Sangue chiama sangue

17 5 0
                                    

Brutto stronzo, muori.
Mi carico sulle gambe convinto di lanciarmi su di lui, in preda alla rabbia, sicuro di atterrarlo.
Ma le gambe cedono, e mi ritrovo in ginocchio a tossire sangue.

"Cosa credi, che io faccia le cose senza pensarci?
Ti ricordo che dovresti essere morto, e per ben due volte.
Se sei qui è solo merito del tuo istinto di sopravvivenza.
Ma, sviluppato quanto vuoi, non è facile riprendersi da una coltellata al cuore, perciò al momento sei debole.
E dovrai fare ciò che ti dirò.
Mary rimarrà qua finché non avremo in mano la cura, poi sarà tutta tua."

Odio il modo in cui la tratta, in cui la usa come merce di scambio.
E vederla in quello stato mi sta facendo venire voglia di mangiarlo vivo.
Ma devo trattenermi.

Mi rialzo a fatica e mi siedo sul letto, di fronte a mio padre.
Mi pulisco le mani dal mio stesso sangue e le incrocio davanti a me.
C'è una sensazione tesissima, come se entrambi stessimo aspettando un segnale per muoverci.

Un oggetto attira la mia attenzione, sulla mia destra.
C'è un comodino, e sopra è posato il coltello.
Sto ben attento dal guardarlo, non deve sapere che so.
Devo solamente aspettare il momento giusto...

"Figlio mio, tu non ti fidi di me.
E fai bene, nemmeno io lo farei.
Però tu hai bisogno del mio aiuto e io ho bisogno del tuo.
Quindi vediamo questa faccenda come una collaborazione tra due persone con gli stessi interessi, senza tirare dentro i legami precedenti."

Ha qualcosa nel tono solenne con cui parla che lo rende convincente e facile da ascoltare.
Chiude la porta alle sue spalle, e Mary già mi manca.
Si alza e si avvicina lentamente a me.
La sua pelle è sudicia, però ha qualcosa di affascinante, ora che la noto meglio.
E si siede affianco a me, alla mia sinistra.
Appoggia le mani sulle cosce, massaggiandosele lentamente.

"Ti ho amato fin da piccolo.
Anche tua madre.
Lei era una persona meravigliosa."

Ha abbassato lo sguardo come ormai l'ho visto fare più volte.
Ma stavolta chiude anche gli occhi.
I ricordi gli provocano dolore, si vede.

E questo rende il momento perfetto per colpire.
Scatto a destra, afferro il coltello con una mano e mi giro velocemente.
Lui fa a malapena in tempo ad alzare lo sguardo quando gli conficco la lama nel dorso della mano.
Penetra a fondo, raggiunge i muscoli della gamba e lacera anche quelli.
Il coltello rimane conficcato nella carne mentre lui urla di dolore.
Raccolgo le mie ultime forze e lo spingo di lato, facendolo cadere.

È ai miei piedi, sanguinante e dolorante, chiedendomi il motivo della mia azione, gridandomi un "perché​" tra un urlo e l'altro.

Ora spetta a me la decisione.
Andare, o restare ?

Vita da ReiettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora