Un predatore

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Mi diressi nella direzione opposta rispetto al pomeriggio, e subito notai che la boscaglia iniziava a diradarsi.
Un ottimo segno.
Il vento che frusciava tra gli alberi e i rumori tipici della natura mi misero subito all'erta.
Mi guardavo intorno con circospezione, abbastanza intimidito.
D'un tratto notai dei movimenti tra le fronde di un cespuglio e feci un salto dallo spavento.
Mi acquattai dietro ad un'albero e aspettai in silenzio, cercando di controllare il respiro.
I suoni di passi si spostarono alla mia sinistra, poi dietro di me e infine a poco a poco sparirono.
Tornai sulla mia strada convinto di essere al sicuro.
Peccato che quella non fosse la mia strada...Mi ero perso.

Con la fretta nel nascondermi non mi ero curato della direzione da cui provenivo e mi ritrovai senza nessun punto di riferimento.
Provai a utilizzare il telefono ma senza SIM era praticamente inutile.

Ci pensai un po' e decisi che l'opzione migliore sarebbe stata quella di avanzare in linea retta, prima o poi sarei uscito dalla foresta o tornato nel rifugio.
Dopo circa una mezz'ora di vagabondaggio la fame si faceva sentire sempre di più e il sole iniziava a tramontare.
Inoltre la vegetazione non esitava a diradarsi... avevo sottovalutato il boschetto.
Era una vera e propria foresta.

La stanchezza e la mancanza di risultati positivi mi demoralizzarono e mi misero in ginocchio.
Decisi che andare avanti sarebbe stato uno spreco di forze, di cui già ero a corto, così mi appoggiai a un albero e provai a riposare.
La fame mi stringeva lo stomaco...Non era normale.
Avevo mangiato appena mezza giornata fa, eppure non riuscivo più a reggere.
Continuava a tornarmi in mente l'immagine di quella donna nascosta nel rifugio...Così raccapricciante.
E gustosa...

Il sole sparì dietro l'orizzonte, ma il sonno ancora non si fece sentire, ormai la fame era diventata troppo forte e mi teneva sveglio.

Ero perso in un luogo che non conoscevo, al buio e al freddo, e senza nulla di cui cibarmi.
Credetti di morire.

"Forse è meglio così, non rischierei di fare del male a qualcun'altro" pensai, prima di svenire.

Poi, d'un tratto, sentii una enorme forza dentro di me e mi alzai in piedi.

Sentii un odore nell'aria, nitido come una traccia, e iniziai a correre.
Sfrecciavo tra gli alberi e i cespugli come se vivessi lì da sempre, e a ogni passo quell'odore squisito si faceva sempre più forte e pungente.

Non ero io a controllare quei balzi, era come se il corpo di un'altro si muovesse e io ero là dentro a godermi la scena.
Ormai ero quasi arrivato all'obiettivo, ne ero sicuro...E notai che gli alberi intorno a me erano familiari.
Ovvio, erano quelli intorno al rifugio.
Quella strana forza che si era attivata dentro di me mi aveva portato a "casa".

E quell'odore così piacevole e che mi aveva fatto venire l'acquolina in bocca...proveniva dal cadavere.

Vita da ReiettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora