Giovedì 10 maggio 2012,ore 20.00 New York

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Io e Scott eravamo ancora chiusi in quella maledetta stanza a pensare...era tutto inutile...ad un tratto la luce mancò.

-Che succede?-chiesi nel panico. Scott accese la piccola torcia:-Nascondi tutto e vieni con me.-presi le varie fotocopie e dissi:-Meglio tornare nella mia stanza,so dove posso nascondere tutto.-ci dirigemmo verso la mia stanza,facendo un sacco di scale a piedi. Mi tolsi le scarpe con il tacco,così riuscii salire le scale più rapidamente. Quando arrivammo,avevamo entrambi il fiatone. Aprii la porta ed entrai,avevo ancora le scarpe e il vestito che mi aveva regalato Barbara. Appoggiai le scarpe e i miei piedi mi ringraziarono. Tutte le carte,accomulate quella sera,le misi in uno scomparto interno della valigia. Poi,dalla stessa valigia,presi una maglia,un paio di jeans,calzini e delle scarpe da ginnastica comode. Stavo per togliermi il vestito ma mi accorsi che con me c'era Scott.

-Fuori!-gli ordinai

-Prego?!-mi chiese confuso

-Va fuori. Devo cambiarmi.-

-Ok...va bene...sono davanti alla porta,se hai bisogno di me.-uscì imbarazzato. Mi cambiai e trovai conforto in quei vestiti,familiari e comodi al tempo stesso. Misi la mia semiautomatica con la sua fondina nel fianco dentro. Aprii la porta e Scott puntò in faccia la luce della torcia.

-Cerchiamo le tue amiche?-

-Sì,ma potresti evitare di puntarmi in faccia la torcia?!-dissi con un occhio chiuso. Scott proiettò la luce altrove. Attraversammo le scale e poi la sala dove,qualche ora prima,eravamo tutti riuniti;non c'era nessuno,erano tutti a mangiare nelle loro stanze,forse a "lume di candela". Qualcuno mi cinse i fianchi,mi voltai di scatto,era David. Sospirai e lo spinsi amichevolmente. Lui rise divertito. Scott si voltò puntando la sua pistola.

-Fermo! E' un amico.-lo fermai,lui abbassò la pistola e David rimase zitto.

-Vado a dare un'occhiata in giro,magari trovo il contatore della luce.-lui se ne andò e David mi passò una delle sue torce.

-Che ci fai qui,David?-

-Mi stavo annoiando. Tutti andavano ovunque e poi ritornarono nella stanza di Barbara. Poi stavo per uscire e la luce se n'è andata. Ho cercato delle torce e mi è venuta voglia di cercarti per vederti.-

-Cercarmi?!-

-Sì...non mi arresterai per stalking...vero?!-chiese con un mezzo sorriso. Ci pensai e poi dissi:-Fammi pensare...è possibile che ti possa arrestare!-risi e rise anche lui con me.

-Ti porto dalle ragazze? Sono molto preoccupate per te.-

-Davvero sono preoccupate per me?-

-Che domande,certo!-sorrisi. Era bello sapere che le tue amiche si preoccupano per te. Lui capì subito la mia risposta e mi disse:-Dai,andiamo.-lo presi per mano e lui la strinse con la sua mano grande e forte. Nel buio,il suo sorriso illuminava il nostro cammino. Bussò alla porta e l'aprì. Le ragazze mi vennero incontro e le abbracciai.

-Come mai ti sei cambiata?-mi chiese Barbara con sguardo indagatore.

-Prova ad andare su e giù dalle scale con i tacchi! Avevo i piedi che reclamavano.-le ragazze risero. Notai che,la stanza dov'eravamo che era di Barbara,era molto più grande delle altre. Ilaria,Eleonora e sua sorella erano sedute sul letto da due piazze e mezza che era disposto al centro della stanza. Francis,John,Daniel,Bernard ed in seguito anche David,erano seduti attorno ad un tavolo di legno con le sedie di legno con le imbottiture di velluto rosso,si trovava sotto una grande finestra di vetro. Io e Barbara ci accomodammo su delle poltroncine di pelle nera con un piccolo tavolino di legno molto elaborato;le nostre espressioni diventarono serie.

-Ho paura...-mi confidò

-Che cosa ti spaventa?-le chiesi. Non negai di avere paura anch'io,ma dovevo combattere.

-C'è qualcosa che non va,prima Angela,poi l'altro ragazzo e poi? E' quello che mi spaventa.-effettivamente aveva ragione.

-Ehi,sapete dov'è Clare?-chiese Daniel,interrompendo qualsiasi tipo di conversazione.

-Non lo so...non ha detto niente a nessuno,a parte che andava e veniva da noi e dalle altre ragazze...-disse Ilaria. Un urlo agghiacciante ci interruppe. Tutti uscirono dalla stanza,presi la torcia che mi aveva dato David,corsi giù per le scale. Avevo la mente annebbiata e non sapevo cosa fare. Vedevo le persone correre da una parte all'altra. Vidi Scott che correva verso di me:-Finalmente sei qui,seguimi!-lo seguii. Un brutto presentimento mi passò per la mente,facendomi rabbrividire. Passammo davanti ad una folla di persone ferme sull'uscio della stanza 1000. Intravidi una ragazza bionda e magra,sdraiata sul letto e completamente svestita,aveva una ferita profonda sull'addome. Il suo viso era rivolto verso la porta,aveva i suoi occhi azzurri sbarrati,come se implorasse aiuto. Mi bloccai,il mio cuore non si tranquillizzava,avevo il fiato corto e le gambe che mi tremavano. Le mie ginocchia e le mie mani toccarono il pavimento in legno. La vista cominciò ad annebbiarsi e cominciai a piangere. Udii dietro di me,i pianti delle mie amiche. Scott si abbassò verso di me:-Stai bene?-non risposi alla sua domanda:-Perché? Perché lei?-chiesi tra le lacrime.

-Chi è?-mi chiese

-E'...-presi fiato:-Clare...-risposi semplicemente.

-E' una delle modelle?-annuii con la testa. Lui inspirò rumorosamente:-Ce la fai ad aiutarmi finché non arriva tuo padre?-annuii nuovamente. Mi rialzai,facendo grossi respiri. Mi resi conto di non avere la fotocamera,probabilmente l'avevo dimenticata nello studio. Lo riferii a Scott e prima di scendere,allontanò tutti dalla stanza e da Clare,la bella e timida ragazza che,per distrazione,ci lasciò. Nel tragitto,ci fermammo da Bernard per chiedere dov'era la cartella di Clary. Siccome era nel suo ufficio e quello era diventato una scena del delitto,potevamo entrare solo io e Scott,Bernard ci spiegò dove si trovava la cartella della ragazza e Scott la prese;il nome di battesimo di Clary era Clarissa Leavis e anche lei,come Angela e Ryan,era pulita. E ci trovammo ancora al punto di partenza. Aprimmo la porta dello studio,era tutto sotto sopra. Qualcuno aveva "frugato" in cerca di qualcosa. Trovai la macchinetta a terra,la presi e notai che la micro SD non c'era.

-Guarda qui.-Scott richiamò la mia attenzione su una parete,c'erano tutte le foto degli ultimi due omicidi e un'altra scritta:"Ti prenderò",anch'essa era scritta in italiano. Sembrava la stessa scrittura presente nell'omicidio di Angela.

-Non è possibile...-dissi in preda all'esasperazione. Scott stava cercando qualcosa. Si fermò e prese un fazzoletto e un sacchetto. Mi chiamò. Aveva appena trovato l'arma del delitto,probabilmente. Un coltello a serramanico con la lama seghettata. Un impeto di rabbia mi avvolse e,per non alterare la stanza con eventuali prove,uscii da lì e tirai un pugno al muro. La mano cominciò a formicolare,ma non mi importava. Ero arrabbiata perché non riuscivo a trovare delle risposte e ulteriori domande si intersecavano nel cervello. Chi poteva essere così malvagio da riuscire a fare tutto questo? E a quale scopo? Qual'era il collegamento con le vittime? E chi era la persona che l'assassino voleva "prendere"? Appoggiai la schiena contro il muro e lentamente scivolai verso il basso,sedendomi a terra. Vidi,alla mia sinistra,Scott avvicinarsi a me:-Troveremo delle risposte,te lo prometto.-per qualche secondo quelle parole mi rassicurarono,ma erano solo parole. La luce ritornò nell'intero edificio,come se n'era andata,era anche ritornata,misteriosamente. Gli occhi mi bruciavano,si erano abituati al buio e forse sarebbe stato meglio se le luci fossero rimaste spente:avevo realizzato che non era un brutto incubo,ma la pura e cruda realtà.

Il gene di un assassinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora