CAPITOLO 24 pt 2

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Come previsto, il pilota annunciò l'imminente arrivo qualche minuto dopo e, alle cinque e un quarto, l'aereo era già atterrato. Tutti i passeggeri si alzarono, ma lei restò seduta al suo posto in attesa che la gente diminuisse. L'uomo seduto accanto a lei, bofonchiò qualcosa e si accinse a slacciarsi la cintura di sicurezza, – operazione alquanto complicata, vista la sua stazza – alzandosi successivamente la mascherina da sopra gli occhi. Maggie alzò lo sguardo al cielo e ringraziò Iddio per essere giunta a destinazione. Non sopportava più quell'uomo. La irritava, sebbene quel poveretto, non avesse fatto nulla di sbagliato nei suoi confronti.

La prima cosa che fece, fu accendere il suo cellulare posto dentro la tasca del suo giaccone e, non appena lo fece, le arrivarono due messaggi: uno di Simon e l'altro di Jeffrey.

Okay, M. Alle cinque in punto mi faccio trovare all'aeroporto. Sam è in fibrillazione, come se avesse capito che stai per tornare. A dopo, amica mia.

Non rispose. Non occorreva. Si affrettò invece a leggere il messaggio del suo uomo, e lo fece con un sorriso triste dipinto sul volto.

Wow Meg, è tutto così...così nostro. Mi manchi da morire anche tu, lo sai. So che ormai sarai già in volo, e non potrai leggere queste parole, perciò mi auguro che sia andato tutto benissimo e tu stia bene. Io sto tornado in hotel, devo preparare le valigie, anche se...è tutto così vuoto senza di te. Non vedo l'ora di rivederti, amore mio. Spero di sentirti il prima possibile, scrivimi quando puoi. Un bacio grande, piccola.

Controllò la situazione e i passeggeri erano ancora indaffarati a prendere i loro bagagli. Al, invece, si era già alzato e stava armeggiando con la sua valigia.

«Salve, signorina. Buona giornata.» disse poi in maniera più distaccata rispetto l'inizio. Maggie abbozzò un falso sorriso a labbra serrate e lo salutò con un cenno del capo. Volse nuovamente l'attenzione al cellulare e rispose al messaggio.

Amore, sono appena atterrata, ma sto aspettando che l'aereo sfolli un po'. Prenderò un taxi, appena sarò uscita. – mentì. Jeffrey non sapeva di Simon – e quando sarà possibile, ci sentiremo a voce. Indovina? Mi è capitata nella playlist del mio iPod la canzone degli Aerosmith. Non sarai mica stato tu a mettercela? ;) Buon viaggio anche te, tesoro mio.

Cacciò nuovamente il cellulare in tasca e, questa volta, si alzò anche lei. Prese la borsa, mettendola su una spalla, e si accinse a liberare il suo posto. Appena uscì dall'aereo, un clima mite la invase. Il giaccone era del tutto inappropriato. Aveva vissuto così tanto tempo in Georgia che si era quasi del tutto dimenticata delle temperature miti che c'erano a Los Angeles. Posò la borsa in terra e si sfilò via il giubbotto pesante, avvolgendoselo in vita. Si diresse al terminal ed attese qualche minuto davanti al nastro prima che tutte le sue valigie fossero giunte.

*

«Pronto?» rispose Maggie al terzo squillo. Aveva le mani occupate e manteneva fermo il cellulare tra la spalla e l'orecchio, mentre si affannava a prendere tutti i suoi bagagli.

Ehi, scimmietta. Io sono qui. Sam sta strepitando da quando siamo arrivati. Sto attirando l'attenzione di tutti. Sono seduto qui e non fa che tirarmi. È lui che ha portato me qui, tanto che strattonava il guinzaglio.

Ammise Simon, sorridendo. Maggie si lasciò sfuggire una lieve risata.

«Sto arrivando, Simon. Sono al nastro. Devo riattaccare perché non ce la faccio a prendere le valigie, altrimenti. Ci vediamo fra poco.» chiuse subito dopo e, una volta aver riposto il cellulare nella tasta dei pantaloni della tuta, si diresse verso l'uscita del terminal.

You are my second chance || Jeffrey Dean MorganDove le storie prendono vita. Scoprilo ora