Una passeggiata

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Avevo deciso di esplorare la zona circostante, ma ero senza punti di riferimento, così mi mossi in una direzione casuale.

Proseguendo diritto e lasciandomi l'entrata del rifugio alle mie spalle potei notare che la vegetazione si infittiva e spuntavano le prime betulle, con le loro cortecce chiare e le fronde ampie, e la luce si affievoliva sempre più.

Non era quello che stavo cercando, anzi, mi stavo allontanando dai segni della civiltà, ma il mio istinto mi disse di proseguire.
Il telefono segnava che mezzogiorno era passato da poco, anche se con quelle nuvole e l'ombra proiettata degli alberi non l'avrei mai detto.

D'un tratto sentii davanti a me un lieve rumore, continuo ma rilassante, simile a uno sfregare di foglie.

Poco più avanti trovai la fonte di quel dolce suono, un piccolo ruscello che mi mise subito il buonumore.
Mi sciacquai viso e mani e decisi di lavare via il sangue dai miei vestiti.

Spogliarmi in un bosco non mi fece nessuno strano effetto, nessuna sensazione di timidezza o di sentirsi spiato, e stranamente non sentii nemmeno freddo, cosa abbastanza strana dato che il telefono mi aveva rivelato essere il 10 gennaio.
Mi accorsi di avere una sottile ma lunga cicatrice appena sotto la spalla sinistra.
Esattamente sul cuore.

Mi sentivo a mio agio nella foresta.
Mi rimisi i vestiti, noncurante del fatto che fossero fradici e gelidi, e mi sentii subito meglio senza quell'odore metallico tipico del sangue.
Solo in quel momento notai che la felpa aveva un largo strappo, all'altezza del petto...Strano.

Tornai soddisfatto al rifugio, dato che in quella direzione avrei trovato solamente l'infittirsi della foresta, e la fame iniziava già a farsi sentire.
Trovai tutto esattamente come lo avevo lasciato.

Feci un semplice disegnino di una casetta sul retro del messaggio che avevo trovato, usando una penna presa dalla borsetta, e poco più a destra ci misi una linea ondulata che rappresentava il ruscello in cui mi ero rinfrescato.

Disegnai dei piccoli alberelli tra la casetta e la linea e appoggiai la penna sul tavolo con fare soddisfatto.
Mi colpì l'odore forte di carne in decomposizione.

Che fame...
Scostai alcune foglie e guardai con occhi voraci quello che rimaneva delle gambe della donna.
No, non l'avrei fatto, non ero un cannibale.
Probabilmente ero stato io a ridurla così, ma non ne aveva nessuna colpa...stavo dormendo.
Decisi che sarei andato in cerca di un ristorante, dopotutto avevo con me un po' di soldi.
Cioè, la donna aveva un po' di soldi, ma dubito che gli sarebbero serviti in quello stato, così li presi senza pensarci troppo.
In fin dei conti avevo commesso un omicidio, o nel migliore dei casi non ero stato io ma l'occultamento di cadaveri non è comunque cosa molto carina...Non sarebbe stato tanto grave prendere in prestito dei soldi.

Così nascosi il coltello nelle foglie e mi incamminai.

Vita da ReiettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora