La decisione

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Sapevo cosa fare.

Non avrei più mangiato nessun ragazzo, donna, uomo, bambino o anziano.
Non avevo minimamente pensato a tutto il dolore che creavo ad ogni mio pasto.
E vedere piangere Mary era solo l'inizio...Lei mica sapeva che il suo ragazzo, o qualsiasi cosa fosse per lui, fosse morto.
Era stato aggredito, ferito, scuoiato vivo, mangiato e infine affogato.

Probabilmente si sarebbe suicidata.
Per non parlare dei genitori, degli amici e di tutte le persone che avevano trovato un posticino nel cuore per lui.
Sarebbero state male solamente perché io avevo avuto un attacco di fame...

Non poteva andare avanti così, dovevo trovare una soluzione.
E forse quello che avevo ideato avrebbe funzionato, anche se in maniera provvisoria.

Arrivai al rifugio velocemente, ero ansioso di testare il mio piano.
Fortunatamente trovai tutto a posto, la polizia si stava muovendo lentamente.
E anche se avesse trovato quel luogo ormai sarebbe stato inutile.
Anche se lasciare il coltello insanguinato sul tavolo non era stata esattamente una buona idea.

Strinsi il coltello e segnai una tacca sul lato sinistro dell'unica stanza, a significare che era passato un altro giorno.

Ormai si stava facendo sera e la fame iniziò a bussare leggermente sullo stomaco.

No, non di nuovo. Doveva funzionare per forza.

Mi sdraiai per terra e mi maledii per essermi dimenticato di comprare una coperta o un semplice asciugamano da spiaggia.
Ma ero preso da altro.
Estrassi dalla borsa il mio nuovo acquisto...Una corda da scalata.

Una robusta e resistente corda lunga più di quattro metri.
La slegai, presi un estremità e le feci fare un paio di giri attorno alla gamba del tavolo, poi un giro sulla mia di gamba e strinsi più forte che potei. Ripetei il procedimento due volte, fino a muovere a malapena la caviglia.
Feci lo stesso con l'altra estremità e l'altra gamba.

Mi ero reso innocuo.

Speravo...

Stranamente mi addormentai in fretta, mi ero aspettato di essere roso dai sensi di colpa o dalla paura di tornare a cacciare inconsciamente.

Appena riaprii gli occhi mi resi subito conto di trovarmi in un'altra posizione.
Non ero più supino, come mi ero addormentato, e i miei vestiti erano tutti scompigliati.
Mi ero mosso durante la notte...

Tutta l'ansia però sparì quando notai di essere ancora legato.
La corda stringeva ancora in modo fastidioso sui pantaloni, eppure c'era qualcosa di strano.
L'estremità dei jeans era completamente consumata.
Come se fosse stata sfregata velocemente contro la corda, e per ripetuto tempo.

Quindi avevo provato a divincolarmi?

Ma la cosa che mi colpì ancora di più fu un'altra.
Sì, i jeans erano strappati e rovinati, ma non trovai nessun segno sulle caviglie...

Erano completamente sane.

Vita da ReiettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora