmi i capelli e il pigiama, rimboccandomi le coperte come se fosse una chioccia e io il suo pulcino.

- Etienne. Etienne, sto bene - mi lamentai, senza troppa convinzione. - Non preoccuparti, è tutto okay. Ho solo avuto un mancamento.

- Mancamento un corno - sbottò lui, mentre mi auscultava il cuore. Posò l'orecchio destro sulla mia pancia, tastandola con le lunghe dita, come se volesse testare la morbidezza di un impasto.

- Ehm... Etienne? - chiesi, imbarazzato.

- Sta zitto. Sto facendo cose importanti.

Non mi permisi più di mettere becco nelle cose importanti, ma cominciai a ridere, perché mi faceva il solletico.

- Smettila! Sono serio!

- Ma Etienne, io sto...

- Chi sta bene non sviene così, quando capita - mi interruppe lui. Mi guardò con tanta severità che abbassai lo sguardo.

- Tu non me la racconti giusta - mi accusò, ficcandomi un indice nella guancia sinistra. - Cosa mi stai nascondendo?

- Niente.

Non volevo farlo preoccupare ancora. Dopotutto, Wendy era morta. Le mie erano solo stupide visioni, dovevano esserlo.

- Gene...

- Hai chiamato davvero il peluche "Bob"?

- Sai che potrei leggerti la mente, se solo volessi, vero?

Esper (da revisionare) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora