Un ossessione

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Decisi di passare dal rifugio, probabilmente avrei trovato un biglietto.
Non che mi importasse molto di ciò che pensava quell'uomo, però volevo sapere se ero stato spiato anche oggi.

Ma niente, trovai tutto in ordine e nessun messaggio.
Sentii la tristezza salire dentro di me...

Come se fossi stato abbandonato.
Si, dovevo ammettere che ormai quella figura era quasi paterna.
O materna...Chi può dirlo.

Mi lasciai cadere sulla sedia, presi la testa tra le mani e riflettei.
Che dovevo farne della mia vita ?

Fingere di essere un umano, mimetizzarsi tra di loro e adattarmi alla società oppure rompere ogni legame, divenire una bestia selvaggia e cibarmi proprio di essere umani?

Sarebbe stata una esistenza tranquilla la prima...Trovarmi un lavoro, un appartamento e una ragazza con cui condividerlo.
Subito pensai all'incontro di stamattina, il che mi fece vedere questa soluzione in modo molto positivo.
Però non potevo scordarmi di una cosa.
Io mi cibo di esseri umani, tutto il resto viene rigettato dal mio corpo.
Come avrei fatto a nasconderlo?

Ci avrei pensato più avanti... Adesso dovevo urgentemente vedere di nuovo quella ragazza.

Mi incamminai sulla solita strada e notai dalle ombre molto brevi che mezzogiorno era appena passato.
In poco tempo arrivai al paesino e lo osservai dall'alto, come se da qui avessi potuto scorgere il mio obiettivo.

Divagai per le stradine speranzoso ma della ragazza nessuna traccia.
Chiesi anche ai passanti se avessero notato una biondina con gli occhi azzurri e molto carina, senza risultati positivi.

Mi sedetti su un panchina di una piazzetta, un pochetto deluso, e aspettai.

Non so cosa, ma aspettai.

D'un tratto qualcosa dentro di me mi fece alzare.
Quella sensazione...

Lui era qua.
Mi stava guardando.

Mi incamminai in una direzione non ben precisa.
Imboccai una via larga, gremita di persone, e mi infilai in un vicolo sulla sinistra.

Non mi stavo muovendo in modo casuale, qualcosa mi aveva spinto là.

E la vidi.
Si muoveva in modo rilassato verso il grande edificio posto in fondo alla via, la biblioteca.

"Tutto bene?"

Basta cazzo, basta. Dovevo parlarci.
Decisi di seguirla per cogliere il momento ideale, o trovare una scusa credibile per rivolgerle la parola.
Entrò in biblioteca, e io feci lo stesso.

Superò diversi scaffali, e io la seguii mantenendo una distanza di sicurezza.
La sensazione di essere spiato era così forte che mi ritrovavo spesso a guardarmi le spalle, ovviamente senza trovare nessuno.

La ragazza si sedette a un PC, e io finsi di sfogliare un libro mentre la osservavo con la coda dell'occhio.

Mi venne voglia di nuotare.

Volevo essere circondato nuovamente da quel colore azzurrino che riusciva a cullarmi così facilmente.

Non era il momento, non era assolutamente il momento, stavo per compiere un grande passo.
Dovevo solo trovare la scusa giusta...

"Mi stai seguendo?"

Mi stava guardando con quegli occhi favolosi.
Azzurri chiarissimi, mi sentii subito meglio.
Poi mi resi conto della situazione in cui mi trovavo e mi venne voglia di lanciarmi dalla finestra o diventare invisibile all'istante.
Seppi solo dire un timido "sono qui per caso".

Il suo sguardo, prima minaccioso, si addolcì.

"Scusa, è che sto passando una brutta giornata".

Si era aperta a me, era il momento perfetto per colpire.

"Mi dispiace... Puoi parlarmene, se ti va".

Mi sorrise in un modo favoloso e accennò un timido "volentieri".

"Comunque, non ci siamo ancora presentati."

Mi allungò la mano e disse due parole che mi fecero rabbrividire.

"Piacere, Mary".

Vita da ReiettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora