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Ero intento a scrivere una lettera a Trevor - non volevo scriverne altre a Lucy, non avrebbe avuto senso, dopo quello che le avevo detto e non avevo intenzione di illuderla -, quando bussarono alla mia porta.

- Chi è? - chiesi, temendo che si trattasse di Etienne.

- Il lupo cattivo - rispose la voce limpida e fredda di Keaton.

Lasciai la lettera sul tavolo e andai ad aprire. Il direttore indossava un completo color prugna, elegante come sempre. I suoi capelli castani erano accuratamente acconciati con del gel luccicante e i suoi occhi azzurri fiammeggiavano, come se riuscisse a stento a contenere l'eccitazione.

Notai che dietro a Keaton c'era Sumiko, con le labbra arricciate in una smorfia di disgusto.

Feci per chiedere informazioni, ma lui mi anticipò.

- Abbiamo avuto i risultati dei test del DNA. Se ne sono occupati Molly ed Etienne. Vi spiegheranno nel dettaglio tutto ciò che dovete sapere.

- DNA? - ripetei, confuso.

- Per capire da quali creature mistiche discendiamo - brontolò Sumiko, sospirando.

- Non ammetto impertinenze, mocciosa - la rimbrottò Keaton, che godeva della sua posizione di potere.

- Potrei spezzarti il collo, stuzzicadenti - ribatté lei, per niente impressionata.

- Minacce a un pubblico ufficiale! Potrei farti rinchiudere da qualche parte... ah, no, aspetta, ci sei già - sogghignò Keaton, dandole un buffetto sul naso.

Aprì strada, proseguendo lungo il corridoio con la sua camminata pomposa, quasi saltellante.

- Lo odio - sibilò Sumiko, andandogli dietro di malavoglia.

Io li seguii, con le mani in tasca. Mi era tornato in mente del giorno in cui Keaton mi aveva detto che avrebbe analizzato il mio DNA, ma finora me ne ero completamente dimenticato. Avevo già abbastanza cose cui pensare, e, in fondo, sapevo già che l'esito di quell'esame non mi avrebbe scagionato. Come aveva detto il direttore, ero troppo pericoloso per essere libero.

*

Keaton ci condusse nella zona del personale, cui si aveva accesso tramite una tessera e altri vari abracadabra scientifici. Non ero mai stato lì. Era molto più confortevole, rispetto alla zona degli Esper. Da ciò che riuscii a vedere dell'interno delle camere occupate, apparivano come molto confortevoli: letti a due piazze avvolti in soffici piumini dalle varie tinte, scrivanie lussuriose, armadi a sei ante... Una delle camere era talmente colorata e piena di poster di serie tv e anime da sembrare quella di un'adolescente, un'altra era estremamente ordinata e pulita, priva di qualunque ornamento, fatta eccezione per il ritratto di una donna a matita, e l'ultima, la più grande, aveva una grande tv a schermo piatto, assieme a una poltrona per i massaggi. Quest'ultima doveva appartenere a Keaton. Avvertivo il suo olezzo di uomo che si approfittava della sua posizione in ogni elemento della mobilia.

Una volta superate le camere, raggiungemmo una porta scorrevole di vetro, che slittò silenziosa al nostro passaggio. L'interno era piuttosto buio, e i miei occhi ci misero un po' per abituarsi.

L'intera parete sinistra era ricoperta da schermi e computer di varie tipologie, alcuni dei quali riprendevano zone dell'area Esper. Dovevano essere collegati con le telecamere di sorveglianza. Vidi Keira intenta a leggersi un numero di Playboy mentre sogghignava compiaciuta, Otello che ballava come un indemoniato mentre ascoltava Ghosts di Micheal Jackson e Silenzioso che fissava il muro della propria camera, sbattendovi sopra la fronte ritmicamente.

Rabbrividii e scostai lo sguardo. Mi avevano osservato per tutto quel tempo? Non ne ero sorpreso, ma mi sentii a disagio. Non avevo nemmeno un po' di privacy, ormai. Mi chiesi se ci fossero telecamere anche nel bagno, e mi sentii ancor più a disagio.

Esper (da revisionare) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora