CAPITOLO 16 pt 2

572 23 16
                                    

La macchina andava gradualmente rallentandosi; i due erano giunti al capolinea. Jeffrey fu invaso da una serie di ricordi improvvisi che quel luogo gli suscitava. Ricordi di corse e gare su per il viale, di quel negozio di dischi in cui aveva passato tanti anni della sua vita e che ormai non esisteva più. Ripensò alle giornate di sole, alla spensieratezza di quando si è bambini, alla gioia di condividere la felicità con un amico. Le strade erano sempre le stesse, l'atmosfera quella di sempre; nonostante non ci fosse più il Rockish Pub, Jeffrey credette per un attimo di essere piombato nella realtà della sua infanzia. Si commosse, per un breve istante, e voltò lo sguardo verso la sua piccola Maggie seduta al suo fianco, ancora all'oscuro di tutto.

Moriva dalla voglia di raccontarle ogni cosa, dalla voglia di farle sapere tutto e finalmente condividere quella parte della sua vita con qualcuno a cui avrebbe fatto piacere ascoltarlo. Jeffrey si sentiva smisuratamente fortunato, e non riusciva a smettere di sorridere.

Maggie invece aveva cominciato ad emozionarsi come una bambina, capendo che erano finalmente arrivati a destinazione. Era stato un viaggio lungo e faticoso – seppur colmo di sorprese – e la meta era stata ampiamente desiderata. La ragazza aveva capito che la macchina si era fermata, che Jeffrey aveva parcheggiato, e non vedeva l'ora di scoprire ogni cosa.

«Siamo arrivati? Siamo davvero arrivati?» esclamò con l'eccitazione e l'impazienza che prova un bambino la notte di Natale, prima di aprire tutti i regali.

Jeffrey si intenerì nel vederla così, euforica ed emozionata, e le carezzò un ginocchio.

«Siamo arrivati, piccola. Fra poco ti rivelerò tutto.» ammise Jeffrey, con una luce di gioia negli occhi.

Maggie batté le mani sorridendo e fece per rimuoversi la benda, gesto che Jeffrey bloccò prontamente con le sue braccia. Non era giunto il momento, non ancora.

«Ehi, ehi, aspetta, curiosona che non sei altro. Non è ora di aprire gli occhi. Dovrai aspettare ancora un po'.» la informò ridacchiando, mentre Maggie si lasciò andare in uno sbuffo fin troppo divertente.

«Guarda che mi hai stufato.» fece finta di lamentarsi, mettendo il broncio e incrociando le braccia al petto.

Jeffrey non resistette a quella smorfia tanto carina e si sporse in avanti per darle un tenero bacio sul naso, sorridendo. Maggie non riuscì a proseguire con la sua finzione e si sciolse in un sorriso innamorato, protendendosi verso di lui.

«Dove sei?» chiese, non percependo nulla di fronte a lei.

Jeffrey, che nel frattempo stava per uscire dall'auto, si voltò per un attimo e la guardò con divertimento.

«Aspettami lì, arrivo.» annunciò per poi mettere un piede sull'asfalto e abbandonare l'abitacolo, chiudendo la portiera. Maggie capì che l'avrebbe fatta uscire in pochi secondi e si aggrappò a lui nel momento in cui Jeffrey le aprì lo sportello e la attirò a sé. L'attore chiuse infine la macchina che emise quel suo tipico 'bip'.

Maggie, ancora attaccata a lui, mosse le mani sulla superficie del suo corpo fino a raggiungere il suo viso. Jeffrey non smise per un secondo di guardarla, sorridendo, e ritenne di aver avuto proprio una bella idea con la storia della benda. Maggie si accorse del suo sorriso, tastando con i polpastrelli quelle fossette tanto caratteristiche che gli donavano terribilmente. La pelle del mento era liscia, vellutata, al contrario di sempre, e i suoi capelli erano incredibilmente soffici al tatto. Voleva baciarlo, voleva stringerlo a sé per sempre. Nonostante non potesse vederlo, riusciva comunque a percepire la sua bellezza, e si beò di quel momento di intimità.

«Senti, caro mio... Non dovremo camminare per tanto, vero? Perché sono un po' preoccupata delle sorti che posso avere con questa benda sugli occhi.» esordì la ragazza, poggiando la mano sinistra sulla spalla di lui e la destra a cingergli il collo da un lato. Non che avesse davvero timore; si sarebbe fidata ciecamente di lui, e in quel momento sentiva di essere la persona più protetta e sicura sulla faccia della terra. Al caldo, fra le sue braccia.

You are my second chance || Jeffrey Dean MorganDove le storie prendono vita. Scoprilo ora