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La navetta di Silenzioso era abbastanza grande per contenerci tutti, ma dovevamo comunque stringerci un po'.

C'erano otto posti contati solo per i passeggeri previsti, cioè noi, e degli scomparti laterali per accogliere le nostre valigie. L'interno era molto buio, e delle sottili linee di luce percorrevano la struttura della macchina a intervalli regolari. Quella struttura doveva simulare la struttura fisica - o forse era più appropriato dire metafisica - di Eonia, e pensai che trovarsi all'interno della sua cupola doveva dare proprio le stesse sensazioni.

- Questa navicella è solo provvisoria - mi aveva spiegato Hlovatt, mentre la stava costruendo. - E' molto fragile. Può affrontare solo un viaggio fra gli intramundia. Il mio piano è arrivare nei pressi di una dimensione di medio sviluppo e da lì salire a bordo di una delle grandi navi intramundiali, che compiono viaggi con milioni di passeggeri, fra dimensioni molto lontane una dall'altra. Una volta lì, ognuno andrà per la propria strada.

- Sei sicuro di non voler venire con noi? - gli avevo chiesto.

- Ancora non lo so - aveva sospirato lui. Mi era sembrato combattuto. - Ci devo pensare. Conosco Etienne e gli altri da molto tempo, ma non posso cancellare ciò che hanno fatto. Eonia mi ha detto che...

- Cosa ti ha detto?

- Che devo perdonarli e stare con loro. Che lei non è più arrabbiata, che quanto le hanno fatto non ha più importanza. Io vorrei assecondarla, ma è ancora troppo difficile. Forse, un po' alla volta, riuscirò di nuovo ad accettare la loro compagnia come ai vecchi tempi, ma non ora. Non sono ancora pronto.

Avevo avuto la sensazione che Hlovatt mi stesse nascondendo qualcosa, e che Eonia non pensasse fosse una buona idea che lui si separasse da noi. La maggior parte di loro erano ritenuti criminali dal sistema dal quale provenivano, dopotutto.

Hlovatt doveva aver percepito la mia ansia, perché mi aveva dato un piccolo dispositivo rotondo, con una luce gialla al centro. Aveva a malapena le dimensioni di una lente a contatto. Non appena era entrato a contatto con la pelle della mia mano, ne era stato assorbito, sotto il mio sguardo incredulo.

- E' un segnalatore. Ne ho uno identico. In caso avessi bisogno di voi, saprò dove trovarvi, se questo può farti sentire più tranquillo.

Io avevo annuito e lui aveva sorriso.

- Forse un giorno ci rivedremo.

Quelle erano state le sue ultime parole sull'argomento, che non aveva più voluto tirare in ballo.

Ora ci trovavamo in quella navetta ed eravamo pronti alla partenza.

Ognuno di noi aveva allacciato le cinture, mentre Hlovatt si stava occupando dell'attivazione della macchina, facendo scorrere le dita sui pannelli lisci con fare esperto.

La piattaforma su cui poggiava la navetta romboidale si innalzò e un tunnel si aprì sopra le nostre teste, mentre risalivamo in superficie.

- Per raggiungere gli intramundia - disse Hlovatt, mentre correva da un punto all'altro della nave. - Serve una grande energia. Dovremo acquisire un'elevatissima velocità, tale da bucare la soglia della velocità della luce. Allora, riusciremo a raggiungere il limbo fra le varie dimensioni. Assicuratevi bene ai vostri posti e rilassatevi. Andrà tutto bene.

Nonostante le sue parole confortanti, ero terrorizzato. Guardai Sumiko, seduta al mio fianco, e lei aveva la stessa espressione. Ci stringemmo convulsamente una mano e ci appiattimmo contro gli schienali metallici.

- Sei pronto? - chiese lei, con un filo di voce.

- No - farfugliai. - Credo che non si possa essere pronti per una cosa simile.

Esper (da revisionare) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora