*PUNTO DI VISTA DI SAM*
Dopo aver preso tutti gli attrezzi necessari andammo in giardino, l'albero era spesso e robusto, ma era pieno di erbacce e gli appalti di legno davano a vedere il lavoro lasciato a metà.
Passammo le prime due ore a togliere tutti i rami e quel poco di lavoro svolto, preparammo la base su cui costruire in fino a che mia madre non ci venne a chiamare per pranzo.
Io e papà non avevamo spiccicato una parola se non riferita al lavoro in esecuzione e non mi dispiaceva affatto, a pranzo solo lui si prese la briga di spiegare cosa stavamo facendo, io mi limitai a mangiare qualcosa, guardando mia sorella che mi stava davanti mangiando la sua portata mi resi conto di quanto poco ci parlassimo, se non fossi una stronza le chiederei qualcosa.
Dopo aver finito di mangiare mi alzai da tavola sparecchiando la mia parte e mi diressi di nuovo fuori.
Mentre sistemavo degli attrezzi mi accorsi che mamma e papà erano appoggiati al bancone della cucina e stavano parlando finchè a mia madre non scesero un paio di lacrime e mio padre l'abbracciò, distolsi lo sguardo facendo finta di niente e ignorando i sensi di colpa che mi stavano nascendo dentro.
Quando mio padre uscì per ricominciare a lavorare vedevo la tristezza nei suoi occhi ma ancora una volta, come sempre, feci finta di niente, ignorando tutto e tutti compresa me stessa, pur sapendo che non era la cosa giusta.
Lavorammo tutto il giorno, fino alle otto di sera per via del sole che oramai stava calando.
Il giorno seguente andò nello stesso modo, lavorammo tutto il giorno, mio padre cercò di chiacchierare in qualche modo ma alla fin fine era lui che parlava e io che facevo finta di ascoltare.
Lavorare non mi dispiaceva per niente, mi affaticavo quindi non avevo tempo di pensare e mi stancavo così da farmi la doccia e addormentarmi appena stesa, avevo trovato un ottimo rimedio, ma l'indomani era Lunedì e papà doveva lavorare ma nemmeno questo mi fermò, lavorai tutti i giorni, tutto il giorno e per coprire il silenzio dell'assenza di papà attaccai lo stereo così da avere rimedio a tutto e non ascoltare mia madre che cercava di dissuadermi dal lavorare per riposarmi dall'enorme sforzo, non mi fermai, fino a sabato mattina quando mancava davvero poco e con l'aiuto di mio padre finimmo per il pomeriggio.
Era venuto fuori davvero un bel lavoro, una casetta su un albero dove al suo interno avevo messo un tappeto, un tavolino e avevo riempito il tutto con della roba della mia camera, sembrava un rifugio perfetto e molto probabilmente l'avrei usato.
Questa settimana è stata davvero normale e anormale allo stesso tempo.
Ho lavorato tutto il tempo, il mio corpo era sempre più dolente ma non mi importava andare a letto e assopirmi subito senza sogni, incubi o altre cazzate era meraviglioso, non dovevo dare retta a nessuno, le uniche volte che aprivo bocca era per rispondere a mio padre dei lavori che stavo portando avanti da sola.
Avremmo dovuto fare questo insieme, ma alla fine avevo fatto molto da sola pur di impegnare il mio tempo, in pratica avevo fatto fallire i piani di mio padre, ma non mi pentivo di ciò, avevo capito che il modo migliore per andare avanti era, ammazzarmi di lavoro.
*PUNTO DI VISTA DI ALEX*
Questa settimana è stata una vera merda.
Non parlavo con i miei genitori, anche se cercavo di non far notare loro le mie condizioni sapevo che me lo leggevano in viso. Non avevo voglia di uscire ma lo facevo per non destare sospetto, nessuna risata era vera, non seguivo i discorsi degli altri, non riuscivo a concentrarmi su nessuna delle loro parole, annuivo e facevo qualche cenno, ma non ricordo nemmeno una parola, non avevo fame, ne sonno, ho passato il tempo a disegnare, leggere e ascoltare musica.