Mercoledì 23 maggio 2012, ore 20.00

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Parcheggiai davanti alla centrale di mio padre. C'era una sola macchina parcheggiata, a parte la nostra.
- È la macchina di Lucas!-esclamò Barbara
-Merda! Muoviamoci.-presi la pistola, scendemmo dalla macchina e ci dirigemmo verso l'ufficio di mio padre. Prima di entrare nella grande stanza dove c'erano tutte le scrivanie e, in fondo, l'ufficio di Frank. Dissi a Barbara di rimanere fuori ad aspettarci. Così, qualunque cosa fosse successa, lei ne sarebbe stata fuori.
- Perché non posso entrare?-mi chiese
-Perché ti voglio bene e non voglio che ti succeda niente.-
- Ma lì c'è il padre di mio figlio.-
- Lo so. Anche per questo è meglio che tu resti qui.-attraversai la porta e mi trovai a camminare in uno spazio in mezzo ad una dozzina di scrivanie con computer e varie carte e penne. Vidi, davanti a me, sull'uscio dell'ufficio di papà, un ragazzo:-Fermo Christopher!-dissi dietro le sue spalle, puntando la pistola. Lui iniziò a ridere:-Che bello! Una riunione di famiglia.-
- Perché hai fatto tutto questo? Hai ucciso David, hai mandato in coma Ilaria, volevi uccidere Eleonora e hai lasciato incinta Barbara...-
- Il mio obiettivo era quello di farti soffrire tanto quanto ho sofferto io.-aveva alzato la pistola e me la stava puntando
-Non mi potevi uccidere direttamente? E comunque, ci sei riuscito. Sarai soddisfatto. Ma ora,metti giù la pistola.-gli ordinai. Abbassò l'arma,si avvicinò a me. Iniziai ad indietreggiare e mi bloccai a causa di una scrivania. Lui mi prese per il collo e disse:-Tu, puttanella, non mi ordini un bel niente.-
-Christopher, fermati!-disse mio padre:-Tu non sai una cosa che,solo io so.-Christopher mi lasciò. Io caddi a terra ed iniziai a tossire. Poi mio padre continuò:-Io e mia moglie volevamo adottarti, volevamo crescerti insieme a nostra figlia. Ma il capo della polizia e gli assistenti sociali non permisero che ciò avvenisse. Poi ho perso le tue tracce. Lo sapevi che tuo zio ha tolto la vita a mia moglie? Che sarebbe stata un'ottima madre anche per te...-
- Sono tutte menzogne.-io stavo ascoltando e rimasi basita. Se tutto fosse andato per il verso giusto, avrei avuto una vita con mia madre, avrei avuto un fratello, avrei ancora il mio ragazzo e magari sarebbero andati anche d'accordo e sarei diventata anche zia! Dalla porta principale, entrò Barbara. Era stanca di aspettare lì e aveva ascoltato ogni singola parola.
- Christopher, fermo! Ti prego...-
-Va via! Che ci fai qui?!-
-Io non vado da nessuna parte senza di te!-aveva gli occhi lucidi. Il ragazzo sospirò, aveva anche lui gli occhi lucidi, guardò Barbara e le disse:-Mi dispiace, davvero! È stato un grosso sbaglio,non avrei dovuto...-
- No, tesoro mio! Non hai fatto uno sbaglio...vedrai che insieme ce la faremo. Ma solo se vieni con me...-disse tendendogli una mano. Pensai che,finalmente, stava cedendo. Ma cominciò a correre, dirigendosi verso l'uscita di sicurezza. Al di là della porta, c'erano delle scale.
- Sta salendo sul tetto.-disse mio padre, correndo anche lui per seguirlo. Io e Barbara seguimmo Frank. Quando arrivammo sul tetto, Christopher si piazzò sul cornicione.
- Allontanati!-urlò mio padre
-No,mi merito la giusta punizione!-disse singhiozzando:-Ho ucciso troppa gente e ne ho fatta soffrire tanta altra...non merito di vivere!-
- Come puoi dire questo? Pensa alla tua vita, alla nuova vita che potresti avere ora che stai per diventare padre.-intervenni
-È questo il punto...io non cambio,non sono mai cambiato e non cambierò mai...-
- Ti prego, pensa a noi,a nostro figlio...-disse Barbara
-Mi dispiace...ti ho amato come non ho mai amato nessun altra...ma non posso farti soffrire ancora. Addio per sempre! Forse neanche nell'aldilà ci vedremo perché io sarò all'inferno con le anime dannate...-e si lasciò andare verso il vuoto. Mio padre non riuscì a prenderlo in tempo. Cadde a terra e da lì non si rialzò più, mai più! Mio padre chiamò un'ambulanza e portarono via il corpo, ormai morto. La sua anima era già morta da un pezzo. Ma stava resuscitando grazie all'amore che provava per Barbara...ma era un'emozione troppo piccola per poter contrastare tutto quel male che c'era dentro di lui. Barbara era disperata, piangeva notte e giorno. Non riuscivamo a calmarla.

Il gene di un assassinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora