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John Keaton stava osservando la mappa di Londra, cercando di capire dove diavolo potesse essersi nascosto quel mostro di Sanders, quando la radio che teneva al centro del GOPEP, nella sala comune che condivideva con gli altri del personale, si illuminò.

- Keaton! Keaton, sono Yates. - disse la voce ruvida e familiare dell'ispettore.

Sembrava molto agitato e, in sottofondo, si riusciva ad avvertire il suono delle sirene. Doveva essere molto importante.

John premette il tasto che gli avrebbe permesso di rispondere alla chiamata, accostando le labbra al microfono, dimentico della mappa.

- Sono qui. Cosa succede? - chiese, con tono secco e professionale. In quel momento non c'era tempo per le ostilità, a giudicare dal grado di urgenza nella voce di Yates.

- Ho trovato Sanders. Si trova in pericolo di vita, è molto grave. Credo abbiano trovato il killer, ma non so cosa sia accaduto di preciso. Tu sei più veloce, potresti arrivare prima di me - spiegò Yates, tutto d'un fiato - Ho già chiamato i soccorsi. So che ci sono stati dei contrasti fra noi, ma adesso è il momento di metterli da parte. Ti prego, vai e salva quel ragazzo. Ne ha subite troppe, devi...

- Dimmi dov'è - lo interruppe Keaton, seccato da tutta quell'esposizione.

Yates gli diede l'indirizzo e John assicurò che si sarebbe recato lì nel tempo minore possibile. Chiuse la comunicazione e uscì in corridoio. Picchiò forte alla porta di Etienne, dalla cui camera provennero dei borbottii sommessi.

- Muoviti, francese! - urlò Keaton, proseguendo per la sua strada - Abbiamo un'emergenza, e potremmo avere bisogno dei tuoi hocus pocus da medico alieno.

- Io non sono un alieno - protestò Etienne, uscendo dalla stanza pochi secondi dopo, mentre infilava un maglione grigio sopra la solita, logora camicia da notte.

John non lo udì nemmeno, precipitandosi nella sezione dove vivevano gli Esper.

Li svegliò tutti nella maniera brusca che aveva riservato ad Etienne, a parte Otello, che non dormiva quasi mai. Gli bastava mezz'ora di tanto in tanto, per recuperare il sonno di un'intera settimana.

- Cosa succede, capo? - chiese Keira, assonnata, trascinandosi fuori dalla propria camera da letto.

Otello la seguì a breve e lo stesso valse per Silenzioso, che pareva insolitamente pronto a eseguire gli ordini. Era la prima volta che usciva dalla sua stanza in seguito a un comando, come se avesse capito ciò che gli veniva richiesto.

- Abbiamo trovato l'Esper che stavamo cercando - spiegò brevemente Keaton - Mettetevi su qualcosa in fretta, io nel frattempo preparo la navicella.

Ma Keira e gli altri non si mossero di mezzo centimetro.

- Che aspettate? - esclamò John, furibondo - Non abbiamo tempo!

- Avevamo detto che non ti avremmo supportato, nell'uccisione di un nostro simile - sbottò Keira - Cosa non ti è chiaro in questa frase?

Keaton emise un verso colmo di frustrazione, tendendo le mani al cielo come se implorasse una divinità.

- Non vi sto chiedendo di uccidere nessuno, adesso - ribatté, esasperato - Yates mi ha chiamato, ha detto che Gene Sanders è in pericolo. A quanto pare hanno incontrato il killer. Il vostro amico pazzoide è già morto, non temete. Non dovrete ammazzare nessuno. Stiamo andando solo lì per salvare, non per uccidere.

Keira lo fissò dubbiosa, e lo stesso fece Otello, esitante, i tre occhi, uno blu, uno verde e uno giallo che andavano dalla sua amica al direttore del GOPEP in rapida sequenza.

Esper (da revisionare) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora