CAPITOLO 12

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Erano le cinque del mattino e Maggie era già in piedi da un po'.

Quella sera non riuscì a prendere affatto sonno. Era troppo agitata ed eccitata da ciò che le accadde. Si girava e rigirava nel letto, nel tentativo di addormentarsi, ma senza riuscirci. Più volte le venne in mente di mandare un messaggio a Jeffrey: 'sei sveglio?' avrebbe voluto scrivergli, ma non lo fece per non risultare maledettamente patetica. Aveva il cellulare sotto il cuscino, nella speranza che vibrasse. Ma non lo fece.

'Avanti, Maggie. Inizia a fare la paranoica del cazzo quale sei.'

Di nuovo quella voce nella sua testa. Iniziava a darle molto fastidio. Quella voce che la costringeva a restare sveglia, le dava il tormento. Le mille paranoie, i mille pensieri, non poteva vivere l'inizio di questa relazione in maniera tranquilla?

'Relazione? Ma quale relazione, Maggie. Adesso una semplice pomiciata indica l'inizio di una storia d'amore? Non sei in un libro delle favole.'

Sbuffò rumorosamente, continuando a fissare il soffitto. Gli occhi erano spalancati, come se si fosse scolata tre litri di caffè prima di mettersi a letto. Il cuore le batteva ancora davvero tanto forte. Il modo in cui l'aveva toccata, le fece nuovamente accapponare la pelle e il pensiero di essere rimasta seminuda davanti a lui le procurò delle scosse lungo la spina dorsale.

Si girò su un fianco nella speranza che le scariche cessassero, ma senza risultati positivi. Si rimise in posizione supina con le mani incrociate sull'addome ed iniziò a giocherellare con il piercing che aveva all'ombelico. Prese tra le dita la pallina superiore del gioiello e restò a fissare il soffitto fin quando, alle quattro e mezzo del mattino, non decise di alzarsi. No ne poteva più di stare nel letto senza riuscire ad addormentarsi.

Si vestì, mettendosi degli short di tuta e una canotta. L'annodò sotto al seno dimodoché la pancia restasse scoperta, prese il suo cellulare, infilò le cuffiette nelle orecchie e mise la sua playlist in riproduzione casuale. Quella mattina, aveva intenzione di andare a correre.

*

Erano quasi le sei del mattino e il cielo iniziò a dipingersi di colori sgargianti tendenti all'arancio e l'aria, inizialmente più fresca, cominciò a riscaldarsi leggermente.

La ragazza corse per tutto il set, andando nel bosco – questa volta non si perse – Decise di prendersi un momento di pausa, prima di rientrare. Si sedette su un grosso masso e si soffermò ad ammirare il panorama. Dalla sua playlist partì una delle sue canzoni preferite: Everybody wants to rules the world, di Lorde.

'Momento perfetto, per una canzone perfetta.'

Iniziò a canticchiare la prima strofa battendo il piede per terra a ritmo di musica. Improvvisamente però quando iniziò il ritornello, una fitta gli prese lo stomaco.

‹‹Perché questa canzone mi fa pensare maledettamente a lui?›› disse a bassa voce, alzandosi successivamente e spolverandosi i pantaloncini. Restò a fissare il vuoto, immaginandosi scene poco caste di lei e Jeffrey con sottofondo quella canzone.

Lui le bloccava le mani, portandogliele in alto, sopra la testa; la mordeva, la leccava, la baciava dappertutto. E lei faceva lo stesso con lui. Lo graffiava, invogliandolo ad essere più violento. Lo supplicava di fare di più.

Quasi non morì sul colpo, al pensiero di quella scena così...troppo. Lui era troppo, e quell'immagine di loro due, le fece mancare il respiro, strozzandosi quasi con la sua stessa saliva. Non osò immaginare cosa avrebbe fatto, quando sarebbe accaduto davvero, prima o poi. Si sentì male e le ginocchia le tremarono, costringendola e sedersi di nuovo per non cadere.

You are my second chance || Jeffrey Dean MorganDove le storie prendono vita. Scoprilo ora