Liberi tutti

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Dopo tutto quel frastuono, il silenzio mi suona nelle orecchie come una sinfonia dolcissima.
La bestia in carica se n'è andata, attirando sicuramente l'attenzione delle guardie e dei Finder in zona e lasciandomi poco tempo per agire.
Spritz sta ancora indicando la gabbia con dentro "la sua amica", speranzoso.
Decido di accontentarlo, dopotutto mi ha appena salvato la vita aiutandomi a liberare quel bestione.
Mi avviccino alla gabbia, anche se gabbia esattamente non è.

Mi trovo di fronte a una lastra di vetro scuro, così sporca che distinguo a malapena la figura che è prigioniera dietro di essa.
Sembra un uccellaccio, come un corvo, ma più basso e tozzo...non si distingue con esattezza.

All'apertura, però, mi si para davanti un grosso gufo dorato, con lunghe piume e due penetranti occhi giallissimi, che mi fissano e sembrano volermi attraversare.
Il suo muso si muove in una smorfia, come per fare...un sorriso.

"Piacere, sono Thalia"

Ha una voce calma e armoniosa, con un leggero accento indiano che proprio non mi aspettavo.
Senza lasciarmi il tempo per presentarmi, apre le grandi ali e si lancia sulle chiavi, afferrandole con i sottili artigli.
Preoccupato la rincorro, ma lei mi tranquillizza con la sua dolce voce.

"Tranquillo umano, so cosa fare"

Plana dolcemente da una cella all'altra, muovendo velocemente le zampe e inserendo la chiave opportuna, dopodiché la sfila dal mazzetto, ma senza aprire nessuna gabbia.
Con la sua leggiadria e velocità in pochi minuti ha finito, e tutte le celle sono pronte per essere aperte.
Si adagia di fianco a Spritz, e assieme mi guardano intensamente.

"Lasciamo a te la prossima mossa, giovane amico"

"Ok...grazie"

Ognuno di questi carcerati è uno Scap innocente, ed è qui dentro sicuramente contro la sua volontà.
Anche io, per quanto ne so, sono stato qui dentro...e sicuramente non mi deve essere piaciuto.
Sono tutti essere alterati dalla genetica, che lottano contro i loro disturbi, i loro handicap.
Mi rispecchio in ognuno di essi.
Ed è per questo che non posso lasciarli a marcire dentro queste gabbie.

D'improvviso mi torna alla mente mio padre, riverso a terra nell'altra stanza, e capisco che il tempo stringe davvero.
Non posso permettere che torni a prendermi.
Così d'istinto faccio scattare il lucchetto della gabbia di fronte a me, balzo in quella affianco e compio lo stesso movimento, come in preda a un attacco di isteria.
Gabbie, celle, grate, vetri, porte blindate...ogni prigione è fatta su misura per l'ospite, e questo mi fa capire che anche loro sono parte fondamentale di questo folle sistema, del grande macchinario della scienza, qua a Progenitus.

Decido di non soffermarmi troppo sulle stranezze che vedo uscire e correre via, poiché rimarrei inebetito, e non ho assolutamente tempo da perdere.
Eppure con la coda dell'occhio noto persone raggrinzite coperte di piume, o che si muovono a quattro zampe.
Grandi bestioni furenti di rabbia e piccoli omini pelosi che si aggirano con timidezza.
Alcune celle apperenmente sono vuote, mentre in altre l'occupante non sembra voler uscire, forse per paura o istinto di sopravvivenza.
In pochi minuti però una gran folla si è riversata nel corridoio, e la quasi totalità ha approfittato dell'occasione per scappare in cerca di salvezza, creando un caos di movimenti e versi animaleschi.
Ora sarà un problema delle guardie fermare quella massa fremente.

Dopo pochi secondi il corridoio è sgombro e sono rimasto in compagnia solamente dei miei due nuovi amici animali, oltre a tre Scap disorientati che si guardano intorno in cerca di aiuto, senza ben capire cosa stia accadendo.

È ora di lasciare questo posto.

Vita da ReiettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora